10.07.2007 - da NuovaCosenza
(tutta la cronaca della giornata)

Operazione Omnia: decimata la cosca Forastefano che dopo aver fatto fuori gli "zingari" controllava la sibaritide: 53 arresti. Indagato il consigliere regionale La Rupa. Tanti gli affari, dall’usura agli appalti, 50 mln di beni confiscati.

10/07 Controllava il territorio dell' alto Ionio cosentino gestendo i rapporti economici e sociali. Un dominio pressoche' totale quello esercitato dalla cosca Forastefano, che e' stato stroncato stamani dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza che hanno arrestato 53 persone (sui 60 provvedimenti emessi dal Gip distrettuale) con l'accusa di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsioni, usura, porto e detenzione illegale di armi ed esplosivi, favoreggiamento dell' immigrazione clandestina. Un potere, sono le parole del procuratore aggiunto della Dda, Mario Spagnuolo, finalizzato a ''dilatare a dismisura gli illeciti arricchimenti'', tanto che gli investigatori hanno sequestrato agli affiliati beni mobili ed immobili per 50 milioni di euro, ma anche funzionale alla ''penetrazione nelle pubbliche istituzioni, anche attraverso accordi di tipo elettorale''. E su questo versante l'indagine e' ancora aperta. Il magistrato che ha coordinato l'inchiesta, Vincenzo Luberto, aveva chiesto al Gip l'arresto del capogruppo dell'Udeur alla Regione Calabria, Franco La Rupa , ipotizzando nei suoi confronti il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, per un presunto patto politico-elettorale che sarebbe stato sottoscritto tra la cosca Forastefano e La Rupa in occasione delle elezioni regionali del 2005. Il Gip ha riconosciuto che l'indagine ''ha dimostrato che la cosca Forastefano ha sostenuto con successo'' la candidatura di La Rupa e che ''il coinvolgimento del consigliere nella vicenda e' emerso'' da alcune intercettazioni telefoniche, ma ha anche sottolineato che ''rimane sullo sfondo il contenuto delle controprestazioni che avrebbe (direttamente o per interposta persona) garantito al clan'', per cui ha rigettato la richiesta. La Rupa resta comunque indagato e stamani i carabinieri hanno perquisito la sua abitazione, l'ufficio e i locali della sua segreteria. Immediata e' giunta la sospensione dal partito decisa dai coordinatori regionali dei Popolari Udeur, d'intesa con la segreteria nazionale, che hanno espresso ''viva speranza che l'approfondimento investigativo chiarisca tutti gli aspetti della vicenda''. La Rupa ha poi ricevuto la solidarieta' del gruppo del partito alla Regione, certo ''della correttezza politica ed umana dell'amico Franco''. La cosca Forastefano, arrivata a dominare il territorio dopo un sanguinoso scontro con gli Abbruzzese, conosciuti come il clan degli zingari, non tralasciava alcuno degli affari illeciti svolgendo un condizionamento pervasivo su tutte le attivita' economiche e una pressante attivita' estorsiva. Intimidazioni e danneggiamenti nei confronti di imprenditori commerciali, agricoli e del terziario, nonche' di appaltatori di opere pubbliche erano all'ordine del giorno. Cosi' come gli incendi a negozi, mezzi ed anche stabilimenti balneari di Sibari e Villapiana, colpiti in concomitanza con la stagione turistica per fare piu' danni. Anche la gestione del traffico di droga, soprattutto cocaina, era appannaggio degli affiliati che si rifornivano dalla criminalita' campana o da un'organizzazione albanese attiva nella sibaritide. Ingenti anche i proventi di un vasto giro usuraio, cosi' come quelli frutto delle truffe ai danni dell' Inps portate a termine anche grazie ad un' altra attivita' illecite: il favoreggiamento dell' immigrazione clandestina e la successiva gestione degli extracomunitari nel lavoro nero.

