23.07.2007 – Nuova Cosenza
Sequestrati 120 milioni di beni alla Cosca Mazzagatti,
nel reggino, specializzata nel cemento

23/07 La cosca 'Mazzagatti' di Oppido Mamertina, nel Reggino, aveva l'egemonia nel trasporto per conto terzi e la commercializzazione di cemento. E' quanto emerge dalle indagini dei carabinieri e della Guardia di Finanza che stamani hanno sequestrato beni mobili e immobili per un valore di 120 milioni di euro. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria che ha accolto la richiesta del Procuratore della Repubblica di Palmi, Antonio Vincenzo Lombardo, e del sostituto, Stefano Musolino. Le indagini dei carabinieri e dei finanzieri hanno avuto inizio circa un anno fa ed è emerso che l'egemonia della cosca "Mazzagatti" ha nel tempo varcato i confini della piana di Gioia Tauro e del vibonese e, attraverso alleanze con cosche dell'area catanzarese, ha esteso il proprio potere con la creazione di tre nuove società. La figura cardine del gruppo, per le sue capacità di sviluppare ed espandere imprese illecite che interferiscono nei circuiti economici, sarebbe, secondo finanzieri e carabinieri, Giuseppe Mazzagatti, di 75 anni. In sostanza, le imprese riferibili a Mazzagatti ed al suo nucleo familiare, secondo quanto emerso dalle indagini, si sono storicamente interposte tra la Italcementi , società produttrice di cemento, e l'imprenditore edile acquirente.

I beni sequestrati: I beni sequestrati stamani da carabinieri e finanzieri alla cosca Mazzagatti di Oppido Mamertina, nel reggino, sono: quattro societa' che operano nel settore della commercializzazione del cemento con sede a Oppido Mamertina e Catanzaro; uno stabilimento per la lavorazione del cemento a Maida (Catanzaro); un negozio per la vendita di calzature a Oppido Mamertina; 4 fabbricati con 10 appartamenti; 26 terreni coltivati ad uliveto secolare ed agrumeto; 21 automezzi pesanti; 8 automobili di grossa cilindrata; Conti correnti, libretti di deposito, contratti di acquisto di titoli di stato, azioni, obbligazioni, certificati di deposito ed assicurazioni intestati a 16 persone fisiche e 4 società. Il valore complessivo ammonta a 120 milioni di euro. I Carabinieri ed i Finanzieri delle Compagnie di Palmi hanno anche notificato il provvedimento della sospensione temporanea dell'amministrazione dei beni per gli Stabilimenti e Centri distribuzione - Area sud - di Vibo Valentia, Catanzaro e Castrovillari, nonché della Rete commerciale - Area Sud - Ufficio Vendite Calabria di Vibo Valentia della Italcementi, con sede legale a Bergamo.

Dalla frutta al cemento, la saga dei Mazzagatti. Ha inizio tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli settanta l'inizio dell'attività di trasporto del cemento su strada avviata da Giuseppe Mazzagatti, di 75 anni, ritenuto il principale esponente dell'omonima cosca di Oppido Mamertina, nel reggino. Nei confronti della cosca Mazzagatti stamani i carabinieri ed i finanzieri di Palmi hanno effettuato un sequestro di beni per circa 120 milioni di euro. Agli inizi degli anni settanta, infatti, Giuseppe Mazzagatti, dopo anni dedicati alla vendita della frutta con un piccolo camion, in supporto perlopiù dell'attività di fruttivendolo del padre, avvia l'attività di trasporto del cemento su strada. L'uomo viene coinvolto anche nell'omicidio di un autotrasportatore con il quale aveva avuto contrasti per il predominio nel settore del trasporto del cemento su strada. Mazzagatti, dopo alcuni anni, riuscì ad acquistare un autocarro e successivamente un autocementiera ed iniziò, attraverso le amicizie con esponenti della 'ndrangheta, ad esercitare l'attività in regime di monopolio. Nel 1980 il Tribunale di Vibo Valentia condannò Giuseppe Mazzagatti ed il fratello Carmelo, per il reato di estorsione ai danni degli autotrasportatori di cemento che caricando il cemento presso la sede dell'Italcementi di Vibo Valentia, rifornivano diversi imprenditori della zona. Mazzagatti, infatti, vantando una amicizia con Giacomo Piromalli riuscì ad imporre agli autotrasportatori di astenersi dall'effettuare carichi di cemento destinati ai cantieri per i lavori della strada Rosarno - Gioiosa Jonica, costringendo l'azienda produttrice di cemento a rivolgersi direttamente a lui per la fornitura del materiale. Nel novembre scorso i Carabinieri ed i Finanzieri di Palmi hanno sequestrato più di 5 milioni di euro, depositati presso banche di Oppido Mamertina e riconducibili alla cosca Mazzagatti. Uno dei principali esponenti della cosca, Domenico Polimeri, 64 anni, condannato per associazione mafiosa ed omicidio, è latitante dal '98. Attualmente sono al vaglio dei giudici del Tribunale di Reggio Calabria una decina di applicazioni della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, nei confronti di appartenenti alla cosca.

Italcementi “Estranei ai reati”. Il provvedimento del Tribunale di Reggio Calabria relativo alla sospensione dell'amministrazione degli impianti e delle reti di vendita di Italcementi nella regione non corrisponde assolutamente, come indicato da alcuni organi di stampa, ad un sequestro degli impianti della società. Lo precisa il gruppo della famiglia Pesenti in una nota. Italcementi precisa infatti che si tratta di una sospensione dell'amministrazione dei beni applicato al fine di evitare che "l'attività di impresa sia sottoposta alle condizioni di intimidazione e assoggettamento" tipiche delle organizzazioni criminali di stampo mafioso. Nella notifica effettuata stamani viene inoltre chiaramente esplicitato che "la società sottoposta a tale misura è necessariamente da considerare estranea all'associazione mafiosa agevolata" e rimane "effettivo titolare dei beni". Italcementi, che è tra i pochi grandi gruppi industriali operanti a livello nazionale e internazionale presenti nella regione, ha prodotto lo scorso anno in Calabria circa 1 milione e 350 mila tonnellate di cemento mentre le consegne alle società interessate dall'indagine ammontano, in base alle prime verifiche, a circa 70 mila tonnellate e rivestono carattere molto marginale rispetto al complesso delle attività nella regione. Ribadendo la piena collaborazione e il pieno appoggio all'azione della Magistratura, l'azienda chiede all'autorità giudiziaria un rapido accertamento dei fatti a tutela della propria immagine e a supporto della propria volontà di intraprendere in un territorio particolarmente difficile sotto il profilo della lotta alla criminalità organizzata.






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