17.11.2006 Gazzetta del Sud
Terremoto giudiziario a Vibo
Proseguono davanti al gip gli interrogatori di garanzia
"Dinasty 2", emergono veleni e intrighi qualcuno tentava di delegittimare l'inchiesta
Nicola Lopreiato
Vibo Valentia - È l'inchiesta dei veleni e degli intrighi quella che i magistrati della Procura distrettuale antimafia di Salerno hanno denominato "Dinasty 2 - do ut des", scattata venerdì scorso a Vibo Valentia.
I magistrati stanno cercando di fare piena luce su alcuni elementi emersi nel corso delle indagini in base ai quali ci sarebbe stato anche un tentativo di delegittimare l'attività investigativa. Da quanto emerge, in ambienti vicini al giudice Pasquin nel corso di una perquisizione sarebbe stata trovata una denuncia a carico di alcuni poliziotti della Questura di Vibo Valentia, che da anni seguivano passo passo i movimenti del presidente della sezione civile del Tribunale Patrizia Pasquin, della sua socia in affari Settimia Castagna, nonché di avvocati e altri imprenditori che agivano nel "mare magnun" della corruzione. L'esposto, arrivava ad ipotizzare presunte collusioni tra alcuni investigatori e lo cosche della 'ndrangheta.
Sul piano strettamente giudiziario, invece, proseguono gli interrogatori di garanzia a carico delle tredici persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare in carcere ed ai domiciliari. Ieri davanti al gip Anita Mele di Salerno sono comparsi l'avvocato Michele Accorinti di Tropea; Pierina Penna, commerciante di Pizzo Calabro; Fortunato Polito, imprenditore di Mileto (marito di Settimia Castagna anche lei in carcere) che si è avvalso della facoltà di non rispondere, nonché Salvatore Valenzise, di Nicotera, nipote di Giuseppe Mancuso.
17.11.2006 Gazzetta del Sud
Terremoto giudiziario Il gip interroga Michele Accorinti
I pm avevano chiesto 45 arresti, presentato il ricorso al TdL
Camera penale: il presidente si autosospende. L'avv. Filippo Accorinti e il dott. Franco Palaia reagiscono
Nicola Lopreiato
I pubblici ministeri della Distrettuale antimafia di Salerno non mollano. L'inchiesta che ha provocato un vero e proprio terremoto giudiziario va avanti ed è destinata a tenere con il fiato sospeso tutte le persone coinvolte. Sulla base di quanto è trapelato i magistrati della Dda avevano chiesto in totale l'arresto di 45 persone, mentre il gip ne ha concessi 13, tra cui il giudice Patrizia Pasquin. Nelle richeste dei pm figura l'ex governatore Giuseppe Chiaravalloti. Custodia cautelare, in carcere ed ai domiciliari, era stata chiesta anche nei confronti di molte altre persone indagate come il sindaco di Parghelia Vincenzo Calzona, l'ing. Nicola De Rito (sindaco di San Costantino), Giuseppe Esposito, funzionario del ministero delle attività produttive, degli avvocati Antono Galati, Giovanni Vecchio, Santo Gurzillo, Domenico Marchese e Gaetano Scalamogna. Identiche richieste anche per Michelangelo Aiello, Ilo Ugo Mario Bianchi, Maria Teresa Callà, Umberto Cesare Augusto Franco, Vincenzo Galizia, Francesco Maria Gatto, Fabio Gentile, Guglielmo Grillo, Claudio La Russa, Antonio Mancuso, Domenico Mancuso, Pantaleone Mancuso, Francesco Miceli, Alfonso Nastro, Luciano Giovanni Filippo Neri, Franco Palaia, Antonio Pugliese, Lucia Schiariti e Giancarlo Sganga.
La Procura intende far valere la tesi accusatoria ed ha deciso di ricorrere al Tribunale del riesame che dovrebbe emettere il suo verdetto entro pochi giorni. Ma tutti gli indagati coinvolti, successivamente, potranno ricorrere, eventualmente, in Cassazione. Una vera e propria tempesta, i cui effetti rischiano di farsi sentire a lungo.
