01.11.2006 – La Stampa - Savona


I GIUDICI DI SANREMO CONTESTANO
IL REATO DI CORRUZIONE PER I LAVORI SULL’EX TRACCIATO FS

Appalto per la pista ciclabile - Indagato segretario di Scajola


SANREMO
C’è anche Giuseppe Guerrera, 45 anni, piemontese di Casale Monferrato, segretario particolare dell’ex ministro Claudio Scajola e attualmente membro della segreteria del presidente del Copaco, fra gli indagati per l’appalto della pista ciclabile destinata, entro una decina d’anni, a collegare Ospedaletti a Finale Ligure e a diventare la più lunga passeggiata sul mare di tutta Europa. Nel registro della procura della repubblica di Sanremo assieme a Guerrera c’è soltanto un altro nome: quello di Dino Masala, titolare dell’impresa che si è aggiudicata il primo lotto di lavori della nuova «promenade», da San Lorenzo al mare al confine fra Santo Stefano e Riva Ligure. Guerrera è indagato per corruzione e turbativa d’asta (articoli 319 e 352 del Codice Penale) l’impresario per la sola corruzione. L’inchiesta riguarda proprio il tratto di pista ciclabile che lunedì mattina è stato visitato dal presidente della regione Claudio Burlando. Non vi sarebbero altri indagati, stando almeno alla richiesta di proroga delle indagini presentata in questi giorni dalla magistratura.
L’inchiesta ha preso le mosse circa un anno fa in seguito all’esposto presentato dall’impresa edile Fratelli Negro di Arma di Taggia battuta sul filo di lana da Masala ed esclusa dall’appalto. Ma non era stata l’unica iniziativa giudiziaria legata al colossale appalto per la pista ciclabile, un’opera da decine di milioni. Masala, a sua volta, aveva presentato un ricorso al Tar contro l’impresa Principe di Imperia che si era aggiudicata i lavori del secondo tratto, da Riva alla periferia Est di Sanremo. Il Tar aveva dichiarato «ammissibile» il ricorso, ma la sentenza non aveva influenzato l’appalto poi affidato a Principe.
Dopo un anno di accertamenti condotti nel più assoluto riserbo, sabato scorso la guardia di finanza di Imperia, su disposizione della procura di Sanremo, ha sequestrato negli uffici del Provveditorato interregionale delle Opere pubbliche di Genova, tutta la documentazione relativa agli appalti del primo e secondo lotto. Altri documenti sono stati prelevati nella sede di «Area 24».
Il magistrato, evidentemente, vuole avere un quadro preciso dell’iter della pratica-appalti, passata da un ente all’altro con estrema facilità, e della congruità dei ribassi che hanno portato all’assegnazione dei lavori: oltre il 50 per cento per Masala e 46 per cento per Principe.
La gara avrebbe dovuta essere gestita da «Area 24», ma il presidente dell’epoca Antonio Semeria, non disponendo la società delle strutture necessarie per poter affrontare un appalto tanto complesso, aveva chiesto l’intervento del Siit (l’ex Provveditorato alle Opere pubbliche di Genova). Per un certo periodo la pratica era stata seguita da due funzionari del Siit. Successivamente, con il cambio della guardia ai vertici di «Area 24» dovuto all’avvicendamento politico successivo alle elezioni regionali e a quelle comunali di Sanremo, gli appalti, giunti a metà del loro iter, erano stati nuovamente restituiti a «Area 24» al cui vertice era stato nominato l’ingegner Tullio Russo, ex direttore del Provveditorato ed attuale presidente della 5ª Commissione Lavori pubblici, presso il ministero delle Infrastrutture a Roma. Ed è stata proprio l’ultima versione di «Area 24» a perfezionare gli appalti, del primo e del secondo tratto di Pista ciclabile.
L’inchiesta potrebbe portare anche al sequestro dei cantieri: un provvedimento che metterebbe a rischio il completamento delle opere nei tempi previsti con un danno enorme e non solo per il turismo del Ponente ligure.






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