18.10.2006 – IL SECOLO XIX
Pegli – quarantenne guadagnava 10 mila euro al mese. Scoperto a Certosa.
Artigiano delle griffe false
bloccato al mercato rionale

Oltre duemila etichette trasferibili e millecinquecento capi di abbigliamento confezionati artigianalmente sono il bilancio di un operazione della Compagnia pronto impiego della Guardia di Finanza che ha portato alla scoperta a Pegli di una stamperia clandestina di prodotti taroccati. Il gestore, V.L.C., un piemontese di 43 anni, più volte già finito nei guai per reati analoghi, è stato denunciato per produzione, vendita e ricettazione di articoli contraffatti.

L’individuazione del piccolo laboratorio illegale è il frutto di una lunga serie di appostamenti nei mercati rionali cittadini. Il venditore ambulante, per altro senza licenza, approfittando della collaborazione di alcuni cittadini stranieri operanti nello stesso settore – che, nei vari mercati operavano come vere e proprie “vedette” – era solito attendere il momento più propizio per esporre, su di un improvvisato bancone, tutta la mercanzia contraffatta che, abilmente ed artigianalmente, aveva prodotto in proprio.
I prezzi stracciati con cui offriva le maglie e le felpe – con i più noti marchi di fabbrica (“D&G”, “Gucci”, “Loius Vuitton”, “Play Boy”, “Fendi”, “Prada”), cedute sia a clienti occasionali che, all’ingrosso, ai venditori extracomunitari – richiamavano, ogni volta, un considerevole numero di clienti. La rapidità della vendita non aveva, sinora, consentito il tempestivo intervento delle pattuglie delle Fiamme gialle, che, già in alcune occasioni, avevano raggiunto il luogo dello smercio con pochi istanti di ritardo e sempre, comunque, preannunciate dalle vedette.

L’individuazione di uno dei luoghi preferiti da V.L.C., il mercato di Certosa, suggeriva, tuttavia, di attendere proprio in quel luogo il ritorno dell’ambulante. Nei giorni scorsi, i militari, appostati in abiti civili, appuravano che V.L.C., puntuale e come un orologio, si presentava all’appuntamento con un furgone pieno di mercanzia contraffatta. L’intervento consentiva di rinvenire oltre millecinquecento capi contraffatti.
La perquisizione domiciliare permetteva, inoltre, di scoprire in casa dell’uomo l’esistenza di una pressa a caldo nuovissima e idonea all’impressione di loghi trasferibili su capi di abbigliamento. Occultati tra vari effetti personali i militari rinvenivano oltre duemila etichette trasferibili riportanti gli stessi loghi apposti sui capi sequestrati sul bancone. La pressa a caldo, di ottima qualità e capacità produttiva, permetteva all’uomo di realizzare una media di almeno 50 capi al giorno, con guadagni che sfioravano i 10.000 euro mensili.





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