noi stiamo con LiberaTerra
qualche informazione in più
sulle cooperative nate sulle terre confiscate con Libera Terra






COOPERATIVA
PLACIDO RIZZOTTO
www.liberaterra.it

Dopo anni di abbandono, le terre confiscate ai boss mafiosi del corleonese, tornano ad essere coltivate da un gruppo di giovani che nel 2001 ha fondato la Cooperativa Placido Rizzotto grazie al progetto LiberaTerra promosso dall'associazione Libera e dalla Prefettura di Palermo. La Cooperativa sociale Placido Rizzotto opera sulle terre del Consorzio di Comuni“Sviluppo e Legalità” ove effettua l'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, creando opportunità occupazionali ispirandosi ai principi della solidarietà e della legalità. Il metodo di coltivazione scelto sin dall'inizio è quello biologico e le produzioni sono tutte artigianali, al fine di garantire la bontà e la qualità dei prodotti che conservano il sapore antico della tradizione siciliana. La Cooperativa aderisce a Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie e al CONAPI, Consorzio nazionale di apicoltori e agricoltori biologici.

Il Percorso
Grazie allo straordinario impegno di soggetti istituzionali, quali la Prefettura di Palermo e il Consorzio Sviluppo e Legalità (che oggi include i Comuni di Altofonte, Camporeale, Corleone, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena, San Cipirello, San Giuseppe Jato) ed all’impegno dell’Associazione Libera, il Progetto Libera Terra muove i primi passi nel Luglio 2001, con la pubblicazione di un bando per la selezione di 15 giovani disoccupati ai fini della costituzione di una cooperativa per la gestione delle terre confiscate del Consorzio Sviluppo e Legalità.
Dopo 3 mesi di intenso percorso formativo, coordinato da Italia Lavoro, il 22 Novembre 2001 nasce la Cooperativa sociale Placido Rizzotto – Libera Terra ed inizia la coltivazione dei 155.54.30 ettari di terreni, confiscati a boss del calibro di Brusca e Riina, e, sin a quel momento lasciati in totale stato di abbandono.
I mesi successivi sono molto concitati: si attiva la sede operativa, grazie ad un contributo di Coopfond vengono rimessi in marcia i trattori confiscati ad alcuni prestanome di Riina e vengono seminati i primi terreni. Finalmente, l’otto luglio, inizia il raccolto del grano della speranza: a Corleone, nella Valle del Gorgo del Drago, teatro delle battaglie del giovane segretario della Camera del Lavoro, Placido Rizzotto, alla presenza del Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, del Sottosegretario del Ministero degli Interni, del Prefetto di Palermo e di tutti sindaci del Consorzio, prende avvio la trebbiatura del frumento seminato su quelle terre rese particolarmente fertili dagli anni dell’abbandono.
Da allora, nonostante le non poche difficoltà, la lucida follia dei soci (come diversamente definireste pasta, vino, ceci, lenticchie dalle terre liberate dalla mafia?), tanto olio di gomito, idee e una bella dose di buona volontà, i ragazzi e le ragazze della Cooperativa continuano a credere ed impegnarsi nel Progetto Libera Terra che, intanto, è divenuto un progetto pilota a livello europeo.
La coltivazione biologica eseguita sui terreni assegnati alla cooperativa si ispira alle tradizionali e storiche scelte colturali dell’entroterra palermitano prevedendo la rotazione quinquennale di grano duro, leguminose da granella (ceci, lenticchie, cicerchie), grano duro, melone o pomodoro, grano duro. Tutte le colture sono eseguite completamente in asciutto, ovvero senza il ricorso ad acqua irrigua, grazie alla natura argillosa dei terreni. La zona in cui opera la Cooperativa Placido Rizzotto, quella dell’Alto Belice Corleonese, è particolarmente vocata per la produzione di uva da vino. Tutti i vigneti della cooperativa ricadono nel territorio della D.O.C. di Monreale e grazie all’aiuto di Slow Food stanno lentamente tornando produttivi. Infatti, se il recupero di un seminativo è molto semplice, il ripristino di un vigneto distrutto è un’impresa ardua sotto il profilo tecnico ed economico. Attualmente la cooperativa Placido Rizzotto è impegnata nel recupero di 18 ettari di vigneto reimpiantati con vitigni autoctoni come il Catarratto ed il Grillo per i bianchi e il Nero d’Avola ed il Perricone per i rossi, ed alloctoni come lo Chardonnay per i bianchi ed il Cabernet Sauvignon, Sirah ed il Merlot per i rossi. Altri 9 ettari coltivati a Catarratto e Trebbiano sono già pienamente produttivi.La Cooperativa Placido Rizzotto – Libera Terra gestisce l’agriturismo “Portella della Ginestra” ed il Centro Ippico “Giuseppe Di Matteo”, due strutture confiscate a Bernardo Brusca e ristrutturate grazie all’intervento del PON Sicurezza del Ministero degli Interni. E’ in fase di ultimazione la cantina aziendale.