Clan Forastefano al potere dopo lo scontro con gli Abruzzese. La cosca Forastefano, colpita duramente stamani dai carabinieri con l' arresto di decine di affiliati, e' riuscita ad arrivare ad imporre la propria egemonia criminale sull' area di Cassano allo Ionio, dopo una vera e propria guerra di mafia con un altro gruppo criminale emergente facente capo agli Abbruzzese, il cosiddetto clan degli zingari di Lauropoli. Entrambi i clan hanno approfittato del progressivo depotenziamento delle cosche tradizionali dovuto ai tanti arresti eseguiti dalle forze dell' ordine. Cio', e' l' analisi fatta dagli investigatori, consente agli zingari di fare un salto di qualita' organizzandosi attorno al nucleo familiare degli Abbruzzese e finendo per costituire il locale di Cassano. ''L'ascesa degli Abbruzzese - scrivono gli investigatori - e' determinata da una politica stragista che prevede l' eliminazione fisica di coloro che erano rimasti fedeli alle cosche tradizionali''. Dal 1999 in poi gli omicidi si susseguono. A segnare un duro colpo per la cosca degli zingari e' l' operazione ''Lauro'' e gia' alla fine del 2003 si registra il sopravvento della cosca Forastefano, considerata dagli investigatori un'organizzazione ''con accentuati connotati familistici, sebbene registri un considerevole numero di associati''.

Tutti gli affari della cosca. Una cosca ''completa''. capace di diversificare le proprie attivita' illecite per reinvestire e riciclare il denaro in alberghi di lusso, attivita' commerciali e societa' varie. E' il quadro del clan Forastefano di Cassano Ionio che emerge dall' inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro che stamani ha portato a decine di arresti. Gli affiliati, secondo l' accusa, erano impegnati nel condizionamento mafioso degli appalti pubblici, dei trasporti, del commercio e dell' agricoltura, ma non avevano tralasciato neanche le truffe all' Inps con l' indebita riscossione di indennita' per falsi braccianti agricoli per circa sei milioni di euro. Denaro che andava a finanziare l' attivita' usuraia dalla quale gli affiliati, grazie a interessi del 100% annuo, ottenevano un altro consistente flusso di denaro. La cosca gestiva anche, in regime di monopolio, il mercato ittico nel territorio di Cassano Ionio dopo avere liberato il campo dalla concorrenza con le minacce. C' era poi il narcotraffico, con un vasto giro di cocaina acquistato dalla criminalita' campana o da un' organizzazione albanese che finiva poi sulle piazze del cosentino, ed anche il favoreggiamento dell' immigrazione clandestina e la successiva gestione degli extracomunitari nel lavoro nero. Il modo migliore per la cosca per avere manodopera a basso costo proveniente principalmente da Romania e Bulgaria e da impiegare nelle proprie aziende agricole.

Dagli hotel di lusso ai centri commerciali: i beni sequestrati. Un albergo di lusso, un centro commerciale di 15 mila metri quadrati e poi negozi, imprese, attivita' commerciali, locali, appartamenti, edifici e automobili. Gli introiti milionari ottenuti dal clan Forastefano grazie alle attivita' illecite venivano riciclati e reinvestiti. Di questo sono sicuri i carabinieri del Ros di Catanzaro che hanno sottoposto a sequestro preventivo beni mobili ed immobili per 50 milioni di euro riconducibili direttamente agli affiliati o a loro prestanome. L'indagine che stamani ha portato all'arresto di decine di persone nell'alto Ionio Cosentino ha ricostruito i canali di riciclaggio e di reinvestimento dei proventi in imprese edili, aziende agricole, esercizi commerciali, immobili, conti correnti, titoli mobiliari ed automobili. Tra i beni posti sequestro anche un lussuoso albergo situato in localita' Sibari di Cassano che solo da poco aveva aperto i battenti. Complessivamente i carabinieri hanno messo i sigilli ad aziende agricole e terreni, societa' del settore edilizio e dei trasporti, alberghi, esercizi pubblici, negozi per complessivi 187 immobili e 76 imprese commerciali, numerose automobili, 36 contratti assicurativi e 12 rapporti bancari.


Operazione Omnia, La cosca gestita come impresa. Anche un traffico di clandestini. I 53 arresti eseguiti.




