LA RISPOSTA DI RIFERIMENTI
ai tentativi di delegittimazione e di linciaggio ai danni del Coordinamento stesso e della propria Presidente
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a cui la Casa della Legalità si associa -



Elisabetta Caponnetto,vedova del giudice Antonino Caponnetto, fondatore di Riferimenti, il vicepresidente, avv. Umberto Ambrosoli per il consiglio direttivo, il comitato scientifico e l’intero Coordinamento, dicono “NO” ai gravi tentativi di delegittimazione e di linciaggio morale perpetrati ai danni del coordinamento stesso e della propria Presidente ,già vittima di mafia e segretaria della consulta antimafia della Regione Calabria,presieduta dallo stesso Presidente della Regione ,on.Agazio Loiero.

Il clima che sta vivendo,in questi giorni la Calabria,a seguito del caso Fortugno,è pesante e desta non poca preoccupazione.

Burattini e burattinai sono in azione.Gli uni vengono allo scoperto,gli altri no.

La Calabria è una strana regione dove si tende a confondere il buono con il cattivo si da determinare confusione di ruoli e non avere mai chiari i propri interlocutori.

La delegittimazione,la storia ce lo insegna,è l’anticamera di atti ancor più gravi.

Adriana Musella ha pagato, nella terra di Calabria, il prezzo più alto che si possa pagare: la perdita del padre, già espressione di lealtà e coraggio, per mano violenta della mafia. Ma ciò che non ha perso è la forza di combattere qualsiasi forma di contiguità tra società del diritto e società dell’odio e della prepotenza. E lo ha fatto spronando,da anni, i giovani della Calabria, e non solo della Calabria, a portare la bandiera della memoria contro il nulla, a esprimere scelte e assunzioni di responsabilità civile, a dire “NO” alla sopraffazione, individuando nuove modalità dell’agire, nuove etiche collettive, tenendo, infine, ben saldo il binomio “morale e politica”.

La lotta alla mafia, all’omertà, al silenzio, non si conduce rivendicando paternità su questa o quell’altra organizzazione, su questa o quell’altra iniziativa, ma attraverso la cooperazione e il dialogo, valori difesi dallo statuto di RIFERIMENTI.

CUI PRODEST?

A chi giova contestare azioni orientate a costruire un muro sempre più alto nella lotta alla mafia?

Come si osa sminuire il sacrificio di una vita ed un faticoso impegno dedicato ai giovani e alla costruzione di una coscienza civile in una terra da sempre senza diritti?

La battaglia di Adriana ha un suo simbolo, un oggetto della memoria di forte carico semantico: una gerbera gialla, un fiore che non ha colori politici ma è un’indicazione in codice che unisce istantaneamente la comunità intorno ai valori di democrazia, giustizia, solidarietà, un oggetto della memoria che nasce dall’esigenza di rifiutare l’amnesia sociale e i tentativi di denegazione della memoria.

NON SI PUO’ OFFENDERE UN SIMBOLO.

Adriana, venti anni anni fa, ha avviato una difficile battaglia, che ha permesso, oggi, ai giovani di Calabria, di uscire in piazza, gridando con fermezza “no alla mafia”.

Essendo molto chiari i tentativi di delegittimazione e di linciaggio morale,attualmente in atto , il Coordinamento e la società civile chiedono che la Prefettura di Reggio Calabria prenda immediati provvedimenti atti a garantire la tutela della onorabilità e della persona di Adriana Musella e che gli Organismi preposti ristabiliscano le regole del gioco, in quanto anche se ben conosciamo la funzione strumentale dei polveroni, gli individui non sono tutti uguali e dalle storie di ciascuno non si può prescindere.

 





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