Perchè anche in questa maniera è possibile sconfiggere la mafia.

L'ESEMPIO DI PLACIDO
Placido Rizzotto era un giovane contadino corleonese che, nell’immediato dopoguerra, dopo aver combattuto le lotte partigiane, scelse la via dell’impegno sindacale nella sua Corleone. Una città che in quel periodo vedeva tante famiglie di contadini ridotte alla fame ed alla miseria dalla prepotenza dei mafiosi e degli agrari. Ogni mattina, nella piazza centrale, si ripeteva il triste rito della designazione di coloro che sarebbero stati ammessi al lavoro: da un lato i contadini con il cappello in mano, dall’altro i campieri e i gabbeloti che li chiamavano ad uno ad uno, escludendo tutti quelli che avevano avuto il coraggio di chiedere il rispetto dei propri diritti di uomini e lavoratori.Placido, si ribella a questo stato di cose. Inizia a costituire delle cooperative e a occupare i feudi abbandonati ed incolti. Dando una possibilità di riscatto a se stesso e ai suoi compagni e ridicolizzando la mafia di Luciano Liggio.Fu proprio Liggio, intollerante per le continue e sempre più incisive iniziative di Placido, ad assassinarlo il 10 marzo 1948, durante una vile imboscata nelle campagne corleonesi. I resti di Placido furono ritrovati cinquant’anni dopo in una foiba di Rocca Busambra.Al suo posto, venne eletto segretario della Camera del Lavoro di Corleone, il giovane Pio La Torre.Grazie al sacrificio di Placido, e dei tanti sindacalisti che osarono ribellarsi e contrastare lo strapotere mafioso, oggi, la Cooperativa Placido Rizzotto può coltivare le terre strappate alla mafia, facendone diventare fonte di lavoro e di libertà.


Agriturismo
Portella della Ginestra
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( la Storia )
Il 1 ' maggio 1947 venne scritta una drammatica pagina della festa del Lavoro. A Portella della Ginestra, per la Festa dei Lavoratori, circa duemila persone del movimento contadino unirono le loro voci per chiedere migliori condizioni di vita e di lavoro, per far cessare lo sfruttamento da parte dei latifondisti e della mafia sui braccianti agricoli, per conquistare i benefici della riforma agraria. Uomini, donne, bambini e anziani erano giunti da Piana degli Albanesi, San Giuseppe lato e San Cipirello, a dorso di mulo, con i carri ed a piedi, portando bandiere e strumenti musicali. Su quella folla inerme e festosa la banda Giuliano, alcuni mafiosi di San Giuseppe lato e, probabilmente, formazioni fasciste spalleggiate dai servizi segreti americani, scagliarono raffiche di mitra provocando undici morti e oltre cinquanta feriti.
I
n ricordo quel tragico evento, iscritto ancor oggi nella lista dei misteri d'Italia, la Cooperativa Placido Rizzotto - Libera Terra ha voluto dedicare quest'agriturismo ai martiri della strage.
S
i tratta di un'antica masseria in parte confiscata al boss Bernardo Brusca, sita a poche centinaia di metri dal luogo della strage, e, probabilmente, teatro di alcuni Incontri tra capomafia. La struttura, oggi proprietà del Consorzio Sviluppo e Legalità, è stata restaurata con fondi dei Ministero degli Interni (PON Sicurezza) ed assegnata alla Cooperativa.

e adesso...
A pochi chilometri da Palermo, in un’oasi immersa nello splendido scenario della valle dello Jato, l‘agriturismo “Portella della Ginestra” promuove il rispetto della cultura e del territorio all’insegna del mangiar sano. Tra le mura dell’antica masseria è possibile assaporare i cibi della tradizione siciliana, i prodotti agroalimetari frutto del lavoro sulle terre confiscate alla mafia e non solo. Offrendo ai suoi ospiti la possibilità di pernottare, l’agriturismo si propone come inedito punto di riferimento dell’entroterra palermitano. L’ideale per affascinanti escursioni tra le innumerevoli attrazioni culturali, ambientali e sociali del territorio.
Annesso all’agriturismo è a disposizione degli ospiti il Centro Ippico “Giuseppe Di Matteo”, anch’esso realizzato su terre confiscate alla mafia.