10/07 L' usura "non può essere più considerata un microfenomeno, ma deve essere considerata un macrofenomeno, una vera impresa che va a coprire il vuoto lasciato da una carente politica creditizia". A sostenerlo è stato il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Luberto, incontrando i giornalisti per illustrare i dettagli dell' operazione Omnia. "E non è solo il problema degli interessi - ha aggiunto - ma l' accesso al credito. Forse bisognerebbe ripristinare l' accesso agevolato per gli imprenditori, piuttosto che continuare con la 488 viste le distorsioni della stessa come dimostrano molte inchieste giudiziarie". A sottolineare la capacità intimidatrice del gruppo Forastefano è stato il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Mariano Lombardi, che ha parlato di una diffusa cultura criminale indotta dalle cosche. "Dalle dichiarazioni di molte vittime - ha spiegato - emerge quasi una 'normalita'' nel chiedere e pagare la protezione. E' come se in queste zone si vivesse ancora in uno stato di vassallaggio medievale". A proposito del rapporto con la politica, il procuratore nazionale antimafia aggiunto, Emilio Ledonne, ha rimarcato come l' inchiesta conferma un avvicinamento sistematico della 'ndrangheta alle istituzioni per poterle controllare cosi come riscontrato in altre operazioni, quali vedi Rima e Odissea, ''in cui alcuni sindaci venivano contattati direttamente dalle cosche per decidere sulle opere da realizzare". Insomma, ha sostenuto il procuratore aggiunto, Mario Spagnolo, siamo in presenza di un territorio in cui la cosca aveva esautorato lo Stato raggiungendo una capacità tale di infiltrazione e ramificazione che le consente di operare ed investire ad alti livelli e in altre zone. "La mafia - ha detto Spagnolo - non è solo una emergenza investigativa, ma sociale, soprattutto se si pensa che, ad esempio, in questa inchiesta emerge anche la capacità di pilotare il consenso in occasione delle elezioni regionali del 2005". Per il comandante del Ros, il gen. Giampaolo Ganzer, la situazione è grave, "ma la sinergia tra le istituzioni e la sempre maggiore specializzazione delle forze dell' ordine, possono operare una forte azione di contrasto. Il successo di questa operazione - ha sottolineato - sta nella perfetta collaborazione tra l' Arma territoriale e i Reparti speciali, in grado di fronteggiare le nuove dinamiche criminali, soprattutto quelle economiche".

Per La Rupa la DDA aveva chiesto l’arresto. I magistrati della Dda di Catanzaro avevano chiesto l' arresto del capogruppo dell' Udeur alla Regione Calabria, Franco La Rupa , per concorso esterno in associazione mafiosa, ma il Gip, pur sostenendo che l' indagine "ha dimostrato che la cosca Forastefano ha sostenuto con successo" la sua candidatura e che "il coinvolgimento del consigliere nella vicenda è emerso" da alcune intercettazioni telefoniche, ha evidenziato che "rimane sullo sfondo il contenuto delle controprestazioni avrebbe (direttamente o per interposta persona) garantito al clan" per cui ha rigettato la richiesta. Secondo il Gip, il coinvolgimento di La Rupa è emerso dalle intercettazioni, "in parte in prima persona, ma soprattutto per il tramite di Luigi Garofalo Luigi, suo fidato consigliere e cugino di Giuseppe Garofalo, uno degli uomini sia direttamente più vicini a Antonio Forastefano, capo indiscusso della consorteria criminale. E che si sia trattato di un appoggio non disinteressato emerge con altrettanto chiarezza dal contenuto di alcune conversazioni che, sia pure con toni più sfumati, evidenziano l' aspettativa che tale elezione ha ingenerato in Forastefano e nei suoi uomini, che addirittura sembrano pretendere una sorta di ringraziamento esplicito per l' appoggio fornito". Per il Gip, tuttavia, i risultati delle indagini "non consentono di ritenere la sussistenza di certi e sufficienti elementi di prova di responsabilità a carico degli indagati", le cui condotte, "pur non essendo esenti da censurabili legami e rapporti non occasionali con esponenti della famiglia Forastefano (ed anche con quello che viene riconosciuto come capo indiscusso) sarebbero interpretabili in chiave di 'vicinanza' e 'disponibilita'', secondo una causale di tipo elettorale-clientelare, ma non quali contributi di favore destinati al consolidamento dell' organizzazione mafiosa, sì che in esse, non essendo espressione di un sistematico rapporto sinallagmatico fra La Rupa ed in clan, non sarebbero configurabili gli elementi costitutivi del concorso esterno". A giudizio del Gip, dunque, manca l' accertamento di quanto é avvenuto dopo l' elezione di La Rupa essendosi l' indagine arrestate alla valutazione di quanto successo nel corso della campagna elettorale, "dopo la quale il nome del consigliere regionale non compare più nelle pur numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali effettuate nei confronti di Antonio Forastefano". Per il Gip, anche le dichiarazioni di un collaboratore, che ha parlato di una dazione di 15 mila euro da parte di un soggetto che ha indicato come referente di La Rupa , ma del quale non è stato in grado di fornire le generalità, "non aggiungono nulla al quadro indiziario limitandosi a confermare l' interessamento del gruppo Forastefano all' elezione di La Rupa ".

