dal sito di Democrazia e Legalità

Dopo la pubblicazione della relazione sulla Asl di Locri, abbiamo intervistato l'on. Angela Napoli, di Alleanza Nazionale, nota per il suo impegno all'interno della Commissione Antimafia e per le sue battaglie per la legalità in Calabria. La abbiamo interpellata per la sua competenza e conoscenza dei fatti. Le abbiamo rivolto domande sulla Azienda Sanitaria, sul caso Fortugno, e le abbiamo chiesto le sue opinioni sulla situazione della sanità calabrese.  Le sue sono risposte che riteniamo importanti e utili, che offrono ulteriori spunti su questa incredibile vicenda.

On. Napoli, abbiamo pubblicato la relazione sulla ASL 9 di Locri nella sua interezza. Ne esce un quadro sconfortante. Mi permetta di chiederle una ovvietà: come è stato possibile arrivare a tutto questo?

Perchè questo è il sistema, purtroppo. A mio avviso, lo dico con amarezza, questo è il sistema che attiene alla quasi totalità del dipartimento della sanità calabrese, specialmente a quello della provincia di Reggio Calabria. Ci sono situazioni simili a quella della ASL di Locri, e simili responsabilità, anche a Palmi, a Melito-Porto Salvo...il problema è che non si è mai riusciti a incidere su questo sistema, non c'è mai stato un intervento (amministrativo o giudiziario) utile a ripulire, sanare quello che definisco il sistema (e lo abbiamo visto anche nella puntato di AnnoZero). Guardi ai concorsi: hanno sempre visto vincitori i parenti o gli affiliati alle famiglie di 'ndrangheta. E su questo non c'è mai stato un intervento giudiziario incisivo. Lo stesso dicasi per gli appalti, i contratti, le convenzioni, le forniture di servizi e materiali...ma insomma, una Commissione Straordinaria che sa che il direttore sanitario è sotto processo e lo lascia al suo posto... è necessario che cambino i modi... anche dopo lo scioglimento della Azienda Sanitaria, il sistema non è stato inciso.

Quando è venuto il presidente del consiglio Prodi, pochi giorni fa, per ricordare Francesco Fortugno, l'azienda commissariata ha ordinato piante e fiori per addobbare i reparti per la “modica cifa” di 7.000 euro. E a chi la va ad ordinare? Ad una ditta legata ad un personaggio compromesso con le cosche. Citato, oltretutto, a pagina 95 della stessa relazione! ho presentato una interpellanza, in tal senso. Quindi sapevano benissimo chi era. Secondo me, Prodi ha sbagliato ad andare, sapendo quale fosse (e sia tuttora) la situazione. Pensi che a tutto il personale sanitario, e parasanitario, è stato imposto (tramite circolare!) di presenziare alla visita di Prodi, con tanto di camice bianco. Immaginatevi la scena: da una parte, i sindaci della zona, con la fascia tricolore, e dall'altra, tutti schierati e vestiti di bianco, medici e paramedici che applaudivano Prodi. Basta leggere la relazione per vedere chi sono, molti di loro. Con nomi e cognomi...ecco, questo deve cambiare. A mio avviso, l'unica che ha pagato è stata il prefetto Paola Basilone, che ha voluto la coraggiosa ispezione, e che subito dopo è stata allontanata, trasferita dalla prefettura di Vibo Valentia, dove aveva svolto una funzione ripeto coraggiosa. È triste dirlo, ma, alla fine dei conti, non è successo nulla...

Lei ha fatto alcune interpellanze e interrogazioni sulla Asl di Locri e sulla situazione generale locale...ha avuto risposte soddisfacenti?

Ancora nessuna risposta. Ne ho fatta una proprio riguardo all'omicidio Fortugno, chiedendo perchè fosse stato trasferito al ministero il magistrato che per primo si occupò del caso, una proprio sulla situazione della Asl 9.... rispondendo al mio collega on. Tassone, che appunto chiedeva ragione del trasferimento del procuratore Creazzo, il sottosegretario alla giustizia Li Gotti ha citato una mia precedente interrogazione (vedi fondo pagina, nda), dicendo che essa richiede un lavoro di raccolta dati, al quale il governo sta provvedendo, per fornire tutte le risposte necessarie. Sto ancora aspettando. Ma non possono darle, le risposte! I dati sono sotto gli occhi di tutti, sarebbero risposte troppo gravi...

