dalla Casa della Legalità di Locri...

La lettera del Vescovo Mons. Bregantini
a Liliana Carbone
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LA RIVIERA – 01.07.2006
Una madre disperata chiede giustizia
di Alessandra Tuzza

Una protesta estrema ha scosso l’immobilismo della Locride in questi ultimi giorni di giugno. Quella di Liliana Esposito Carbone in attesa di risposta e giustizia  sul barbaro – ed ancora irrisolto – omicidio del figlio Massimiliano freddato a trent’anni nel cortile di casa ben 21 mesi fa. Liliana Esposito, non si è arresa ai tempi biblici della giustizia locale ed ha intrapreso sin da subito la sua coraggiosa battaglia per la verità. Dopo una serie di iniziative di grande impatto sociale e civico,  nei giorni scorsi, a neppure una settimana dalla giornata per le vittime della mafia, che il Cidis ha ricordato a Reggio Calabria lo scorso 22 giugno, si è seduta in un singolare set in sulla soglia di ingresso del Tribunale di Locri. Sotto il sole con la foto di Massimiliano in mano ha inteso  richieder e maggiore attenzione ed un impegno adeguato agli inquirenti e alle forze dell’ordine tutte. Una protesta ripetutasi per tre giorni sotto un sole cocente di un giugno arroventato. Una protesta eclatante e civile, che ha allertato l’attenzione del Vescovo Bregantini, che le ha scritto una toccante missiva recapitata a mano sulla soglia del tribunale, in cui afferma: “So, signora Esposito quanto sta soffrendo in questo momento, di fronte alle lungaggini della burocrazia della giustizia. So quanto è grande il suo cuore di madre, che soffre due volte: ieri per il sangue versato, oggi per la fatica nell’ottenere giustizia. Le sono vicino. Ed insieme le chiedo di essere tenace e fiduciosa, nonostante tutto. I tempi lunghi non significano trascuratezza, ma voglia di chiarezza. Per parte sua, la tenacia che la contraddistingue supererà anche le fatiche della giustizia. Mi auguro che la  sua voce giunga al cuore di chi deve prendere decisioni rapide e chiare...” . Una posizione di solidarietà che ha fatto interrompere momentaneamente la protesta della tenace signora Liliana, che ha ammesso di aver ricevuto un’unanime attenzione addirittura “più proficua – ha sottolineato- di quanto sperassi”. La sua in effetti è stata,  come lei stessa ha tenuto a sottolineare: “Non una protesta, ma una commemorazione, finalizzata a mantenere alta l’attenzione di TUTTISSIMI su TUTTISSIMI quanti attendono verità e giustizia. Un modo -ha specificato- per dare il mio contributo coerente con l’impegno per l’educazione alla legalità in un territorio dove molti parlano e pochi dicono.” Ed ancora ha continuato decisa: “Nel mio caso solo la giustizia sarà propedeutica alla verità. Ho ottenuto l’immediata disponibile attenzione della Procura e quella generosa e corroborante del Vescovo, che vorrei ringraziare pubblicamente per questo dono di speranza,  concreto gesto di cristiana e pastorale solidarietà, di benedizione e di sostegno in reciproca preghiera; c ome afferma nella sua pregiatissima lettera, fattami pervenire durante la protesta giovedì mattina. “Un appoggio-  specifica ancora la Carbone -  che  mi ha dato forza grande e ne ho bisogno. Comunque”. Ma la voce del Vescovo non è stato l’unico segnale. A lui si sono aggiunte le solidarietà espresse dal colonnello Fiano e dal  Tenente Rampielli e da altri alti gradi delle forze dell’ordine. “Tutti costoro - ha ammesso stanca ma in parte ripagata la coraggiosa Liliana - mi hanno espresso tutta la loro solidarietà e le rassicurazioni di un impegno professionale ed umano per la vicenda che, sottolineano di conoscere benissimo ed a fondo”. A questo punto la signora Carbone è tornata a casa interrompendo una protesta, che però, ne siamo sicuri, non terminerà, perché nata in nome di una verità che è sacrosanta e che la cui ricerca non può essere ancora dilazionata ulteriormente.