La cosca gestiva un traffico di clandestini. Tra le attivita' illecite della cosca Forastefano emerse dall' operazione dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza, c' era anche quella del favoreggiamento dell' immigrazione clandestina e la successiva gestione degli extracomunitari nel lavoro nero. In tal modo la cosca riusciva ad avere manodopera a basso costo proveniente principalmente da Romania e Bulgaria da impiegare nelle proprie aziende agricole, adesso sequestrate. Il settore era stato delegato a una cittadina rumena che, seguendo lo schema del caporalato, gestiva la collocazione dei clandestini nelle cooperative agricole controllate dai Forastefano. L' utilizzo dei braccianti illegali, tra l' altro, è risultato funzionale anche alla perpetrazione della truffa ai danni dell' Inps con la predisposizione di documentazione attestante falsi rapporti di lavoro che sostituivano quelli realmente intrattenuti con i clandestini. Le verifiche effettuate nel corso delle indagini hanno portato alla scoperta di migliaia di posizioni fittizie che, nell' arco di alcuni anni, hanno consentito alla cosca di incassare fraudolentemente indennizzi per oltre sei milioni di euro utilizzati poi per finanziare i prestiti con tassi usurai.

I 53 arresti. Sono 53 le ordinanze di custodia cautelare eseguite, sulle 60 emesse, dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza nell' ambito dell' operazione Omnia. Questo l' elenco delle persone arrestate: Maurizio Adduci, di 38 anni; Domenico Alfano (56); Antonio Maria Arango (31); Salvatore Avella (52); Aldo Caporale (46); Giovambattista Capparelli (62); Vincenzo Cosentino (30); Francesco Costa (64); Vincenzo Costa (36); Salvatore D' Elia (38); Dario D' Elia (33); Fabio Di Bella (33); Antonio Forastefano (36); Pasquale Forastefano 25); Giuseppe Garofalo (29); Antonio Guarino (42); Teresa Iannicelli (60); Luca Lanzillotta (34); Andrea Martucci (29); Giovanni Nocera (29); Gaetano Novelli (44); Salvatore Novelli (54); Vincenzo Novelli (57); Antonio Pagliaminuta (29); Camillo Rende (35); Nicola Rende (60); Giovanni Riccardi (54); Morena Rubini (23); Leonardo Russo (65); Gianfranco Senise (37); Antonio Sibarelli (32); Loridana Manuela Vaccaro (34); Silvio Forastefano (20); Samuele Lo Vato (32); Aurelio Propato (37); Francesco Elia (27); Giuseppe Campanella (26); Giuseppe Pulignano (30); Domenico De Vincenzi (28); Cosimo Giuseppe Rizzo (36); Giovanni Maida (43); Giancarlo Iannicelli (28); Pietro Garofalo (19); Francesco De Marco (41); Giovan Battista Arcidiacono (24); Giuseppe Cerchiara (30); Giuseppe Giannicola (45); Gaetano Chiarelli (52); Salvatore Vitale (39); Francesco De Leo (54). Agli arresti domiciliari sono stati posti Domenico Apollaro (78); Pietro Graziadio (73); Domenico Giuseppe Propato (72).


Operazione OMNIA: Indagato il consigliere regionale dell'Udeur, La Rupa. DDA : "La ndrangheta nelle istituzioni"

10/07 Il capogruppo dell'Udeur al Consiglio regionale della Calabria, Franco La Rupa , è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio nell' ambito dell' inchiesta "Omnia" condotta dai carabinieri del Ros e che stamani ha portato all' arresto di 60 persone. Stamani i carabinieri, su disposizione dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che hanno coordinato l' inchiesta, hanno perquisito l' abitazione di La Rupa , il suo ufficio e i locali della sua segreteria. Un patto politico-elettorale sarebbe stato sottoscritto tra la cosca Forastefano e il candidato alle elezioni regionali calabresi del 2005. E' quanto emerge dall' inchiesta condotta dai carabinieri del Ros e coordinata dalla Dda di Catanzaro che stamani ha portato all' esecuzione di 60 arresti tra i quali figurano numerosi affiliati alla 'ndrangheta. Un rapporto che, secondo quanto si e' appreso in ambiente investigativo, troverebbe conferme nelle intercettazioni telefoniche e ambientali fatte nel corso dell' inchiesta. Dalle indagini emergerebbe il condizionamento che la cosca era in grado di operare sul corpo elettorale.