LAVORO E NON SOLO
www.lavoroenonsolo.it

La cooperativa sociale
“Lavoro e non solo” è una cooperativa sociale costituita ai sensi della legge 381/91 art. 1 comma B; dal febbraio 2000, gestisce un’azienda agricola su terreni confiscati alla mafia nel territorio di Corleone e Monreale.
L’attuale compagine sociale della cooperativa è composta da 12 soci (di cui 4 cosiddetti svantaggiati L.n. 381/91).
Le professionalità presenti all’interno sono: Agronomo, dott. Commercialista, Operai Agricoli Specializzati, Operatori Sociali.
La cooperativa ha avuto affidati, dal Consorzio Sviluppo e Legalità costituito dai Comuni di: Altofonte, Camporeale, Corleone, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena, San Cipirrello e San Giuseppe Jato, 100.00 ha di terreno, di cui 28.00 ha nel territorio di Corleone e 72.00 ha nel territorio di Monreale.
Inoltre i primi di settembre del 2004 la Cooperativa ha avuto affidati dal Comune di Canicattì (AG) altri 19.00 ha di terreno confiscati alle famiglie mafiose del territorio.

Attività agricola
Nei primi anni di attività, la cooperativa ha indirizzato il proprio lavoro finalizzandolo a due obiettivi:

- la costruzione di un gruppo coeso con la consapevolezza non solo che poteva costruirsi una opportunità lavorativa ma soprattutto che poteva contribuire ad un processo di cambiamento di quel territorio;

- bonificare quei terreni incolti e abbandonati da anni e provare a costruire un’ipotesi di sviluppo della cooperativa partendo da quei pochi ettari di terreno a noi affidati (nel 2001 erano 10,50 ha di seminativi) pensando a colture che potessero garantire redditi e opportunità di lavoro per i soci.

Le scelte colturali fatte in questi anni sono state quasi sempre fatte tenendo conto sia delle vocazioni colturali e produttive della zona, sia dalla consistenza dell’azienda agricola (10,50 ha nel 2001, 28,00 ha nel 2002, 36,50 ha nel 2003) e sia dalla quantità degli investimenti economici che la cooperativa era in grado di sostenere.

La ripartizione colturale e le produzioni relative sono le seguenti:

- ha 51,00 di terreno a grano duro, con una produzione di circa 1.300,00 ql, una parte da destinare, insieme al grano prodotto dalla Cooperativa Placido Rizzotto, alla trasformazione in pasta, il resto trasformata in semola rimacinata “Bio” e commercializzata in confezioni da kg 1 con il marchio “Libera Terra”;

- ha 9,00 di terreno a ceci, con una produzione di circa 100,00 ql. La nostra produzione unitamente a quella della Cooperativa Placido Rizzotto viene commercializzata in confezioni da gr 400 con il marchio “Libera Terra”;

- ha 14,00 di terreno a lenticche, con una produzione di circa 150,00 ql. La nostra produzione unitamente a quella della Cooperativa Placido Rizzotto viene commercializzata in confezioni da gr 400 con il marchio “Libera Terra";

- ha 6,00 impiantati pomodori, destinati sia freschi al mercato locale sia alla trasformazione in passata commercializzata con il marchio “Libera Terra”, con una produzione di circa 100.000 bottiglie da 720 ml;

- ha 4,00 a Ficodindieto, che entrerà in piena produzione nel corso del 2007;

- ha 2,00 a Mandorleto; nel 2006 c’è stata la prima produzione di 7,00 ql, nel corso del 2008 entrerà in piena produzione;

- ha 8.50 a Vigneto, si sta completando il reimpianto per la produzione di uva da vino bianco e rosso di qualità;

- ha 8,50 per la produzione di fieno biologico.

Nel 2004 è stato avviata una collaborazione con il Dipartimento di Agronomia Ambientale e Territoriale della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Palermo, finalizzata allo svolgimento nella nostra azienda di tirocini pratico - applicativi di laureandi del Corso di Laurea in Agricoltura Biologica.
Inoltre relativamente all’ordinamento colturale delle colture erbace (grano e leguminose) la nostra Cooperativa si è avvalsa della consulenza del Prof. Dario Giambalvo, Ordinario di Coltivazioni Erbace Biologiche della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Palermo.

