Articolo pubblicato 17.11.04 su "la Repubblica - Genova"


Berlusconi a giudizio mentre tutti tacciono

di ADRIANO SANSA


Che vergogna. Un pubblico ministero chiede la condanna del capo del governo Silvio Berlusconi per gravissimi reati, compresa la corruzione di giudici. Ed ecco che schiere
di politici insorgono non solo a difesa dell'accusato - che ha già nel processo i suoi difenssori - ma per accusare il pubblico ministero di 'persecuzione' e 'accanimento'.
Tra questi anomali difensori si distinguono ministri in carica. Se è persecutorio chi sostiene l'accusa, cosa sarebbe il giudice che condannasse? E allora, come farà il
tribunale a giudicare se è intimidato da questo coro di potenti? La minaccia d'essere considerati persecutori è efficace: il nuovo ordinamento giudiziario in via di approvazione
dà ampi poteri all'esecutivo nella carriera dei magistrati, li sottopone a una iniziativa disciplinare nella quale il ministro ha un ruolo assai influente in tutta la procedura. Il governo considererebbe il tribunale che condanna ' persecutore" accanito. Quel Tribunale non è più libero.
Il Paese tace e giace, semiasservito. Abituato alle leggi che il primo ministro si è fatto o fatto fare per garantirsi l'impunità. Qualcuno legge con orgoglio che Berlusconi è tra i primi quattro uomini più potenti del mondo: masochisti. Nella graduatoria ci sarebbe
stato un tempo anche Mussolini. Di quella potenza fa parte l'immunità dalla giustizia
che invece obbliga i comuni cittadini, dei quali una buona parte gode però di stare sotto
il tallone del nuovo padrone.
Invece di chiedersi, arrovellarsi sul quesito: il capo del governo italiano è un malfattore o no? Ha davvero corrotto i giudici? Ha mentito? Come fare per saperlo se i giudici sono
intimiditi? Se colpevole, dovrà andarsene immediatamente o no? Che cosa dicono le nostre coscienze, il nostro orgoglio, che cosa dice il mondo? No, non è questo il tormento. Anzi non c'è palesemente tormento. L'informazione conformista si aggrava.
Una cospicua parte della stampa tace e non commenta con il pretesto del signorile distacco, della volontà di 'non fare politica' mentre qui si tratta di mantenere libertà e
decenza.
L'Italia che segue la storia di Borsellino e si commuove, solo in piccola parte si occupa della presenza mafiosa o del potere che corrompe e minaccia. L'Italia che si commuoverebbe a un bel film su Ambrosoli continua ad assistere al progressivo attuarsi del programma della P2, che precedeva in sostanza ciò che ora dicono le riforme della Costituzione e dell'ordinamento giudiziario. Che vergogna, l'Italia vile di questi anni, nella quale una parte dell'opposizione politica si occupa di non inquietare il cinismo scambiato per moderatismo (si può essere moderati su temi politici, economici e sociali, ma che significa esserlo sui fondamenti della democrazia liberale?). L'opposizione civile e morale è solo una minoranza, robusta, viva, ma minoranza. Se credevamo che la Costituzione e la sua civiltà fossero davvero l'ossatura e il costume di un nuovo grande paese, ci siamo sbagliati.
E allora, quando Berlusconi replica alla requisitoria che lo riguarda come imputato dicendo che essa conferma l'esigenza della riforma dell'ordinamento giudiziario, ammette di essere un dittatore. Di natura mediativa, più morbida, però sempre sciolto dalle leggi. Si deve fare la riforma perchè io sono imputato e vengo accusato di un crimine: lo Stato sono io, io cambio le leggi che mi vorrebbero chiamare a rispondere. Siamo tornati indietro di secoli. E subiamo. Buona parte dei giornali più diffusi non commenta per fiacchezza e per non perdere lettori tra gli strani 'moderati' disposti al nuovo capo. Una corte di ruffiani fa il coro che gli dà ragione. Che vergogna.
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