20.11.2006 – dal sito di Democrazia Legalità

Calabria docet.

Parenti, arresti, sentenze, ed un decreto finale.


di Daniela Gaudenti

Il 31 agosto scorso, naturalmente con scarso rilievo mediatico, che sarebbe stato nullo non fosse stato per le reazioni politiche prevalentemente allarmate se non decisamente indignate, è arrivata una sentenza della Cassazione che ha finalmente fissato un principio che sembrerebbe elementare in qualsiasi stato di diritto, ma che in Italia è stato orgogliosamente e metodicamente calpestato almeno dal ’92.  La Cassazione ha stabilito che “accusare i magistrati di svolgere indagini politiche esula dal diritto di critica” e più precisamente che “Non sussiste l’esimente del diritto di critica allorché un magistrato venga accusato di svolgere indagini politiche, in quanto siffatta espressione…assume una portata offensiva, risolvendosi in un attacco alla sfera morale della persona”.  Insomma, sostenere “l’asservimento della funzione giudiziaria ad interessi personali, partitici, politici, ideologici” esula dal diritto di critica e configura un reato che, nel caso in oggetto, quello di Vittorio Sgarbi che nel ’98 a seguito del suicidio del procuratore di Cagliari, Luigi Lombardini accusa i magistrati palermitani di aver agito per finalità politiche fino ad invocare l’arresto per Giancarlo Caselli, è quello di diffamazione aggravata.

 

Le due interviste del Giornale in cui erano contenuti “gli apprezzamenti” erano state rilasciate  ad un intervistatore del calibro di Farina-Betulla, notoriamente impegnato sui due fronti della guerra santa: quello internazionale contro Bin Laden, spalla a spalla con Bush e con il Vaticano, e quello interno, a braccetto di Berlusconi, contro “le toghe rosse”.

 

Comunque il giornalista-agente segreto, consapevole del potere tentacolare e ineluttabile della magistratura e forse anche delle enormità che aveva assecondato e amplificato, ha ritenuto opportuno patteggiare la pena già da molto tempo, mentre Vittorio Sgarbi ha rivendicato l’orgoglio di “questa stelletta da martire” e ha voluto rilanciare: “la sentenza prova la politicizzazione della magistratura”. E per avvalorare l’affermazione, secondo una logica stringente molto personale, ha citato, come evidente contraddizione con quanto disposto dalla Cassazione, il caso di Francesco Pacenza, l’esponente diessino in quei giorni appena tornato in libertà, a seguito del ricorso al tribunale della libertà. Da tale episodio si dedurrebbe in modo inequivocabile che “L’azione dei magistrati calabresi è politica” e che esisterebbe un teorema secondo il quale “chi si candida in Calabria è mafioso”.

 

Riconsiderare a distanza di qualche mese questa serie di dichiarazioni e considerazioni sul rapporto mafia -politica ed intervento della magistratura in Calabria, è enormemente interessante alla luce di una serie di sviluppi insospettabili, con riferimento al “caso Pacenza” e non solo.

 

L’anniversario dell’omicidio Fortugno è stata l’occasione per verificare la situazione di stallo e assoluta continuità con quanto era emerso dalla indagine amministrativa sulla Asl.9 che evidentemente deve costituire tuttora un nervo molto scoperto, dato che può essere citata dal sottosegretario agli interni come un mezzo di conoscenza da divulgare nelle scuole ma non può essere conosciuta e divulgata liberamente.

 

La puntata di AnnoZero dedicata a Locri ha mostrato uno  spaccato del consiglio regionale che trascende qualsiasi capacità di immaginazione: il consigliere subentrato a Fortugno  e oggettivo beneficiario della sua morte, appartenente al suo stesso partito, la Margherita, che spiega come i voti qui bisogna “guadagnarseli” e cosa succede se si promette qualcosa che non si mantiene.

Ma si è anche assistito ad un vice ministro dell’interno che ha polemizzato per tutta la serata con toni alquanto concitati per sostenere, a suo dire, “la comprovata” innocenza del capogruppo diessino in consiglio regionale Franco Pacenza, in quanto il tribunale del riesame gli ha revocato gli arresti domiciliari.

 Vale la pena di ricordare che quando fu arrestato, a metà agosto, per concussione e truffa ai danni della comunità europea, in quanto avrebbe fatto ottenere finanziamenti per 6 milioni e 470mila euro a due aziende fantasma, di cui risulterebbe socio, in cambio dell’assunzione di 13 persone  da lui raccomandate, si verificò un’ondata di incondizionata solidarietà politica bipartisan, della quale in questi giorni si sono definiti più concretamente i contorni.

 

In quella circostanza, anche l’avvocato diessino Guido Calvi,  difensore di Giancarlo Caselli come di alcuni protagonisti degli scandali economi finanziari dell’estate 2005,  ha  criticato l’appoggio incondizionato del centrosinistra calabrese a Pacenza definendolo “il segno di scarsa consapevolezza democratica”.