Attività di inserimento sociale
La Cooperativa “lavoro e non solo” ha continuato le sue attività agricole sui terreni confiscati alla mafia nel territorio di Corleone, nell’intento di rafforzare il percorso d’inserimento lavorativo dei soggetti con disagio psichico iniziato nel 2000, consolidando il rapporto di collaborazione con gli enti del pubblico e del privato sociale attraverso un lavoro costante di messa in comune di professionalità, esperienza, capacità progettuali per la realizzazione di servizi atti ad accogliere le offerte riabilitative destinate all’utenza psichiatrica. In questo contesto, si è inserito il progetto EQUAL S.O.L.E di cui la Cooperativa rappresenta una maglia importante della rete di risorse del territorio palermitano per l’integrazione lavorativa di questi soggetti che, per il loro “svantaggio”, sono fuori ed esclusi dalla società ed in particolar modo dal mondo del lavoro.
Per non rischiare che il lavoro, comunemente inteso come soddisfacimento del bisogno economico inaridisca ed azzeri la vita psichica, ribadendo la loro marginalità ed inibendo il germogliare ed il liberarsi di energie orientate alla generazione e alla crescita, è necessario sovrapporre un’elaborazione del vissuto del lavoro attraverso la costruzione e la ridefinizione delle relazioni e lo scambio di pensieri.
Il progetto EQUAL S.O.L.E. s’inserisce perfettamente tra gli obiettivi già sperimentati dalla nostra cooperativa, cioè sperimentare percorsi integrati di orientamento, formazione ed inserimento lavorativo in una logica integrata, partecipata ed attenta ai bisogni del singolo cittadino, della famiglia e della comunità.
Due nuovi soggetti vengono inseriti nel gruppo di lavoro già formato, inserimento mediato soprattutto dal DSM di Corleone ma anche dal tutor del progetto EQUAL S.O.L.E. . La Cooperativa con un lavoro costante e sicuramente non semplice ha dovuto far acquisire ai nuovi arrivati, e non far perdere al vecchio gruppo, la consapevolezza che essi non sono portatori di svantaggio, ma posseggono una diversità che è ricchezza. Una diversità che, se riesce a dialogare, può produrre innovazione e trasformazione. Il dialogo, infatti, è il momento d’incontro su cui si sinergizzano i singoli interventi, senza questo modo di lavorare che è culturale e strutturale il singolo intervento pur avendo una sua propria validità, diventa meno efficace.
La scommessa continua ad essere quindi quella di aiutare in questa operazione di elaborazione della propria diversità, che per poter diventare produttiva deve essere accompagnata dall’interiorizzazione e dalla conoscenza. In questo scambio dinamico il “malato psichico” è portatore di una dignità, di un potere, non è semplicemente colui che fa parte del “sistema malato” e che deve essere colonizzato.
Lo svantaggiato, grazie agli strumenti, agli stimoli che la cooperativa gli offre, diventa soggetto centrale per portare l’innovazione alla propria crescita.
Attraverso il lavoro la vita ricomincia a fluire e si può dare un’impronta al mondo esterno, uscendo da una sensazione di non esistenza. Possiamo dire che in queste situazioni il lavoro manuale richiede la riattivazione di un lavoro psichico interiore, un movimento interno orientato dall’esigenza e dalla prospettiva di lasciare la propria impronta. Spesso il tentativo di una riattivazione della muscolatura psichica si suppone possa avvenire attraverso un lavoro che propone un incontro con le cose “buone” e che, per lo più, conserva il sapore ed il senso di adattamento. La rivitalizzazione della muscolatura psichica richiede invece il contatto con l’altro, da soli non si può riuscire. La cooperativa ha permesso questo, proponendosi come contenitore in cui è stato possibile sperimentare l’appartenenza ad un gruppo, ma nello stesso tempo poter vivere momenti di autonomia e di solitudine.
Tutti gli spazi interstiziali del lavoro (mangiare, andare e tornare insieme) creano uno spazio di dialogo e di ascolto, diventano la vita, il fermento esistenziale che alimenta il lavoro e gli dà senso. Questo risulta essere l’elemento di forza su cui la cooperativa si poggia. La condivisione informale naturalmente offre più spazio alla spontaneità, ma anche un’organizzazione dell’ascolto diventa molto importante. Ascolto aperto senza un intervento ingombrante da parte di chi ascolta, la possibilità di raccontare l’esperienza che stanno vivendo è stato un primo passo per trasformarla da adattiva ed alienante in qualcosa di personale.
Un altro aspetto importante che è emerso nel gruppo è stato la “funzione portavoce”.
Ciò che il singolo non riesce ad esprimere perché non lo ha elaborato o è lontano dalla sua coscienza, viene detto da qualcun altro. Si recupera così una certa integrità personale, per il fatto che qualcun altro ti presta la propria voce. In questa maniera tutti partecipano, qualcuno silenziosamente altri invece facendosi portavoce di istanze e di pensieri in qualche misura comuni, ma tutti hanno tratto dei benefici attraverso il confronto e la continua stimolazione. Anche se è un procedimento lento ha permesso un po’ alla volta di mostrare le risorse e le potenzialità nascoste di ognuno.
La gruppalità si è articolata in una dialettica di solidità ed apertura (cioè del tenere insieme senza schiacciare le singole soggettività). La cooperativa, per questi soggetti fluttuanti, è stata sicura come una casa, ha fornito un punto di riferimento, una sorta di contenitore solido e semplice che protegge dalla dispersione e dalla frammentazione del sé.
Il gruppo ha quindi avuto la funzione importante di contenitore, che tiene insieme il sé e permette di sentirsi se stessi.