Intanto ieri al Tribunale di Salerno si sono tenuti altri interrogatori di garanzia. Tra questi quello dell'avv.Michele Accorinti. I suoi legali, l'avv. Armando Veneto e l'avv. Giovanni Marafioti, hanno presentato atti che dimostrerebbero che l'avvocato Michele Accorinti non ha mai ricevuto alcun trattamento di riguardo da parte del giudice Pasquin. Anzi una causa, andata in discussione due mesi dopo l'approvazione della lottizzazione del Melograno Village, è stata assegnata a favore della controparte dell'avv. Accorinti.
E mentre a Salerno proseguono gli interrogatori, alcune delle persone indagate intervengono per chiarire le loro posizione. Tra questi l'avv. Filippo Accorinti: «Raccolgo tutte le mie forze dopo la feroce lapidazione ricevuta dagli organi di informazione per reagire indignato a questo assurdo linciaggio, basato su ignominiose accuse rispetto alle quali professo la mia assoluta innocenza. Non ho mai accettato alcuna utilità illecita dice l'avv. Accorinti né mai alcuno si è permesso di promettermela. Mai agito in danno di alcuno. Per altro anche la stessa ormai nota a tutti ordinanza del gip di Salerno, in molti passaggi attesta: "Filippo Accorinti era estraneo agli interessi di questo o di quella altra faccenda (sono le considerazioni dei magistrati non le mie). Nei miei confronti è stata operata un'interpretazione distorta di comportamenti perfettamente leciti, tenuti nel pieno e legittimo esercizio delle mie funzioni, qualunque esse siano state. Tutta la mia vita umana e professionale e soprattutto i miei conti e i miei averi sono lì a testimoniarlo, per sempre. Sono sereno e fiducioso dell'esito positivo conclude l'avv. Filippo Accorinti che questa vicenda giudiziaria avrà nei miei confronti ed io per primo spero ho interesse a che tutti gli accertamenti possibili ed immaginabili siano approfonditi sino a dissolvere ogni ombra di dubbio».
Interviene a tutela del dott. Franco Palaia, nella lista degli indagati, anche l'avv. Giuseppe Pitaro del foro di Catanzaro: «Il dott. Palaia è soggetto estraneo ai fatti in questione e immotivatamente viene catapultato all'interno di presunte circostanze criminali. Il dott. Palaia precisa ancora l'avv. Pitaro non è un sensitivo, bensì un valente e stimato psico-pedagogista con un ottimo curriculum professionale». L'avv. Pitaro, inoltre, rivela: «Il dott. Palaia aveva in cura la dott.ssa Pasquin, alla quale applicava una specifica terapia medica, e ciò non può essere ritenuta una colpa». Inoltre, il legale chiarisce: «Il dott. Palaia non era a conoscenza di tanti particolari prima fra tutti che da alcun giorni un pentito (Domenico Cricelli) stava rendendo dichiarazioni contenenti riferimenti alla dott.ssa Pasquin. Atti questi che sono finiti nelle inchieste della Procura distrettuale di Catanzaro».
Intanto la bufera dell'inchiesta che ha interessato il consiglio dell'Ordine degli avvocati, si è abbattuta anche sulla Camera penale. Il presidente Giovanni Vecchio, eletto da pochi giorni, ha ritenuto di autosospedersi dall'incarico. La stessa decisione era stata assunta dai tre consiglieri dell'Ordine coinvolti (Michele Accorinti, Santino Gurzillo e Gaetano Scalamogna).
