21 marzo - primo giorno di primavera
GIORNATA della MEMORIA e dell'IMPEGNO
Don Luigi Ciotti
Presidente di Libera, associazione, nomi e numeri contro le mafie
“Calabria” dal greco “kalon-brion”: “faccio sorgere il bene”.
Proprio per testimoniare il bene e il positivo presenti in questa terra meravigliosa, Libera e Avviso Pubblico hanno scelto
la Calbria
per la dodicesima Giornata della memoria e dell'impegno, il prossimo 21 marzo, primo giorno di primavera. Un bene sorto nonostante i grandi problemi e le profonde contraddizioni che da troppo tempo lacerano questa regione, un bene che nasce dall'impegno di tanti cittadini onesti a cui dobbiamo riconoscenza e gratitudine.
Penso a quella Chiesa impegnata, radicata nel tempo e nella storia delle persone, ferma nella denuncia e determinata nel costruire speranza. Ma penso anche alle numerose realtà laiche - amministrazioni, associazioni, cooperative - che non hanno esitato a sporcarsi le mani e a mettersi in gioco per la legalità e la giustizia. Memoria ce lo ripetiamo dal quel lontano 21 marzo del
1996 a
Roma è anche impegno. Impegno verso la società tutta e, prima ancora, verso la nostra coscienza di cittadini, laici e cristiani, che vivono il proprio tempo con speranza, senza rassegnazione. Speranza che sta nell'esserci. Nell'assumere di più le nostre responsabilità nella serena tenacia dell'unire le nostre strade per fare di più e di meglio. Speranza che non è attesa passiva di un futuro migliore, ma presente che chiede di essere orientato e accompagnato con scelte coraggiose, gesti concreti, parole credibili. “C'è un tempo per tacere e un tempo per parlare” afferma un noto passo dell'Ecclesiaste (Qo 3,7).
E molti segni evidenti a chi sappia vedere e non solo guardare, ascoltare e non solo sentire ci dicono che il nostro è un tempo per parlare. Tempo della parola che si fa atto coerente e responsabile. Della parola che si mette al servizio della verità, diversamente dal silenzio e dalla rimozione che la verità invece nascondono. L'impegno di questi anni ci ha fatto capire che non sono solo le armi ad uccidere. “Uccidono” anche i silenzi, la disattenzione, la smemoratezza, l'apparente normalità, la burocrazia, le deleghe. “Uccidono” la sottrazione del futuro e la negazione della speranza. Ma “uccide” anche l'assenza di verità, come ci hanno insegnato i tanti famigliari di vittime di mafia che attendono giustizia e, alcuni di loro, persino di conoscere il luogo dove sono stati uccisi e sepolti i loro cari. E anche per questo nella consapevolezza dei nostri limiti e senza facili generalizzazioni che chiediamo alla politica di fare la sua parte.
“Occorre una politica volta ad eliminare le condizioni che favoriscono lo sviluppo del fenomeno mafioso” diceva Pio
La Torre
“una politica che dia ordine ai fatti economici, che organizzi e programmi lo sviluppo, che riduca lo spazio del liberismo selvaggio”. Le parole di
La Torre
, a cui dobbiamo la legge che ha introdotto il reato di associazione mafiosa e lo strumento della confisca dei beni e di cui ricorre, il 30 aprile prossimo, il venticinquennale dell'assassinio sono terribilmente attuali. Abbiamo più che mai bisogno di una politica che recuperi il suo primato e la sua sostanza etica. Non onnipotente, ma nemmeno appiattita sulla pura gestione dell'esistente per la paura di perdere consenso. Una politica che sappia trasformare e guardare lontano, perchè solo una politica capace di progetto - di tensione, di sogno, di profezia è una politica vicina alla vita. Dobbiamo creare una vicinanza tra il senso del vivere e una politica che dia senso alla vita.
Perchè la politica ritorni a essere quel camminare insieme che riempie di libertà e speranza il nostro essere cittadini.
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di don Luigi Ciotti - clicca qui