Casa dei Giovani
www.casadeigiovani.it
Nel maggio ’99 la CASA DEI GIOVANI in seguito a Decreto del Ministero delle Finanze ha ricevuto in comodato dall’Amministrazione Comunale di Castelvetrano (TP) un fondo agricolo coltivato a vigneto, uliveto e frutteto confiscato al capo della mafia siciliana, Bernardo Provenzano.
La Casa dei Giovani in questo immobile sta realizzando da circa un anno un progetto di reinserimento socio-lavorativo che riguarda ex tossicodipendenti, che abbiano completato un Programma Terapeutico presso i Ser.T o le Comunità.
Noi abbiamo potuto constatare infatti che, da circa un decennio, la maggior parte dei tossicodipendenti siciliani non provengono più dalla media e alta borghesia, non sono più intellettuali frustrati o in cerca di nuove sensazioni, ma sono giovani che provengono dalle periferie urbane, da centri storici degradati, dalle fasce sociali più emarginate e con scolarizzazione carente o addirittura inesistente.
Per questi ragazzi uscire dalla droga è molto più difficile rispetto ad altri tossicodipendenti: per loro accettare la Comunità significa accettare la cultura della vita, mentre hanno conosciuto solo la cultura della morte imposta dalla mafia; significa accettare la cultura della legalità mentre per anni hanno vissuto nella convinzione che la legge và violata per affermare la loro personalità ed ottenere rispetto; significa uscire dal branco dei compagni che li qualificano come traditori, accettando spesso la solitudine poiché molti “ben pensanti” non sono disposti ad accoglierli, anche dopo l’esperienza della Comunità, in quanto li vedono ancora segnati dal loro passato, la cui memoria è difficile da cancellare.
E’ per tutto questo che dopo la disintossicazione fisica ed il riequilibrio psichico dei tossicomani, il loro reinserimento sociale rappresenta, soprattutto qui in Sicilia, un grave scoglio, a volte, insuperabile ma che comunque è sempre, sicuramente, uno dei problemi da affrontare per far sì che il lavoro precedente dia dei risultati tali da perdurare nel tempo.
Nel territorio di Castelvetrano, in particolare, la situazione della disoccupazione è già gravissima per tutti: negli ultimi mesi due giovani si sono suicidati per mancanza di un posto di lavoro!
In base ai dati raccolti, noi sappiamo che annualmente almeno trenta ragazzi del trapanese completano il programma terapeutico presso i Ser.T o le Comunità, ed è per questo che la Casa dei Giovani ha elaborato il PROGETTO RITROVARSI sul fondo agricolo confiscato alla mafia.
Il progetto riveste una grande importanza sia dal punto di vista socio-assistenziale che dal punto di vista politico e pedagogico: che i beni della mafia, infatti, vengano utilizzate per aiutare i tossicodipendenti che sono tra le principali vittime della speculazione mafiosa, costituisce un forte messaggio educativo sia per i giovani che dovessero essere tentati di cedere alle lusinghe delle organizzazioni malavitose e sia per tutti quei cittadini che hanno sinora offerto una copertura omertosa agli esponenti delle cosche mafiose perché li hanno considerati come elargitori di ricchezza ed unici detentori di un reale potere sociale, imposto peraltro con la forza.
L’impianto di una vera e propria Azienda Agricola condotta scientificamente anche con l’aiuto della facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Palermo, ha portato già a realizzare un olio extravergine di oliva che abbiamo chiamato LIBERA, con il nome cioè dell’Associazione presieduta da Don Luigi Ciotti, a cui si deve la legge sulla confisca dei beni mafiosi.
I giovani che lavorano nel PROGETTO RITROVARSI usufruiscono di borse lavoro istituite per rispondere alla opportunità di non scadere in forme assistenzialistiche superate e diseducative, e ottemperare all’esigenza di venire incontro alle necessità economiche di chi, per numerosi anni, è stato tagliato fuori da ogni circuito lavorativo; inoltre gli psicologi della Casa dei Giovani hanno così la possibilità di poter seguire il percorso lavorativo/riabilitativo dei giovani mediante incontri settimanali.
I destinatari delle Borse Lavoro sono stati individuati da una Commissione costituita da: un Rappresentante della Città di Castelvetrano, un Rappresentante del locale Ser.T, un rappresentante dell’Ufficio N.O.T della Prefettura di Trapani e da un Operatore della Casa dei Giovani.
Nel fondo è stato già realizzato un intervento di ristrutturazione della casa rurale, che accoglie oggi gli stessi ragazzi impegnati nel progetto.
E’ stato inoltre costruita una serra di 800 mq e sono stati messi a dimora 1.500 alberelli di ulivo là dove mancavano.
Entro il prossimo autunno contiamo di potere installare un mini frantoio con annessa linea di imbottigliamento: ciò ci consentirà di poter realizzare la molitura delle olive nella stessa giornata in cui verranno raccolte per cui, l’olio, ricavato dalla famosa “Nocellara del Belice” manterrà integre le sue caratteristiche organolettiche e potrà anche conquistarsi una nicchia importante del mercato grazie alla sua comprovata qualità.
I nostri ragazzi inseriti in questo progetto sono oggi protagonisti di una nuova esperienza, un’esperienza di educazione alla legalità e di imprenditorialità giovanile, libera da condizionamenti malavitosi, in un luogo che, essendo stato proprietà della mafia siciliana, diventa emblematico della possibilità di acquisire iniziative e capacità lavorative autonome.
Questi giovani, che nel loro passato di tossicodipendenti erano stati vittime e a volte collaboratori della mafia stessa, hanno ora raggiunto una coscienza civile e un grado apprezzabile di libertà nei confronti dei condizionamenti delle economie illegali.



