30.08.2007 – Nuova Cosenza
Sono 32 gli arrestati a San luca, 500 uomini impegnati, 788 pagine il provvedimento. Contigui ai clan infiltrati nell'Interpol

30/08 Quasi cinquecento uomini, tra polizia e carabinieri, hanno circondato la scorsa notte San Luca in Aspromonte per arrestare in stato di fermo 43 persone, tra cui alcune donne, gravemente indiziate di avere parte attiva alla faida tra i Nirta -Strangio, da una parte, e i Vottari-Pelle, dall'altra, che ha avuto nella strage di Ferragosto, a Duisburg, in Germania, il suo episodio più sanguinoso. Il provvedimento è stato notificato a: Roberto Aguì, 26 anni; Giuseppe Biviera, 29 anni; Vincenzo Biviera, 22 anni; Antonio Giorni, 30 anni; Caterina Giorgi, 38 anni; Teresa Giorgi, 31 anni; Vincenzo Giorgi, 63 anni; Giovanni Luca Nirta(Gianluca), 38 anni, marito di Mari Strangio, assassinata a Natale del 2006 a San Luca; Antonio Pelle, 19 anni; Domenico Pelle("micu i mata"), 57 anni; Giuseppe Pelle, 47 anni, "u gambazza"; Giuseppe Pipicella, 36 anni, "u zipangulu"; Giuseppe Pugliesi, 29 anni; Barbara Rocca, 21 anni; Sebastiano Romeo, 30 anni; Raffaele Stranieri, 23 anni; Antonio Vottari, 43 anni; Sebastiano Vottari, 24 anni, "u profissuri"; Teresa Vottari, di Antonio, 60 anni, e l'omonima cugina, di 37 anni. Le richieste originarie, avanzata dai pubblici ministeri Salvatore Boemi, Nicola Gratteri, Adriana Fimiani e Federico Perrone Capano, riguardavano complessivamente 51 persone, ma il gip ne ha accolte 43. Nel corso della conferenza stampa tenutasi a Palazzo di Giustizia, è stato reso noto dagli inquirenti, che il numero delle persone fermate è salito a 32. Gli ultimi tre arrestati sono stati Antonio Giorgi, 30 anni; Antonio Pelle, 19 anni e Antonio Vottari, 43 anni. I carabinieri del comando provinciale li hanno scoperti dentro un bunker ricavato nel sottoscale di un'abitazione dei Vottari, e si sono arresi senza opporre resistenza. "Ci sono i presupposti - ha detto il procuratore facente funzioni, Franco Scuderi - per giungere alla verità sui tragici fatti di Duisburg. Avevamo la netta impressione che la faida non si fosse conclusa, tant'é che due giorni prima del 15 agosto, in un rapporto di polizia era stato sollevato grande allarme, e così purtroppo è stato". Per i coordinatore della Dda, Salvatore Boemi, "si tratta di un primo importante successo contro le più agguerrite cosche della locride. Voglio sottolineare che senza il grande sacrificio di tutto l'ufficio di Procura, e non solo dei magistrati, questo risultato non si sarebbe raggiunto". Nicola Gratteri e Alessandra Fimiani, hanno parlato "di un lavoro puramente investigativo, poiché nessuno dei parenti delle vittime della faida ha mai inteso fornire notizie utili per identificare gli autori di così gravi fatti di sangue". Il dirigente della squadra mobile, Renato Cortese, ed il comandante provinciale dei carabinieri, col. Antonio Fiano, hanno descritto l'organizzazione dei due gruppi contrapposti della faida, ed hanno in Marco Marmo, uno degli uccisi a Duisburg, "come elemento strategico per la fornitura delle armi ai Pelle- Vottari, reperite soprattutto sul mercato criminale iugoslavo". I magistrati della Dda reggina, subito dopo la conferenza stampa, conclusa in pochissimo tempo, sono volati alla prefettura dove erano attesi dal prefetto Francesco Mugolino e dagli investigatori del Bka tedesco, guidati da Jorg Ziercke e Jurgen Maurer. La Procura della Repubblica, infine, ha aperto formalmente un fascicolo di indagine a causa di una fuga di notizie riguardanti un particolare della strage di Duisburg: addosso a Tommaso Venturi, 18 anni, uno degli assassinati, è stato ritrovato un santino bruciacchiato, segno questo, che il giovane sarebbe stato "battezzato" come uomo d'onore quella tragica sera nei locali del ristorante "Da Bruno". Il particolare, era stato comunicato meno di due giorni fa dalla polizia tedesca ai magistrati italiani titolari delle indagini, aspetto che avrebbe generato gravissimo allarme tra gli inquirenti per la permeabilità di indagini riservatissime.
E' di 788 pagine il provvedimento di fermo dei pm della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria nell'ambito dell'operazione sulla faida di San Luca. Il provvedimento è firmato dai pm Boemi, Gratteri, Fimiani e Perrone Capano. Riassume le informative inviate nelle settimane passate da Polizia e Carabinieri sulla faida del paese aspromontano e contiene centinaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali.