Onorevole Napoli, non sono mai riuscito a capire perchè l'allora ministro degli interni segretò la relazione sulla Asl di Locri.

È molto strano, in effetti. Io stessa ho chiesto a suo tempo che fosse resa nota. È assurdo secretare un documento così. È stato anche tardivo il commissariamento della Azienda Sanitaria, l'unica sciolta per mafia in tutta Italia. Il commissariamento è arrivato solo dopo due mesi dalla consegna del documento prefettizio, ed è stato disposto solo nell'ultimo consiglio dei ministri del precedente governo. Io non sono riuscita ad acquisirlo, visto che la commissione antimafia era già sciolta. Neppure il vicepresidente del consiglio Fini, al quale mi ero rivolta, riuscì ad ottenerla. Avrei giustificato la segretazione se ci fosse stato un seguito giudiziario, se avesse costituito la base di un ulteriore intervento giudiziario, ma esso non ci fu. Allora, che senso ha? Neanche io capisco. Inoltre, che ci fosse una emergenza e una criticità era noto a tutti

Anche all'on. Laganà?

Non v'è dubbio! Come dirigente, all'epoca, Maria Grazia Fortugno Laganà aveva l'obbligo di esprimere parere anche sull'acquisto di materiali, sulle forniture... indubbiamente conosceva i rapporti, le persone... mi risulta che l'onorevole Franco Fortugno e sua moglie abbiano partecipato al matrimonio del figlio di Marcianò, che all'epoca forse non era un delinquente...o...

Lei ha espresso qualche dubbio sulla proclamata “natura politica” dell'omicidio Fortugno... cosa non le torna?

Ho avuto qualche perplessità non perchè non creda al coinvolgimento di aree della politica, che sono legate con intrecci di ogni genere alla gestione della sanità, ma perchè fino ad oggi, le indagini hanno evidenziato come “natura politica” di questo assassinio solo l'incarico di vicepresidente della regione che occupava Fortugno stesso. Personalmente sono convinta che sia coinvolta un'area politica, difficilmente definibile allo stato dei fatti noti, quell'area che non riguarda certo un solo partito o schieramento, e che ha intrecci e interessi perversi, e trasversali, nel malaffare della sanità.

La mia perplessità è dovuta proprio al tentativo di deresponsabilizzazione ....se ne è servita la stessa vedova di Fortugno: parla sempre di un omicidio di mafia con un imput politico, ma non dice mai da dove sarebbe venuto questo imput. A mio avviso c'è una fase di depistaggio. L'onorevole Laganà è andata alla DDA di Catanzaro a farsi consegnare le interrogazioni di Fortugno contro un dirigente della asl, che avrebbe cercato di sdoppiare alcune funzioni di primario, funzioni che appartenevano allo stesso Fortugno. Questo significa, però, evidenziare solo interrogazioni di Fortugno “pro domo sua”, su un caso che lo interessava direttamente. Sulla situazione generale, esistono interrogazioni di Fortugno, denuncie sul sistema generale all'interno dell'ospedale e della Asl 9? Se ci sono, ha senso dire che Fortugno si è opposto alla mafia, ma se non emergono...allora non capisco.