NoE (No Emarginazione)
www.cooperativanoe.com

La NoE ( dall’acronimo NoEmarginazione) cooperativa sociale , costituita ai sensi della L.N 381/91 art.1 lett. b finalizzata all’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, nasce nell’anno 1996 a Partinico (PA).
Nell’anno 1999 l’Amministrazione Comunale di Partinico (PA ) ha affidato alla cooperativa NoE in comodato d’uso gratuito un immobile da destinare ad attività sociali e sportive così come previsto dalla L.N.109/96 e proveniente da confisca alla famiglia mafiosa di Francesco Madonia, ubicato in località Parrini frazione di Partinico (PA), l’immobile è annesso ad un antico borgo rurale ( Borgata Parrini), e consiste in un appezzamento di terreno di Ha. 5.44 con annessi 600 mq di fabbricati rustici. Confiscato con decreto definitivo ed esecutivo in data 19.03.1985, l’affidamento è avvenuto dopo 19 anni di completo abbandono, viene facile comprendere in quale grave stato di degrado versava immobile al momento dell’affidamento.
La struttura è raggiungibile percorrendo la A 29 Palermo - Mazzara del Vallo, svincolo per Partinico, dista Km 30 dalla Città di Palermo e Km 8 dall’aeroporto Falcone –Borsellino.
Al fine di mettere a reddito l’immobile si è reso necessario eseguire degli imponenti lavori di bonifica del terreno, dei fabbricati è stato possibile recuperare ad oggi solo una palazzina di circa mq 80 costruita su due elevazioni, interamente ristrutturata è adibita a sede della cooperativa e recupero della saia ( antico canale per l’irrigazione), è stato recuperato un boschetto, realizzata una piccola area attrezzata dove sono stati realizzati tavoli, panche, griglie ecc…,
La ristrutturazione dell’immobile e la bonifica del terreno sono stati eseguiti grazie ad anticipazione economica da parte soci.
Penalizzante è stata la scarsa attenzione che nel primo quinquennio la Pubblica Amministrazione ha mostrato verso l’impegno profuso dai soci della cooperativa ed alle proposte elaborate.
Non una sola lira o Euro sono stati erogati da Enti pubblici per eseguire i lavori di ristrutturazione, ed occorre aggiungere che gestire un bene confiscato alla mafia non è certamente cosa facile ,così come semplice non è gestire una cooperativa sociale di tipo B
( l’unica del Partinicese),per molti giovani che se pur motivati, ma sprovvisti di reddito si ritrovano a dover gestire un bene proveniente da confisca, è come trovarsi in pieno oceano su una zattera.
Ma i soci della NoE non si sono persi d’animo, consapevoli che la strada era tutta in salita ma era da percorrere, sia per attuare una legge dello stato la L. 109/96, sia per fare giustizia di tanti soprusi ed ingiustizie perpetrati ad un popolo ed al suo territorio ,sia per dare un qualcosa di nuovo, un futuro, una speranza, dei servizi non esistenti nel territorio, ma soprattutto agli ultimi, ai tanti, ma tanti soggetti con disagio e svantaggio ma anche per la sete di legalità .Forti di tali concetti che hanno rappresentato la linea direttrice del percorso fatto, fin da subito si sono ricercate le risorse presente all’interno della compagine societaria. Per valorizzare le risorse umane e professionali presenti fra i soci, tenendo conto della destinazione d’uso e le peculiarità dell’immobile la gestione della cooperativa è stata suddivisa in tre aree tematiche.
Le aree sono coordinate dai tre soci consiglieri.
Un consigliere di professione Infermiere professionale, con esperienza nell’ambito della cooperazione sociale e dell’associazionismo, si occupa dell’area sociale ( inserimento lavorativo , riabilitazione e minori).
Un consigliere di professione Agronomo, esperto nel settore delle coltivazioni biologiche pianifica il settore agricolo dalla produzione alla vendita.
Un consigliere esperto nel settore equitazione, istruttore federale e consigliere FISE ( Federazione Italiana Sport Equestri ) si occupa dell ’area sportiva.