18.11.2006 Gazzetta del Sud
Terremoto giudiziario Il magistrato conversando con Settimia Castagna esprime nei loro confronti giudizi poco edificanti
La Pasquin parla pure di Costa e Ranieli
L'inchiesta svela che il giudice temeva per la sua vita: se faccio alcuni nomi mi ammazzano
Nicola Lopreiato
Sono le centomila intercettazioni effettuate sul giudice Patrizia Pasquin a caratterizzare buona parte dell'inchiesta su toghe, affari, corruzione e presunte collusioni con esponenti del clan Mancuso di Limbadi. Piuttosto inquietanti sono quelle che riguardano l'ex sindaco di Vibo Valentia, Elio Costa e l'ex parlamentare dell'Udc Michele Ranieli. Il presidente della sezione civile del Tribunale, finita in carcere con l'accusa di corruzione aggravata, falso, truffa aggravata ai danni dello Stato e corruzione in atti giudiziari, parla con la sua amica Settimia Castagna, socia nell'affare della Melograno Village (anche lei in carcere con l'accusa di truffa ai danni dello Stato corruzione e falso) e spara a zero sull'ex sindaco: «Perché Costa si mangiava Vibo... se l'è mezza mangiata... e le cose non le ha fatte! Eh!... Sì sì!...se dico così è perché li conosco tutti e due... eh!...Bene!»
Accuse pesanti, che non hanno trovato mai alcun riscontro nella realtà. L'amministrazione Costa ha guidato la città dal maggio del 2002 a gennaio del 2005. Tutti i progetti messi in cantiere da quell'esecutivo sono a tutt'oggi fermi anche se il piano d'investimenti complessivo ammonta a circa 150 milioni di euro.
Le frasi del giudice Patrizia Pasquin lasciano perplessa, almeno così si evince dalle sue risposte, la stessa Settimia Castagna: «No... dico... Costa dici che si è mangiato qualcosa? Pronta la replica della Pasquin: «Sì! (ride) Costa... quello che... quel poco che...che siccome è troppo strafottente...siccome non ha fatto niente... ha mangiato poco perché non ha fatto niente... e perché voleva troppo!... Era troppo pretenzioso...».
Ipotesi sulle quali l'amica del magistrato non commenta al punto che la Pasquin continua a lanciare veleni e spiega perché l'ex sindaco, che ha retto l'amministrazione di centrodestra, è stato affossato: «Uhh!... Perché lo hanno fatto fuori?... Per questo!... Perché se no ti pare che Ranieli (l'ex parlamentare dell'Udc che ha sostenuto la caduta di Costa ndr.) non divideva! Eh! Eh!... Molto volentieri!».
Colloqui a ruota libera tutti finiti nelle bobine della squadra Mobile e poi confluiti nei fascicoli dei pubblici ministeri Domenica Gambardella e Mariella De Masellis che hanno riscostruito il grande intrigo in diversi capitoli che ammontano a 3.500 pagine, che concludono con la richiesta di ben 45 ordini di custodia cautelare in carcere, e tra questi nomi eccellenti come l'ex governatore Giuseppe Chiaravalloti.
E nella grande inchiesta saltano fuori le rivelazioni del collaboratore di giustizia Domenico Cricelli, il quale dichiara agli investigatori: «Conosco la dottoressa Pasquin dal 1989/90 circa, periodo in cui gestivo un ristorante "Porta Vaticana" in località Tropea, presso il quale la stessa veniva spesso per pranzare sia con il marito che con altre persone.
Tra queste persone vi era anche un noto pittore calabrese: Lorenzo Albino, un critico d'arte, e tante altre persone tra cui anche la dott.ssa Marataro, persona dalla corporatura robusta il cui marito mi pare faccia il geometra... ed è stato proprio il pittore Albino a presentarmi la Pasquin...».
Non sono poche le pagine di verbali contenenti dichiarazioni del collaboratore di giustizia che sono confluite nell'inchiesta "Dinasty 2 - do ut des". Cricelli parla anche dei rapporti tra l'avvocato Giovanni Vecchio e il giudice Patrizia Pasquin. A tal proposito Cricelli dichiara: «Quando cominciai ad avere dei problemi con degli assegni protestati, negli anni dal 1993 al 1995, mi rivolsi all'avv. Vecchio perchè si diceva che era un avvocato che conosceva molto bene i giudici del posto ed era in grado di risolvere molti "problemi".