Due fermi a Latina. Due fermi sono stati eseguiti dalla polizia anche a Latina, nell'ambito dell'operazione contro la 'ndrangheta, legata alla faida di San Luca e alla strage di Duisburg. Li ha eseguiti personale della squadra mobile e i particolari saranno resi noti alle 17 nel corso di una conferenza stampa convocata presso la Questura.

I fratelli delle vittime fermati per traffico di armi. Achille Marmo e Giovanni Strangio, fratelli di due delle vittime di Duisburg, sono stati sottoposti a fermo con l'accusa di associazione mafiosa, per avere fatto parte della cosca Pelle-Vottari, e di traffico di armi. Della cosca, secondo il provvedimento dei magistrati della Dda faceva parte anche Marco Marmo, fratello di Achille, ucciso nella strage in Germania. Giovanni Strangio è il fratello di Sebastiano, col quale gestiva il ristorante "Da Bruno" davanti al quale è stata compiuta la strage di Ferragosto. I tre, in concorso con altre persone pure fermate, secondo l'accusa, avrebbero cercato di portare in Italia armi da guerra, armi clandestine e munizioni, da vendere e cedere alla cosca Pelle-Vottari.

La strage di Duisburg dopo una iniziazione. I sei italiani di origine calabrese uccisi dalla 'ndrangheta a Ferragosto a Duisburg in Germania avevano appena preso parte ad una cerimonia di iniziazione alla 'ndrangheta, e non ad un compleanno come si e' finora ritenuto: lo hanno reso noto oggi a Duisburg polizia e magistratura tedesche incaricate dell'inchiesta. La conferma è un santino bruciato trovato su una delle vittime, ha reso noto un portavoce degli inquirenti tedeschi, secondo il quale è già in corso l'esame dei risultati dell' operazione contro la 'ndrangheta avvenuta questa mattina a San Luca, in Calabria. L'operazione in Italia è descritta come parte delle indagini condotte da tempo dalla magistratura italiana, e quindi non una diretta conseguenza dell'inchiesta sul massacro di Ferragosto in Germania. Per quanto riguarda l'inchiesta tedesca polizia e magistratura tedesche hanno rivelato che durante le perquisizioni dei giorni scorsi molte abitazioni sono apparse come abbandonate all'ultimo momento. In alcune c'erano ancora bicchieri pieni a metà e bottiglia sul tavolo. In alcune altre sono state trovate e sequestrate somme di denaro di ammontare vario, spesso trovate in buste per lettera con dentro vari biglietti da 100 euro. In questo contesto, fanno sapere le autorità tedesche, "gli investigatori stanno seguendo al momento una traccia concreta, considerata molto promettente"

Cosca aveva ritirato i figli dalla scuola. Gli uomini della cosca Vottari-Pelle avevano preso le contromisure per evitare di essere colpiti dagli avversari Nirta-Strangio gia' lo scorso gennaio, quando avevano ritirato improvvisamente dalle scuole di San Luca i figli di tutti gli affiliati. Il gesto della cosca, come confermano fonti qualificate , era avvenuto all'indomani dell'omicidio di Maria Strangio, di 33 anni, uccisa il 25 dicembre scorso, in cui vennero ferite altre cinque persone, tra le quali un bambino. La donna era la moglie di Giovanni Nirta, pregiudicato di San Luca. Una parte della vicenda è inserita nel provvedimento di fermo delle 40 persone eseguito da carabinieri e polizia stamani a San Luca. Dopo l'omicidio della donna i Vottari-Pelle avevano cercato riparo, anche i Germania, per sfuggire alla vendetta dei Nirta-Strangio.