Della superficie complessiva di Ha 5.44.00 circa Ha 3.00.00 sono attualmente in uso alla cooperativa NoE, poiché fin dall’insediamento sia parte della superficie del terreno che buona parte dei fabbricati rustici sono stati occupati abusivamente da terzi. Da Giugno 2006 con l’avvento di una nuova guida Amministrativa del Comune di Partinico, che a giudicare dalle prime azioni amministrative, e come da programma politico, sembra voglia dedicare particolare attenzione a queste problematiche è stata emessa un’ordinanza di sgombero per la parte di immobile assegnata alla cooperativa NoE ed occupata abusivamente da terzi.
Fondamentale per il prosieguo dell’attività svolta dalla Cooperativa NoE è stato l’incontro e l’adesione all’Associazione Libera guidata da Don Luigi Ciotti.
Grazie alla determinazione ed alla competenza sul fronte dei beni confiscati alla mafia questa Associazione che accomuna oltre 1200 organizzazioni è riuscita in Italia a creare un forte movimento di opinione, portando in giro per l’Italia questa esperienza, ciò ha consentito non solo alla cooperativa, ma alla Borgata Parrini, ed al territorio del Partenicese di essere visitati nell’anno 2005 da oltre 3.000 persone, consentendo a questo pezzo di Sicilia di non essere più periferia del mondo, ma di fare parte del mondo, a testa alta e con dignità.
Perché facciamo questo?
A nostro avviso l’esperienza di integrazione sociale che si sta portando avanti ( nostro vero punto di forza )che ha come obiettivo la restituzione della dignità a soggetti svantaggiati ,può costituire un’ulteriore strumento per contrastare la mafia .
Potrebbe sembrare utopistico quanto sopra affermato, ma l’esperienza maturata negli anni precedenti ci incoraggia a proseguire su questa strada, ed in ciò abbiamo il pieno supporto di vari Enti ed Istituzioni che cominciano a guardare con interesse questa esperienza. Raggiungere tali risultati è stato possibile in quanto oltre alla professionalità dei soci, ci spinge una forte tensione morale,che pur nella diversità della provenienza e delle qualifiche professionali dei soci ,ci accomuna il desiderio di dare un nostro contributo per lo sviluppo del territorio e per scrollarci di dosso il marchio che Sicilia = Mafia

AREA AGRICOLA

Grazie alla felice ubicazione e fertilità del fondo, attualmente circa Ha 2.00.00 sono adibiti a colture ortive ( peperoni,pomodoro,melanzane,cipolle, sedano,ecc) coltivati con metodo biologico e certificati ICEA dall’AIAB già dal luglio 2002. Le prime produzioni risalgono all’anno 2003 e con il contributo di una organizzazione di produttori del comprensorio i nostri prodotti sono stati commercializzati nei mercati del Nord Italia e Centro Europa.
L’08 febbraio 2005, alla presenza di numerose autorità civili e militari è stata presentata la prima
Caponata di Melanzana. NoE- LIBERA TERRA
Tale alimento, ottenuto dalla lavorazione di diversi ortaggi è un trasformato di verdure che sulla tavola siciliana ha assunto nel tempo un ruolo da protagonista. La confezione contiene un prodotto
” ad alto contenuto etico” in quanto realizzato in un terreno confiscato alla mafia, coltivato con metodo biologico e con l’utilizzo di manodopera di soggetti svantaggiati.
Con la presenza di questo prodotto sulle vostre tavole, oltre ad avere sostenuto economicamente le nostre iniziative, avete concretamente contribuito ad esportare l’ immagine più gustosa della nostra terra.
Nel mese di Febbraio 2005 la cooperativa NoE è stato promotore e socio fondatore della
Cooperativa agricola VitaBio con lo scopo di commercializzare prodotti ortofrutticoli freschi prodotti da cooperative ed associazioni che operano su beni confiscati alla mafia ed aziende private che sottoscrivono un codice etico e producono con metodo biologico.

AREA SPORTIVA

L’Equitazione è il settore in cui la cooperativa ha concentrato il suo impegno, con tale disciplina ci si occupa dell’ avvicinamento dei minori e dei disabili all’affascinante mondo degli animali e più specificatamente ai cavalli con i quali oggi si stanno concentrando numerosi studi sull’utilizzo del cavallo come mezzo di riabilitazione.

I nostri servizi:

-Scuola di equitazione;
-Attività Ludico ricreativa per disabili
-Attività ludico-addestrativa
-Formazione atleti d’Endurance.
-Passeggiate per le ippovie
-Trecking
-Viaggi a cavallo con guide esperte
-Equiraduni Regionali e Nazionali
-Gare d’Endurance
-Gimkane a cavallo

Il centro di Equitazione è affiliato alla FISE ( Federazione Italiana Sport Equestri) e US-ACLI
Alle varie attività possono accedere a partire dai cinque anni di età soggetti privati ed Enti ( Scuole, Associazioni, Comunità, ecc.).



