11.03.2007 – Il sole 24 ore

Intervista a Roberto Speciale, Comandante generale della Guardia di Finanza
”Alleanza Italia-Cina sui falsi”
Servono più intelligence, controlli delle rotte e scambi di informazioni
di Luca Vinciguerra

Scambi di informazioni, attività di intelligence, controlli delle rotte, monitoraggio dei flussi finanziari. Il comandante generale della Guardia di Finanza, Roberto Speciale, impegnato in questi giorni in una missione ad hoc oltre la Grande Muraglia , non ha dubbi: il successo della lotta alla contraffazione made in China passa da una sempre più stretta collaborazione con gli uomini di Pechino.

Generale Speciale, perché ha deciso di intraprendere questo viaggio in Cina?
”L’80% della merce contraffatta circolante in Italia proviene dalla Cina. Questi traffici sviluppano un giro d’affari stimabile tra 5 e 7 miliardi di euro l’anno. Mi sembra che queste cifre da sole giustifichino la mia presenza qui”

Il fenomeno è in aumento?
”Purtroppo si. Ma ciò che più ci preoccupa è che dai settori tradizionali del tessile, del giocattolo, degli audiovisivi, dei fuochi d’artificio, si sta allargando pericolosamente ad altre categorie merceologiche come le sigarette o i medicinali. In questo caso oltre al danno economico-finanziario, ne va anche della salute dei consumatori italiani”

Vuol dire che le sigarette che arrivano dalla Cina non sono solo di contrabbando, ma sono anche false?
”Esattamente. False e fabbricate con materie prime molto scadenti. L’Italia è diventata la nazione preferita di transito per queste sigarette che poi prendono la via della Gran Bretagna e del nord Europa. I proventi di questi traffici illeciti vanno ad alimentare la criminalità organizzata.”

La criminalità cinese o anche quella italiana?
”La ricostruzione dei flussi finanziari generati dalla contraffazione made in China indica che buona parte dei proventi ritorna al paese d’origine. Ciò detto, i benefici di questa attività arrivano anche alla mafia, alla ‘ndrangheta, alla camorra. Anche le centrali terroristiche internazionali, soprattutto di matrice islamica, traggono profitto dalla contraffazione. Ormai con la globalizzazione anche il crimine finanziario è transnazionale. Ecco perché la Guardia di Finanza ha deciso di creare una propria rete internazionale”


Ma questa rete compre anche la Cina ?
”Certamente. Nel 2005 abbiamo distaccato a Shanghai un nostro ufficiale il colonnello Giovanni De Roma, per creare un osservatorio della Guardia di Finanza nel cuore economico del paese. Oltre all’Ufficio di Shanghai, abbiamo altri 11 presidi dislocati nei punti chiave della vita finanziaria del globo”

Lei in questi giorni ha avuto una serie di incontri di altissimo livello con le autorità di polizia cinesi. Che impressioni ha avuto da questi colloqui?
”Molto positiva. Ho la sensazione che i miei interlocutori siano perfettamente consapevoli della gravità del fenomeno. E che siano sempre più preoccupati perché i proventi illeciti della contraffazione che dall’Italia rientrano in Cina vanno ad alimentare la malavita organizzata e la corruzione”

Ciò significa che d’ora in poi la Guardia di Finanza potrà contare su una maggiore collaborazione delle autorità cinesi nell’attività di contrasto alla contraffazione?

“Credo proprio di si. Torno a casa fiducioso sul fatto che si possa pianificare un accordo per aggredire insieme la contraffazione con la massima determinazione”

Un asse Italia-Cina?
”Si, qualcosa del genere. L’obiettivo è rafforzare la collaborazione con i nostri partner cinesi, in particolare nel settore del contrasto alla contraffazione e del contrabbando. Al riguardo, le autorità cinesi che ho incontrato ci hanno chiesto di implementare, nelle materie di rispettiva competenza, un protocollo integrativo degli accordi già siglati nel 2001 nel settore della lotta alla criminalità organizzata”

Sotto il profilo operativo cosa avete chiesto ai cinesi?
”Più informazioni. Solo con una costante attività di intelligence è possibile intercettare le merci in arrivo in Italia e seguire i flussi finanziari che rientrano in Cina”


E loro, in cambio?
”Sapendo che la Guardia di Finanza ha una lunga storia, ci hanno chiesto semplicemente di poter usufruire dei nostri istituti di formazione. Noi abbiamo risposto che saremo onorati di aprirli ai loro funzionari”






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