Uomo dei clan infiltrato nell’Interpol. Un uomo vicino ai clan che si infiltra nel vertice dell'Interpol. E visita scuole di polizia insieme ai ministri. Un dossier segreto sui boss calabresi in Germania: lo scrive il settimanale "L'espresso" da domani in edicola, che anticipa oggi il reportage di Giuliano Foschini Era il 1994 quando Spartaco Pitanti, oggi 61enne, si presentò a una conferenza internazionale dell'Interpol a Roma. Si parlava delle nuove metodologie per la lotta al traffico di stupefacenti, una riunione di superinvestigatori per smascherare il commercio internazionale di droga. In quella conferenza era entrato grazie al cartellino che aveva appuntato sulla giacca: interprete della "delegazione uzbeka". Pitanti non era quindi né un poliziotto, né un magistrato. E soprattutto non era mai stato in Uzbekistan nella sua vita. In un certo senso era però un addetto ai lavori. Secondo i carabinieri del Ros e i servizi segreti tedeschi, Spartaco Pitanti è "uno dei principali organizzatori del gruppo della 'ndrangheta calabrese, e in particolare quella di San Luca, che decidono di investire in Germania comprando ristoranti, pizzerie e alberghi nella zona di Duisburg ed Erfurt''. La riunione di Roma per lui era una sorta di corso di aggiornamento. Da mettere a disposizione delle famiglie calabresi. C'é anche questo, esempio cinematografico di furbizia e forza dell'organizzazione criminale, nel rapporto informativo stilato tre anni fa dagli investigatori italiani e tedeschi sulla piovra della 'ndrangheta in Germania. Su questa informativa sta lavorando da tempo la procura di Locri insieme con la direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Secondo il dossier degli investigatori italiani e tedeschi, agli associati dei clan di San Luca appartengono in Germania 30 ristoranti, due hotel, tre ditte e due palazzine residenziali. Nella lista del rapporto sono citati il ristorante da Bruno. E c'é anche l'hotel Landhaus Misler, quello che ha ospitato gli azzurri ai trionfali Mondiali di Germania, albergo "indubbiamente finanziato con mezzi legali, ma che offre anche eccellenti possibilità per la sistemazione dei latitanti appartenenti al clan", si legge nell'informativa. Prosegue la nota dei carabinieri:"Le famiglie mafiose di San Luca hanno fondato basi logistiche in Germania molto importanti. Le principali possono considerarsi senza dubbio nelle città di Duisburg, Erfurt e nel frattempo anche Lipsia"

La cupola intervenne nel 93 per la faida. Un organismo interno alla 'ndrangheta denominato ''cupola" o "unità decisionale" sarebbe stato creato agli inizi degli anni '90 , o quantomeno fu tentata la sua creazione, e gia' nel periodo 1991-1993 fu chiamato in causa per risolvere la situazione della faida di San Luca. E' quanto emerge dal provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Reggio Calabria nei confronti dei presunti affiliati alle cosche Nirta-Strangio e Vottari-Pelle. "Tale organismo - scrivono i magistrati - avrebbe avuto la propria data di nascita nel 1991, quando si fece pressante la necessità di proporre una pax mafiosa oltre che tra i due schieramenti in guerra nel capoluogo reggino, anche per risolvere una serie di controversie tra le numerose 'ndrine della provincia. Da tutta la conseguente attivita' posta in essere per raggiungere la pace nasce l'idea di un organismo sovraordinato che guidi la 'ndrangheta nel suo complesso''. Della "cupola" parlano, già negli anni passati, alcuni collaboratori di giustizia. Le loro dichiarazioni, scrivono i magistrati "testimoniano dell'esistenza di detto organismo, definito 'cupola', o quanto meno del tentativo di crearlo, che stravolge il vecchio modo di essere della 'ndrangheta che era organizzata secondo un modello non verticistico e nella quale ogni cosca, a parte le alleanze che la stessa avrebbe potuto e voluto, poteva agire con la massima autonomia''. Alcuni collaboratori riferiscono poi che già nel 1991, dopo la pace su Reggio Calabria, la "cupola" ha una ristrutturazione e viene denominata "Cosa Nuova", al cui vertice esiste una unità decisionale, della quale fanno parte i componenti di due "camere di controllo" che hanno competenze territoriali una sulla fascia Ionica reggina e l'altra sulla piana di Gioia Tauro. Agli atti di un altro processo di 'ndrangheta c'é l'intercettazione di un colloquio tra vari affiliati, avvenuto nel 1993, pochi giorni dopo la strage del primo maggio, nella quale furono uccise quattro persone in poche ore, che per i magistrati altro non è che una conversazione della "unità decisionale" affinché si prendesse una decisione per porre fine alla faida di San Luca.

Gli indagati usavano telefoni pubblici. I presunti affiliati alle cosche di San Luca, per comunicare tra loro e rendere difficili le intercettazioni, utilizzavano spesso telefoni pubblici sempre diversi o schede per cellulari intestate a terzi non riconducibili a loro, ed utilizzavano un linguaggio criptico utilizzando metafore difficilmente interpretabili se non attraverso riscontri oggettivi. E' quanto è emerso dall'inchiesta della Dda di Reggio Calabria che stamani ha portato all'operazione condotta da polizia e carabinieri. Inoltre, tra loro gli indagati si chiamavano con nomi di comodo utilizzando appellativi che spesso erano riconducibili all'aspetto fisico degli stessi, alla loro età o alle "mansioni" svolte all'interno dell'organizzazione. Nonostante ciò gli investigatori sono giunti all'identificazione della maggior parte delle persone coinvolte. Polizia e carabinieri, attraverso un lavoro di analisi, è stato evidenziato sono riusciti a verificare il reale contenuto delle conversazioni risalendo ai diretti protagonisti.






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