Valle del Marro
www.valledelmarro.it

La "Valle del Marro – Libera Terra” è una cooperativa sociale di tipo B che gestisce circa 30 ettari di terreni agricoli confiscati alla mafia nella Piana di Gioia Tauro. E’ la prima esperienza in Calabria del progetto “Libera Terra”, che promuove la nascita di imprese sociali nel settore agro-biologico su beni confiscati alla criminalità organizzata dando a giovani del territorio la possibilità di investire su un’opportunità di riscatto sociale e di sviluppo economico.

Con il sostegno della rete di Libera e della Diocesi di Oppido-Palmi, la “Valle del Marro – Libera Terra” opera in un territorio difficile puntando al raggiungimento di tre obiettivi fondamentali:
1. creare occupazione e reddito per mezzo dell’attività agricola in un territorio fortemente vocato ma penalizzato, spesso, dalle scelte degli operatori del settore;
2. promuovere lo spirito cooperativistico in un territorio caratterizzato da un forte individualismo economico;
3. diffondere una particolare sensibilità verso il tema della legalità in un’area a forte densità criminale.

Tre obiettivi sostenuti dalla convinzione che il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati sia un percorso formidabile di libertà dalla mafia.
Un cammino di liberazione che dà un significato nuovo alle parole di Cicerone: “Di tutte le cose dalle quali si può ricavare vantaggio, nessuna è migliore dell’agricoltura, nessuna è più dolce, nessuna più degna di un uomo libero”.

Azienda
Nata nel dicembre del 2004, la cooperativa è divenuta assegnataria dei terreni nel febbraio del 2005 attraverso la sottoscrizione di contratti di comodato d’uso gratuito, della durata di 30 anni, con i Comuni di Gioia Tauro, Oppido Mamertina e Rosarno.

L’attività agricola, condotta secondo le tecniche dell’agricoltura biologica, consiste:

>
Coltivazione e trasformazione degli ortaggi;

> Raccolta delle olive e produzione di olio;

> Produzione di miele.

La cooperativa punta a realizzare, nel corso del tempo, la gestione dell’intera filiera agro-alimentare dei relativi prodotti.

Soci
I soci fondatori della “Valle del Marro-Libera Terra” sono un gruppo di giovani del territorio della Piana di Gioia Tauro e non, che riscoprono i sapori e i saperi dell’antica tradizione contadina della propria terra (nota un tempo per una fiorente agricoltura con prodotti di larga esportazione).
Con il sostegno della rete di Libera e della Diocesi di Oppido-Palmi, i soci della “Valle del Marro – Libera Terra” operano in un territorio difficile puntando al raggiungimento di tre obiettivi fondamentali:
1. creare occupazione e reddito per mezzo dell’attività agricola in un territorio fortemente vocato ma penalizzato, spesso, dalle scelte degli operatori del settore;
2. promuovere lo spirito cooperativistico in una comunità caratterizzata da un forte individualismo economico;
3. diffondere una particolare sensibilità verso il tema della legalità in un’area a forte densità criminale.

Tali obiettivi sono sostenuti dalla convinzione che il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati sia un percorso formidabile di libertà dalla mafia.
Un cammino di liberazione che dà un significato nuovo alle parole di Cicerone: “Di tutte le cose dalle quali si può ricavare vantaggio, nessuna è migliore dell’agricoltura, nessuna è più dolce, nessuna più degna di un uomo libero”.

I prodotti
La cooperativa ha scelto di adottare il metodo dell’agricoltura biologica che con i suoi prodotti risponde ai bisogni di sicurezza e genuinità alimentare e rispetta le reali potenzialità che la terra offre in termini di risorse produttive, senza determinarne uno sfruttamento insostenibile.
Tutte le scelte produttive dell’azienda rispondono alle vocazionalità agricole dei terreni e alle favorevoli condizioni pedoclimatiche del territorio.
Per il biologico siamo disposti a metterci la faccia!

I prodotti hanno un valore aggiunto, in quanto portatori, oltre che di caratteristiche qualitative, anche di un particolare messaggio sociale espresso dal marchio Libera Terra, un marchio che lega il valore della legalità ripristinata al sapore della qualità genuina e della tipicità riscoperta dei vari territori.





Fondazione Caponnetto
Libera contro le mafie
Libera Terra
Gruppo Abele
Addiopizzo
Riferimenti
Rete del Bottone
Fondazione Falcone
ANM
Emmedi
Movimento x la Giustizia
Cuntrastamu
Antimafiaduemila
Associazione Antiracket
Peppino Impastato
Democrazia e Legalità
Centro Impastato
Centomovimenti
 MicroMega
Giustizia e Libertà
Sconfiggiamo la mafia
No Tav
Coord. No Tav Genova
SocialPress
Piero Ricca
Marco Travaglio
Beppe Grillo
Daniele Luttazzi
Sabina Guzzanti
Dario Fo
Franca Rame
Michele Santoro
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