Gazzetta del Sud - locri - 30.06.2006
Nuova protesta della madre di Massimiliano Carbone
di Antonello Lupis

LOCRI – Finché non otterrà giustizia e risposte certe sul barbaro – e ancora irrisolto – omicidio del figlio Massimiliano Carbone avvenuto poco più di anno e mezzo fa, la madre della vittima, Liliana Esposito, maestra elementare, donna esile ma tenace, difficilmente porrà fine alla sua coraggiosa battaglia.Dopo essere, infatti, stata protagonista di recente e nei mesi scorsi di altre singolari iniziative, ieri mattina si è seduta con la foto del figlio davanti all'ingresso del Tribunale di Locri per «chiedere attenzione e impegno adeguato da parte degli inquirenti e delle forze dell'ordine sulla vicenda di mio figlio Massimiliano».Appresa la notizia, sulla vicenda è intervenuto il vescovo della diocesi di Locri-Gerace, Giancarlo Bregantini. «So, signora Esposito – scrive il prelato locrese in un documento – quanto sta soffrendo in questo momento, di fronte alle lungaggini della burocrazia della giustizia. So quanto è grande il suo cuore di madre, che soffre due volte: ieri per il sangue versato, oggi per la fatica nell'ottenere giustizia. Le sono vicino. Ed insieme le chiedo di essere tenace e fiduciosa, nonostante tutto».Un solo colpo di fucile da caccia caricato a pallettoni, sparato dal killer da oltre dieci metri alle spalle. Così, a settembre del 2004, è stato assassinato a Locri il giovane incensurato Massimiliano Carbone, 30 anni, responsabile della cooperativa "Arcobaleno Multiservice". L'agguato all'intraprendente giovane locrese scattò nella tarda serata di venerdì 17 mentre Carbone stava rincasando. Il responsabile della cooperativa "Arcobaleno Multiservice", stimato e ben voluto, parcheggiata l'auto stava per il portone, quando all'improvviso un sicario appostato dietro un muretto lo centrò in pieno.

 



LA GAZZETTA DEL SUD

Il viceministro Marco Minniti ha presieduto una serie di incontri
con forze dell\'ordine e magistratura
La 'ndrangheta, priorità del Paese
Pronta la strategia di contrasto: «Azioni forti e quotidiane»