Per tali motivi andai da lui esponendogli i miei problemi di assegni e gli consegnai tutta la documentazione. L'avv. Vecchio mi disse di non preoccuparmi assicurandomi che conosceva il giudice che si sarebbe occupato della vicenda. Dopo poco tempo, l'avv. Vecchio mi disse che aveva già parlato con il giudice e che riusciva a risolvere il mio problema evitando che si andasse a cadere nel penale. Nell'occasione mi chiese a più riprese soldi facendomi intendere chiaramente che doveva dare dei soldi perché si doveva pagare il giudice...».
Cricelli parla anche della famiglia Albino, quella del famoso pittore di Tropea. «Si era offerta di aiutarmi dicendo che potevano rivolgersi al giudice Pasquin se avevo bisogno di qualcosa. Io non ho voluto poiché sapevo che la Pasquin era amica dell'avvocato Vecchio...».
Il collaboratore tira fuori anche alcune confidenze di Pasquale Scordo, geometra di Tropea: «Mi ha detto che "la Pasquin, Peppino Romano e Gaetano Vallone (ex sindaco di Tropea), facevano porcate lì sopra al Comune, porcate che fa nella magistratura, cose da arresto, ma non mi ha mai raccontato fatti specifici».
E poi ancora «I Lorenzo mi hanno offerto la loro protezione. Mi dicevano che il nonno Albino era in grado di contattare la Pasquin e di poter avere informazioni sulla mia situazione giudiziaria, quindi anche nell'eventualità che avessero voluto arrestarmi».
E a proposito delle dichiarazioni di Cricelli, la Pasquin conversando con Settimia Castagna dice: «A questo scemo di pentito gli hanno fatto dichiarare che io aiuto, c'è quest'altra manovra in arrivo ed è molto pesante perché vogliono assolutamente mandarmi via e però devo stare attenta a non fare errori perché se no mi ammazzano, per cui mi devo difendere però nello stesso tempo (...) se riesco a difendermi adeguatamente senza i nomi che se no mi ammazzano, se no mi metto in pericolo di vita... perché vogliono mettere al posto mio Bianchi...».
I dati
L'operazione denominata "Dinasty 2 - do ut des" è scattata nella notte di venerdì 10 dicembre.
Il gip della Distrettuale antimafia di Salerno, ha emesso 13 ordinanze di custodia cautelare di cui 4 in carcere e 9 ai domiciliari.
In carcere sono finiti il giudice Patrizia Pasquin, l'imprenditrice Settimia Castagna, il geometra del Comune di Parghelia Achille Sganga e l'imprenditore Antonio Ventura.
A domiciliari Pierina Penna, Salvatore Valenzise, Fortunato Polito, Michele Accorinti, Antonio Castagna, Alberto Sganga, Giulio Sganga, Maria Francesca Tulino e Ernesto Funaro.
Tre le misure interdittive: l'avv. Filippo Accorinti, l'ing. Vincenzo Galizia e Guglielmo Grillo.
Il giudice Patrizia Pasquin in carcere dal dieci novembre
19.11.2006 Gazzetta del Sud
Terremoto giudiziario Dalle intercettazioni al vaglio dei pubblici ministeri della Dda di Salerno il giudice avvertiva che qualcuno tramava contro di lei
La Pasquin: i massoni mi vogliono cacciare
Le lunghe telefonate con Franco Palaia e l'avv. Michela Mazza per cercare di uscire dal "tunnel"
Nicola Lopreiato
Le intercettazioni tra Patrizia Pasquin e lo psicologo Franco Palaia, accendono i riflettori sulla presunta congiura di palazzo ordita nei confronti della presidente della sezione civile del Tribunale, in carcere da venerdì dieci novembre, insieme ad altre tre persone, mentre per nove indagati sono stati disposti gli arresti domiciliari.
