09.03.2007 - La Repubblica
No a Fuksas,
fermatelo anche se non amerikano

di Adriano Sansa

A Vicenza si sono riempite le strade. Ma Fuksas non è ‘amerikano´, nonostante la cappa. Purtroppo. Perché allora gli esponenti della sinistra, di Rifondazione in particolare, che ho sentiti con le mie orecchie promettere che la speculazione della Margonara non si sarebbe fatta, li avremmo visti in piazza. Resistere. Mobilitarsi. Qui no, qui c´è il sovrano mattone, di cui un partito traversale si serve. E lo serve. Madonnina, ha detto Fuksas invece di Madonnetta. Piccolo lapsus, ma significativo, come sempre. Quel grattacielo, in sé forse un bell´oggetto, poteva andare indifferentemente a Milano, alla Fiera. O nel Dubai, dove si sarebbe stagliato sul mare smeraldino e il deserto. Noi, no, noi abbiamo altra storia, e memoria. Anzi, diciamo di averle ma le rinneghiamo.
A Milano dunque la grande occasione del ricupero della aree fieristiche sta andando sciupata. Scartato il progetto di Piano, che rispettava prospettive e verde, pur innovando, hanno vinto tra l´altro tre grattacieli che lasciano spicchi di ombra gelida su rimasugli di verde. Peggio che alla Torretta di Savona, dove pure i savonesi cominciano a sentire il peso del nuovo squallore che incombe e si accrescerà tra breve. Freddo, negli spazi e nel cuore. La città si imbruttisce. Ebbene, uno dei tre grattacieli milanesi è identico a un altro, dello stesso autore, costruito in estremo oriente. Appunto. Madonnina o Madonnetta. Dubai o Fiera. Questa non è architettura Giuliano e Seminario: gli esempi 
Quando la sfida alla speculazione veniva bollata con l´accusa di sinistrismo disfattista Fuksas non è puntura di spillo ma uno spiedo che manda arrosto tutta la costa della Liguria
Non ci sarà qualcuno che prende in giro i cittadini? Si fanno consultazioni in ambienti e contesti che già si sanno favorevoli. Si imbonisce il consiglio comunale con pompose conferenze, lo si svuota così del suo orgoglio e della sua responsabilità. Si annuncia che il grattacielo sarà "visibile da Genova", sfruttando malamente la storia per confondere il presente. Che è tristissimo. Non c´è nessuna esigenza abitativa che giustifichi lo sfruttamento di aree sul mare di pertinenza della comunità il cui pregio viene sottratto ai cittadini e regalato alla speculazione che ne ricaverà i vantaggi. Non ci sono vie di comunicazione adeguate, anzi il sistema stradale è in condizioni del tutto critiche, che influiscono già ora negativamente sulla qualità della vita, l´ambiente, le esigenze economiche e portuali. Se si costruisce ora, approfittando del porto turistico per caricare il luogo di lussuosi appartamenti, si faranno pagare domani ai savonesi i costi altissimi delle opere di urbanizzazione indispensabili per non soffocare. Ma allora i cantieri edili saranno scomparsi, gli amministratori locali saranno cambiati, qualcuno magari, come Ruggeri, avrà abbandonato anzitempo il mandato dei cittadini per seguire le sue ambizioni di carriera nel settore appunto edilizio e urbanistico.
Ricordo gli anni Settanta, quando a chi si occupava di contrastare l´inquinamento e la speculazione si affibbiavano etichette di retrogrado, o più spesso di sinistrismo, mentre le magnifiche sorti e progressive gonfiavano il petto dei furbi e dei potenti. Non ho timore di essere di nuovo, alle soglie della vecchiaia, aggredito in quel modo: forse si comincia a vedere chi mentisse sull´inquinamento e sulla distruzione delle risorse naturali. Ricordo di essermi personalmente battuto per quelle cause, e ne sono contento.
A Genova, si voleva demolire l´antico edificio del seminario, ora vi si trova la biblioteca Berio, splendida. Si voleva avvolgere l´abbazia di San Giuliano con un condominio di molti piani; hanno dovuto cambiare idea, sotto la spinta della giustizia, della stampa e dell´opinione pubblica, alleate per il bene comune. Cose avvenute a Genova: in questo sì che si potrebbe rimettere in auge la gara tra le nostre città, nella dignità delle battaglie civili e politiche. Ma allora c´era una città viva, a Savona come a Genova; c´era un dibattito politico, dove ora c´è il pateracchio. Non ci sono più né i veri liberali né una sinistra decorosa.
Nell´intervista pubblicata ieri da Repubblica, Fuksas dà solo due indicazioni sui concetti architettonici che lo hanno ispirato. Primo: in Liguria siamo nervosi perché viviamo allo stretto. Ecco: ora si confonde con Hong-Kong. Il bosco savonese è una delle più grandi foreste italiane. Però è vero, lo spazio costiero è scarso, perciò prezioso; e va usato a favore di tutta la comunità. Come è vero che certe zone urbane sono degradate, hanno pochi spazi per gli abitanti: ma non è di queste che si preoccupa il progetto di Fuksas.
Poi c´è la puntura di spillo come terapia per la Liguria. Troppa grazia, centoventitrè metri sono uno spiedo, gigantesco, per cucinarci a fuoco lento come polli. Davvero finiremo col diventare nervosi.






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