 

  Venerdì 10 novembre, riportata da l’Espresso e ripresa dal Corriere, esce una conversazione molto chiarificatrice dell’interesse che la politica, almeno in Calabria, tributa alla magistratura quando si occupa di politici: è il colloquio datato 18 agosto e registrato in carcere a Cosenza, tra il detenuto Pacenza ed il visitatore Ennio Morrone,  (deputato Udeur vicinissimo al ministro della Giustizia) il quale, con un gergo e uno stile da affiliato, rassicura il detenuto. “Tanto il gip sarà trasferito... Ti posso garantire che  tutti gli amici…Adamuccio, Nicola [Nicola Adamo, vice presidente della giunta regionale], Rino, Spagnolo, sono tranquilli. E comunque ne esci senz’altro. Io mi devo muovere Frà.” In riferimento al giovane PM  Giuseppe Cozzolino, titolare dell’inchiesta, il deputato si esprime in questi termini “Franco, Cozzolino è un ladro, Cozzolino è un bastardo. Ha trent’anni, è di Napoli, sappiamo dove se la fa”.

 

Il deputato Udeur in una lettera inviata al presidente della Camera precisa che “il colloquio era stato autorizzato dal Gip”, che “del trasferimento lo sapevano tutti” e  soprattutto nega di aver mai pronunciato le parole chiaramente registrate “fraintese o volutamente manipolate”.

 

Definisce il suo comportamento “ un gesto di coraggio nei confronti di una persona estremamente provata…gesto che sto pagando anche perché ingiustamente qualcuno ha messo in mezzo il ministro della Giustizia ….Spero che il ministro mandi gli ispettori a Catanzaro e Cosenza. C’è qualcuno che tira i fili. Un magistrato che ritiene di essere superprotetto ha gettato fango sulla mia famiglia definendola ‘conventicola’…ha detto anche che avrei due procedimenti penali pendenti…solo fango. Ecco perché chiedo l’intervento degli ispettori..”. (il Giornale del 18 novembre).

 

Al di là della difficoltà o impossibilità ad entrare nelle dinamiche interne al tribunale di Cosenza e allo scontro in corso tra opposte fazioni, dalla relazione dell’ispettorato generale già in possesso da tempo del ministro Mastella risulta che al tribunale di Cosenza è in servizio come giudice penale Manuela Morrone, figlia proprio di Ennio Morrone, imprenditore e deputato, precedentemente assessore nella giunta regionale calabrese. 

 

Risulta anche che il marito della dott. Morrone è il capo della squadra mobile di Cosenza. Ma dalla audizione del PM Eugenio Facciolla raccolta dagli ispettori risulta anche che la figlia del deputato Manuela Morrone sarebbe “attratta nella sfera di influenza” dell’avvocato Sergio Calabrese, difensore del padre, indagato in due procedimenti attinenti alla sua attività di amministratore. Ma non basta ancora; per definire compitamente “la conventicola” bisogna aggiungere che l’avvocato Calabrese, difensore di Ennio Morrone è  “cognato della moglie del procuratore Spagnolo” ed “affine” del capo della mobile Dodaro, nonché genero di Morrone, in quanto “nipote della moglie”. Incidentalmente, Dodaro, risulta indagato a Salerno insieme al PM Vincenzo Luberto a seguito delle dichiarazioni del pentito Giorgio Cavaliere. E poi in una concatenazione pressoché infinita, riportata con puntualità da Gian Marco Chiocci sul Giornale del 13 novembre (Calabria, il dossier degli 007 fa paura al ministro Mastella) che invoglia alla lettura delle 145 pagine di relazione, emerge un difensore in comune tra i due colloquianti, collega di studio del convivente di un magistrato della seconda sezione penale del tribunale di Cosenza. Il reticolo dei rapporti, degli interessi più o meno confessabili, delle parentele, delle affinità appare tentacolare e delinea anche una serie altrettanto evidente di incompatibilità e di situazioni tutt’altro che trasparenti e difendibili, prima che censurabili in termini giuridici.

 

E ai piani più alti della politica quali sono stati gli effetti degli “sviluppi” del caso Pacenza?

Naturalmente è stato colto al volo il grido accorato di Ennio Morrone quando lamenta “la violazione dei suoi diritti”. Secondo il capogruppo alla camera Mauro Fabris “Lo scandalo della diffusione delle intercettazioni illegali non cessa. Ma è ancor più grave quando tale attività coinvolge dei parlamentari nell’esercizio della loro attività”. Conseguenza immediata e necessaria “approvare le norme attualmente in discussione sul tema delle intercettazioni che hanno già sollevato tanti polveroni, con danno dell’onorabilità delle persone coinvolte”.  In sintesi estrema gli stralci del colloquio tra Morrone e Pacenza hanno contribuito alla rianimazione del decreto sulle intercettazioni illegali partorito in fretta e furia sull’impulso dello scandalo Telecom; e se anche come ha detto alla Camera il sottosegretario Luigi Li Gotti “i presupposti della necessità  e dell’urgenza non esistono più”,  il provvedimento “s’ha da fare”. 

 

Alla fine il sì definitivo della Camera è arrivato domenica 19 novembre con 413 sì, 1 no, 142 astenuti ed il ministro della Giustizia ha garantito “Oggi i cittadini possono essere più sereni. A nessuno sarà possibile interferire in vicende personali che nulla hanno a vedere con gli elementi investigativi”.

Come ha macroscopicamente evidenziato questo ulteriore tassello della quotidianità del “fare politica” in Calabria, ma non solo, agire indisturbati nonché “quietare, sopire, tacere” è la regola aurea per garantirsi la sopravvivenza e far sprofondare quel che resta del paese.  






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