È Palaia, infatti, in base a quanto emerge dalle indagini, colui il quale mette in guardia la Pasquin facendole capire che qualcuno cercava di attaccarla sul piano professionale. Così come le fa capire che stavano indagando su di lei. E dalle intercettazioni che i pubblici ministeri della Procura distrettuale antimafia di Salerno acquisiscono vengono fuori alcune affermazioni che sono tutt'ora al vaglio degli investigatori: «Ma è terribile questo marchingegno qua.che stanno studiando ...», dice Franco Palaia al telefono a Patriza Pasquin, facendo intendere che qualcuno stava tramando alle sue spalle. Al punto che il giudice risponde sorpresa: «Hanno costruito un marchingegno? E sì! ho capito...io mo di questo ..io infatti non mi preoccupo tanto..sì ..cioè sono un poco schifata...cioè complessivamente molto schifata della cosa.ma non è che mi preoccupo più di tanto». E di fronte a queste affermazioni Palaia ribadisce: «Allora questi sono stronzi.questa è una epurazione capisci.pure loro.mannaia ma che brutto momento che stiamo vivendo guarda... è un brutto momento.».
Insomma qualcuno voleva a tutti i costi, secondo la convinzione della Pasquin e dello psicologo Franco Palaia voleva affossare la presidente del Tribunale. E chi? Momenti difficili di fronte ai quali il giudice e il suo interlocutore concordano che è necessario reagire, fare luce, uscire dal tunnel, affrontare la questione sul piano politico. E allora il discorso si sposta su Giancarlo Pittelli, il deputato di Forza Italia e nello stesso tempo noto penalista del Foro di Catanzaro.
Patrizia Pasquin, quindi, si rivolge all'avv. Michela Mazza di Catanzaro: «Ascolta Michela, mi stanno attaccando a livello professionale, fortissimo a livello politico di centrodestra dal Reggino... tu in che rapporti sei con Pittelli?». L'avv. Mazza: «Buoni con Giancarlo... ottimi! Sì a Giancarlo gli posso..». La Pasquin: «Perché mi hanno detto che lui sa tutto di questa manovra... non parte da lui. Tu devi capire la provenienza, perché mi hanno detto che mi stanno organizzando prove false etc. Mi hanno intercettato tutto... tutti, comunque non mi fotte di niente perché io sono tranquillissima il problema è che dice ..stanno costituendo delle prove fasulle, si sono compattati tutti i massoni di merda ...perché mi vogliono cacciare perché qua so rimasta l'unica massone non inquadrata in questo coso...».
In pratica il giudice si sente in trappola. E la sua interlocutrice risponde: «Però se è una cosa che la dobbiamo fare fermare è meglio farla fermare da Roma...».
Si a Roma, quindi, per togliersi dai guai Patrizia Pasquin condivide che è necessario un forte intervento politico al punto che concorda con quanto dice l'avv. Mazza: «Sì, certo. Ma io personalmente...da Roma .devo capire che cosa è, non ho capito! Non ho capito, ho capito solo che vogliono, vogliono mandarmi via e vogliono costruirmi qualcosa di fasullo perché , di cose illecite o sporche io non ne ho fatte a nessuno per cui mi possono intercettare ..mi hanno intercettato per due anni gli ho detto i numeri di conto corrente gli ho detto tutto se...».
In una fase successiva Patrizia Pasquin conversando sempre con l'avv. Mazza fa alcuni riferimenti al collaboratore Domenico Cricelli: «... gli stronzi di qua... dei miei colleghi... gli stavano facendo dichiarare delle cose... siccome io ho capito l'aria e ho capito la cosa come hanno fatto arrivare questa notizia allora per telefono gli ho detto ... parlando con un alto collega a posto... un collega in gamba di Catanzaro... in gamba... che tu non conosci, mi stanno preparando questo... mi stanno facendo un pentito di Tropea... mi stanno facendo delle... io ho delle prove contro tutti loro... e so che... se mi attaccano a me loro...dopodichè si sono bloccati... e mò ci sono tutti i carabinieri e poliziotti che mi fanno gli inchini per le strade... fottuti!...».