DDA ndrangheta infiltrata nelle istituzioni. "L' operazione Omnia oggi eseguita nell' alto Ionio cosentino colpisce una pericolosissima cosca mafiosa che di fatto aveva il controllo totale di quel territorio gestendone i rapporti economici e sociali". A sostenerlo è il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Mario Spagnuolo, in merito all' operazione condotta stamani dai carabinieri per l' arresto di 60 persone. "Ciò che è importante - aggiunge Spagnuolo - non sono tanto i numeri dell' operazione, pure assolutamente imponenti (60 arresti, centinaia e centinaia di episodi criminosi contestati, beni immobili, imprese e società sequestrate) quanto l' avere ricostruito le nuove metodologie mafiose, funzionali a dilatare a dismisura gli illeciti arricchimenti: gestione monopolistica dell' usura, controllo dei flussi migratori clandestini di extracomunitari da utilizzare nel lavoro illegale, penetrazione nelle pubbliche istituzioni, anche attraverso accordi di tipo elettorale"


Operazione OMNIA: Maxi retata dei CC tra Calabria e Campania. Condizionati appalti pubblici, truffa l’INPS per 6 mln, 50 mln di beni sequestrati, 60 arresti

10/09 Una maxi operazione dei Carabinieri per l'esecuzione di 60 ordini di custodia cautelare in carcere e' in corso dalle prime ore di questa mattina in Calabria e in Campania. L'operazione, denominata "Omnia", coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha consentito di smascherare una organizzazione che avrebbe messo in atto una serie di attivita' illecite. Le accuse contestate sono associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsioni, usura, porto e detenzione illegale di armi ed esplosivi, favoreggiamento dell' immigrazione clandestina ed altri reati. Gli indagati, secondo l'accusa, erano impegnati nelle tipiche attivita' criminali e nel condizionamento mafioso degli appalti pubblici, dei trasporti, del commercio e dell' agricoltura. Gli inquirenti avrebbero anche ricostruito una truffa ai danni dell'Inps, dal valore di sei milioni di euro, per il pagamento delle indennita' a falsi braccianti agricoli. Nel corso delle attivita' investigative sono stati anche sequestrati beni immobili, conti correnti bancari e postali ed automezzi per un valore di oltre cinquanta milioni di euro.

Sequestrati beni per 50 milioni di euro. Beni mobili ed immobili per un valore di oltre 50 milioni di euro sono in fase di sequestro nell'ambito dell'operazione condotta dai carabinieri in Calabria e Campania contro decine di affiliati alla 'ndrangheta. Gli investigatori, infatti, hanno ricostruito i canali di riciclaggio e di reinvestimento dei proventi in imprese edili, aziende agricole, esercizi commerciali, immobili, conti correnti, titoli mobiliari ed automobili che sono stati sottoposti a sequestro preventivo. Nel corso dell' operazione, denominata ''Omnia'', e' stata anche individuata e sequestrata la cassa comune della cosca, la cosiddetta ''bacinella''

Truffa all’INPS per 6 milioni di euro. Avevano diversificato le loro attivita' criminose non tralasciando neanche di truffare l' Inps gli affiliati alla 'ndrangheta coinvolti nell' operazione condotta stamani dai carabinieri in Calabria e Campania per l' arresto di 60 persone. L' inchiesta, condotta dai carabinieri del Raggruppamento operazioni speciali (Ros) di Catanzaro e della sezione di Cosenza, infatti, ha portato alla scoperta di una truffa all' Inps con l' indebita riscossione di indennita' per falsi braccianti agricoli per circa sei milioni di euro. Gli arrestati, secondo quanto si e' appreso, sarebbero collegati alla cosca Forastefano di Cassano allo Ionio, centro dell' alto Ionio cosentino. Tra le attivita' criminose avviate anche un vasto giro di usura per un valore di diversi milioni di euro.






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