Insomma, se vogliamo capire...  dobbiamo tenere conto che la campagna elettore che condusse Fortugno, ottenendo un sacco di voti, non si svolse solo a Locri, ma in un ambito molto più ampio. La sua campagna interessò l'intera provincia di Reggio Calabria, molto la piana di Goia Tauro (lo so bene, è dove risiedo)... Si assicurò molto consenso anche assicurando che avrebbe occupato la carica di assessore alla sanità... Per quanto riguarda la verità sull'omicidio...Io dico, ma la mia è solo una delle ipotesi possibili,(e quando non si hanno certezze, le ipotesi sono legittime), che è sbagliato concentrarsi solo su Locri, solo su quel territorio. Credo che le indagini dovrebbero interessare una area più vasta.

intervista telefonica effettuata da Marco Ottanelli, dalle ore 11.30 alle 12.00 circa del 20/10/06


Atto Camera
Interpellanza 2-00125
presentata da
ANGELA NAPOLI
martedì 19 settembre 2006 nella seduta n.037
 

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:

tutte le relazioni sulla criminalità organizzata predisposte dal Ministero dell'interno, dalla DIA (Direzione investigativa antimafia) e dalle Commissioni parlamentari antimafia hanno sempre evidenziato l'assoluto
controllo della `ndrangheta sul territorio calabrese, attraverso l'accaparramento degli appalti pubblici, la capacità di sostituirsi all'economia legale e di inserirsi nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione;

in Calabria la `ndrangheta riesce persino ad avere un illecito e cospicuo reddito dal settore della sanità, la cui spesa negli ultimi anni ha provocato un danno all'erario per quanto risulta all'interpellante per oltre cento milioni (su un totale nazionale di 288,8 milioni);

non v'è dubbio che in Calabria esiste un forte sodalizio tra politica, `ndrangheta, imprenditoria e massoneria deviata che, ad oggi, nonostante il grande e costante impegno delle Forze dell'Ordine e della Magistratura, è stato impossibile disarticolare;

a fronte di quanto sopra le amministrazioni locali calabresi ed i relativi Consigli dovrebbero essere composti da persone capaci di amministrare la «cosa pubblica» con assoluta trasparenza e con il rifiuto di qualsiasi contiguità o collusione con ambienti del malaffare;

l'attuale Consiglio regionale calabrese, a maggioranza di centro-sinistra, eletto nell'aprile del 2005, è stato supportato da numerosi suffragi che hanno consentito una vittoria con ben 20 punti di distacco dalla coalizione di centro-destra uscente;

diversi consiglieri regionali calabresi eletti avevano già avuto problemi con la giustizia, tanto che sembrerebbe sia stata avviata, a suo tempo, un'indagine su eventuale «voto di scambio»;

a pochi mesi dal nuovo insediamento consiliare regionale calabrese, il 16 ottobre 2005, è stato ucciso il Vice presidente, dottor Francesco Fortugno;

il delitto, definito da subito «politico-mafioso», ha richiamato l'attenzione dei massimi vertici istituzionali, ma, a quasi un anno di distanza la verità sullo stesso rimane avvolta dal mistero, considerato che, fino ad oggi, sono stati catturati «presunti» killer e mandante;

ha destato molta perplessità in tutti i cittadini calabresi che il titolare delle indagini sull'omicidio Fortugno, dottor Giuseppe Creazzo, sostituto procuratore della DIA (Direzione investigativa antimafia) di Reggio Calabria, sia stato chiamato a ricoprire un incarico presso il ministero della giustizia;

il professor Tonino Perna, economista e sociologo, ex Presidente del Parco Nazionale dell'Aspromonte, in una intervista rilasciata al giornale Vita il 4 novembre 2005, ha testualmente dichiarato: «L'omicidio Fortugno è il frutto dell'ostinazione del centro-sinistra a voler vincere le elezioni a tutti i costi ....... e il centro-sinistra nella locride è passato dal 35 per cento al 70 per cento. In una zona a forte controllo mafioso uno spostamento di voti così massiccio significa che è stato stipulato un patto con la `ndrangheta e Loiero lo sa bene»;

il settimanale L'Espresso del 3 novembre 2005 in un articolo intitolato «Politica Calibro Nove», dove si afferma che «la chiave del delitto Fortugno è nei flussi elettorali ..... perché le cosche hanno scommesso sulla sinistra ..... ma ora temono di perdere i grandi affari», si iniziano a fare i nomi di alcuni consiglieri regionali eletti, anche quello del governatore Loiero, appartenenti alla Margherita e all'Udeur, che avrebbero frequentato uomini delle cosche, dalle quali avrebbero ricevuto favori elettorali in cambio di «crediti» dei quali non si conosce la natura;