REGGIO CALABRIA - Una disamina molto attenta su tutto ciò che è avvenuto recentemente in Calabria, poi la definizione di un quadro di priorità ed indirizzo ed infine una strategia di reazione alla criminalità organizzata, tenuta gelosamente segreta per ovvi motivi: per il vice ministro dell\'Interno Marco Minniti, giunto ieri a Reggio per presiedere in prefettura la Conferenza regionale delle autorità di pubblica sicurezza, è stata una giornata di lavoro intensa e proficua.
A cominciare dalla mattina, impegnato dapprima con tutti i prefetti della regione per una riunione apertasi con la relazione del prefetto Luigi De Sena, mentre nel pomeriggio è avvenuto l\'incontro con le rappresentanze della magistratura inquirente calabrese: dalla Direzione nazionale antimafia alla Direzione distrettuale antimafia «con l\'obiettivo ­ ha esordito il viceministro al termine dei lavori ­ di fare un bilancio del \"programma Calabria\" al quale sta lavorando lo stesso prefetto De Sena d\'intesa con i colleghi delle cinque province calabresi ed in collaborazione delle forze di polizia». Presenti all\'incontro il generale di brigata dei carabinieri Salvatore Scoppa, direttore dei servizi analisi criminale, il direttore del Centro servizi antidroga, generale dei carabinieri Carlo Gualdi, il direttore della Dia, generale della guardia di finanza Cosimo Sasso, e il questore di Reggio Vincenzo Speranza. E il quadro tracciato dal viceministro viene ritenuto sicuramente
soddisfacente. «Abbiamo un bilancio positivo per quanto riguarda il lavoro di questa fase e che ha già prodotto risultati, altri li produrrà in tempi brevi».
Tre le questioni ritenute fondamentali da Marco Minniti: la prima è che la Calabria, rispetto al versante sicurezza, «non è, né sarà mai soltanto un problema dei calabresi. Il convincimento che abbiamo è che qui, in regione, si stia giocando una partita che ha un grande rilievo nazionale e che il tema della sicurezza in Calabria costituisce una variante di tutto il Paese». La seconda questione Minniti la riconduce all\'assoluta priorità alla lotta contro le organizzazioni criminali da parte delle politiche del governo, «un\'assoluta priorità che costituisce un prerequisito nei confronti di qualunque politica di sviluppo economico, sociale e civile di questa parte del territorio nazionale».
Terza questione, la necessità di sviluppare nei confronti del crimine «un\'azione che sia ordinaria, forte, costante, quotidiana». Nel senso che non è necessario rispondere con picchi forti ma «costruire insieme una strategia di breve e medio periodo che consenta di segnare dei risultati». E per fare questo per Minniti occorre una sorta di flessibilità d\'intervento, «una presenza dello Stato capace di aderire a realtà che sono differenti, capace anche di concentrare rapidamente, in situazioni di crisi, forze investigative maggiore presenza sul territorio». Coniugare quindi il tema della quantità con quello della qualità, «sapendo che il tema della lotta alla criminalità organizzata si gioca anche in questo campo. Bisogna quindi rispondere ad una \"domanda di Stato\" molto forte da parte dei cittadini calabresi». Poi Minniti, nell\'assicurare che nulla sarà sottovalutato, raccomanda ai giornalisti «una certa prudenza nelle valutazioni, prudenza indirizzata a 360 gradi». Rispetto a fatti particolarmente drammatici il viceministro raccomanda tutti ad aspettare almeno il completamento delle primissime fasi delle indagini.
Infine, sulle questioni sollevate dai collaboratori di giustizia, il viceministro all\'Interno ci tiene a dire che «nei prossimi giorni verrà costituita la nuova Commissione, da me presieduta, che si occuperà di tutti i casi. Non sono questioni che possono essere risolte attraverso un rapporto bilaterale con l\'autorità di governo, ma sarà la stessa commissione a valutare tutti i casi». Rispetto invece all\'incontro avuto con i rappresentanti della magistratura Minniti, raccogliendo le preoccupoazioni dei magistrati, illustra le questioni sulle quali si è discusso, e cioè misure di materia normativa, come ad esempio il gratuito patrocinio e gli sconti di pena, la possibilità di cumulare la legislazione premiale in reati di mafia, gli organici e l\'operatività. Su quest\'ultimo punto Minniti ha assicurato, grazie al prefetto De Sena, la somma di tre milioni di euro per le nuove tecnologie per contrastare la criminalità organizzata. E sull\'amaro \"sfogo\" del presidente degli industriali calabresi, Pippo Callipo, Minniti, nel considerarlo un serio segnale d\'allarme, risponde categoricamente che «occorre rispondere con gli atti ed i fatti, e noi testardamente cercheremo di farlo. Comprendo che si tratta della via più difficile ma è la via maestra se vogliamo affrontare il nodo del rapporto di fiducia». Quindi per il viceministro non servono enunciazioni di principio e d\'intenti «ma impegno e fatti concreti». Potenziamento dei servizi, di Polizia e Carabinieri «per garantire la sicurezza dei cittadini». Sulla situazione della Locride, Minniti assicura che non esistono morti di serie A e di serie B. «Bisogna avere il controllo del territorio e quella flessibilità in modo tale di poter dare quella risposta tempestiva ed efficace», conclude il viceministro, ottimista sui risultati. «Mettere in campo quelle risorse d\'esperienze che porteranno risultati, alcuni dei quali, mi auguro, saranno già abbastanza rapidi».






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