L’Unità e Democrazia e Legalità – 13.05.06

L'Asl dei misteri

di Elio Veltri


Il 7 maggio la Digos di Cosenza si è presentata nella sede del quotidiano “Calabria ora”, diretto da Paride Leporace e ha sequestrato la relazione conclusiva dell’inchiesta amministrativa riguardante l’ASL di Locri, ordinata dal ministro Pisanu, nell’ambito delle indagini sul delitto Fortugno,  affidata al prefetto Paola Basilone e ad altri due funzionari dello Stato. I risultati dell’inchiesta avevano indotto il ministro a sciogliere l’ASL di Locri per mafia. Consegnata al superprefetto De Sena e quindi al ministro dell’interno, alcuni giorni prima delle elezioni, la relazione era stata “classificata” e cioè secretata. In altre parole era stato deciso che non si potesse pubblicare. Io stesso avevo scritto una lettera aperta a Pisanu, pubblicata da tutti i giornali calabresi, chiedendo di pubblicarla, ma i collaboratori del gabinetto del ministro mi avevano detto che sarebbe rimasta segreta anche se l’avesse chiesta la commissione antimafia del parlamento. Il che mi ha fatto trasecolare. Come mai? Cosa osta alla pubblicazione di un documento amministrativo, scritto a conclusione di una indagine amministrativa da una commissione che a differenza delle commissioni di inchiesta del Parlamento non aveva i poteri della magistratura? E perché, invece, è necessario che i cittadini, le istituzioni e i politici sappiano cosa c’è scritto in quel documento? Per capirlo è sufficiente leggere la prima parte della relazione pubblicata dal quotidiano di Leporace alla quale avrebbero dovuto seguire altre due puntate. Spesa pubblica contro ogni regola, violazione di tutte le leggi antimafia, assunzioni dei figli dei boss più potenti dello Ionio, convenzioni con strutture private pagate il doppio, il triplo contro la legge, i cui titolari sono stati condannati o sono inquisiti per reati gravissimi come l’associazione mafiosa, strutture per le quali erano già scattate le misure di prevenzione patrimoniale e di sequestro dei beni; spartizione delle assunzioni equamente divise tra le due cosche più importanti di Locri. Il tutto nel silenzio totale di tutti: amministratori, funzionari amministrativi e della direzione sanitaria, di cui fa parte la signora Laganà, oggi parlamentare della repubblica, consiglieri e assessori regionali, parlamentari nazionali ecc. In nessun paese democratico del mondo si sarebbe potuto verificare quanto in maniera argomentata e documentata racconta la relazione Basilone. I dati più macroscopici della illegalità e della criminalità che si è protratta per decenni nella latitanza dello Stato e nella viltà di chi aveva il dovere di parlare e intervenire sono questi: la spesa complessiva dell’ASL negli anni 2000-2005 è stata di 88 milioni e 227 mila euro, il doppio di quanto le norme regionali avrebbero consentito. Una parte di questi soldi sono stati spesi per convenzioni con 27 strutture private ( centri medici, laboratori di analisi e di radiologia ecc). Nelle otto pagine pubblicate si legge che per circa 135000 abitanti sono stati pagati 11.224.919 interventi e che ogni cittadino sarebbe ricorso alle strutture private convenzionate 13’96 volte all’anno!.Chi erano i soci e i titolari di queste strutture? Medici e altri professionisti, legati alle cosche della ndrangheta, arrestati alcuni e  condannati o inquisiti per reati gravissimi, che vanno dall’associazione mafiosa all’usura. A nessuno è stato chiesto, come prevede la legge, il certificato antimafia. Inoltre alcune strutture erano state già sotto sequestro in base alla legge sulla confisca dei beni. I funzionari interrogati dai commissari hanno confessato che erano consapevoli di violare la legge, ma hanno taciuto per motivi di ordine pubblico. Sic! L’assunzione di 76 persone da parte di due cooperative che si occupano di pulizia dei locali è stata spartita tra le due cosche dominanti a Locri: Cordì e Cataldo, ma partecipavano al banchetto della spesa pubblica, in un modo o nell’altro, anche le cosche Nirta, Barbaro, Commisso, Aquino, Mazzaferro-Ierinò, Morabito- Palamara- Bruzzaniti, Strangio ecc. Insomma, erano loro lo Stato che in Calabria ha le sue leggi e le impone con efficienza, rapidità e, soprattutto, con violenza. Lasciano perplessi anche i ritardi della nuova giunta regionale dal momento che le convenzioni con le strutture private scadute nel 2005 erano ancora in vigore nel febbraio del 2006. Coma mai? Eppure le persone erano note, la trattativa privata imperversava, i finanziamenti splafonavano, i certificati antimafia mancavano. A questo punto il meno che si possa chiedere al ministro Pisanu, finchè resta al Viminale, è di pubblicare la relazione o comunque di spiegare con chiarezza le ragioni della segretezza, dal momento che ogni giorno di più diventa chiaro il legane tra l’uccisone di Fortugno e gli affari della sanità. A Prodi chiediamo di occuparsi con impegno del problema Locri e della Calabria che è tutt’uno con quello della ndrangheta, definita nella relazione come tra le più pericolose organizzazioni criminali a livello mondiale, con una spiccata capacità imprenditoriale. C’è da augurarsi che Romano Prodi ne affidi il compito a persone che non abbiano avuto troppi rapporti politici in Calabria, di provata fedeltà allo stato e di comprovata competenza. Al presidente Loiero chiediamo un impegno altrettanto chiaro e tempestivo senza guardare in faccia a nessuno. Infatti, se lo Stato democratico  dovesse soccombere un’altra volta sul problema Fortugno- ASL di Locri la Calabria sarebbe perduta per sempre.





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