il 6 dicembre 2005 in un articolo pubblicato su Il Sole 24 ore si parlava di una voce secondo cui ben undici consiglieri regionali calabresi sarebbero implicati in provvedimenti giudiziari o sotto processo;

nel mese di giugno 2006 il giornale inglese The Guardian, riferendosi al movente dell'omicidio Fortugno, lo legava «agli sforzi della `ndrangheta di entrare nella sanità locale», sforzi agevolati dal supporto elettorale che la criminalità organizzata avrebbe dato alle forze politiche calabresi del centro-sinistra durante le elezioni regionali del 2005;

alcuni mesi fa un'agenzia di stampa, suffragata da voci ricorrenti anche in Parlamento, riferiva di ben cinque consiglieri regionali calabresi ai quali sarebbe stato imposto «il divieto di espatrio»;

il 16 agosto 2006 il capogruppo dei DS in Consiglio regionale della Calabria, Franco Pacienza, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza, con l'accusa di truffa per i fondi UE e concussione; in data 29 agosto 2006 il Tribunale della Libertà ne ha annullato la misura della custodia cautelare in carcere;
l'interrogante, già nella precedente legislatura, e da ultimo in data 27 luglio 2006, ha presentato l'atto ispettivo n. 4/00735 per chiedere un'indagine ministeriale proprio sulla elargizione dei fondi della legge n. 488 del 1992 in Calabria;

notizie di stampa hanno riferito di una indagine sull'utilizzo in Calabria dei fondi della legge n. 488 del 1992, operata nei mesi scorsi dallo Scico (Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata) della Guardia di Finanza, nella quale compaiono tutte le truffe attuate da varie aziende e società, alcune delle quali non avrebbero avuto neppure i requisiti per poter usufruire dei fondi; nell'indagine in questione compaiono anche gli interessi della `ndrangheta, la quale conosce bene i metodi per infiltrarsi laddove è possibile lucrare illecitamente, anche individuando canali attraverso i quali entrare in contatto con le istituzioni;

in data 5 settembre 2006 è stata emessa una informazione di garanzia nei confronti del Vice Presidente della Giunta Regionale Calabrese, Nicola Adamo, con l'accusa di truffa, associazione per delinquere e abuso d'ufficio, nell'ambito di un'inchiesta che riguarda presunti illeciti nell'erogazione di finanziamenti a società operanti in vari settori tra cui l'informatica dove avrebbe svolto un ruolo, in diversi periodi, la propria moglie;

nell'indagine sul complesso intreccio di società che riuscivano ad accaparrarsi i milioni dei finanziamenti europei, statali e regionali, «ve ne sarebbero alcune direttamente o indirettamente collegabili a famiglie della `ndrangheta calabrese»;

il quotidiano Calabria Ora del 6 settembre 2006 indica, senza precisarne i nomi, in ben 22 i consiglieri regionali calabresi che presentano conti in sospeso con la giustizia, per i reati che vanno dall'associazione mafiosa alla truffa, dall'associazione a delinquere all'abuso d'ufficio;

il quotidiano Il Giornale dell'8 settembre 2006 nell'articolo dal titolo «Calabria, tutti gli scandali che imbarazzano l'Unione» cita, indicandone le generalità, alcuni dei Consiglieri e Assessori regionali calabresi, evidenziando i relativi reati commessi e quelli risultanti da attività investigative;

quanto sopra riportato evidenzia in modo inconfutabile la gravità della situazione in cui versano la Giunta ed il Consiglio regionale della Calabria, sia dal punto di vista giudiziario che morale; il tutto crea grave inquietudine nei cittadini calabresi e un grave danno d'immagine per l'intera istituzione regionale -:

se non ritengano necessario ed urgente assumere idonee iniziative per giungere allo scioglimento del Consiglio Regionale della Calabria.

(2-00125) «Angela Napoli».





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