IL SECOLO XIX - 30.07.2006

SAMPIERDARENA Blitz della polizia, quaranta ragazze identificate, la minorenne è stata affidata a un istituto religioso cittadino
Maxi retata di "lucciole" nella notte
Tra loro una quindicenne. Diverse mostrano il passaporto:
abbiamo sposato uomini italiani

Al momento del controllo molte ragazze, romene e moldave, hanno esibito con fierezza un valido permesso di soggiorno. «Siamo regolari - hanno detto agli uomini della squadra mobile, impegnati in una vasta operazione anti prostituzione -. Siamo sposate con uomini italiani, quindi non siamo clandestine».
La notte scorsa i poliziotti hanno controllato uno dei maggiori distretti a luci rosse della città: la zona compresa tra via Sampierdarena, via di Francia e corso Perrone. Dove ogni notte battono il marciapiede decine e decine di "lucciole", quasi tutte straniere. Ne sono state identificate quaranta, 25 romene e 15 moldave. Tra loro anche una minorenne: Olga, nome di fantasia, una ragazzina quindicenne appena arrivata a Genova dalla periferia di Bucarest. E subito mandata, probabilmente da qualche suo connazionale, a vendersi sulle strade del ponente.
Olga adesso è uscita dall'incubo. Al momento dell'arrivo dei poliziotti ha tentato di fornire una versione differente dalla realtà. Ha detto che si trovava a passare di lì e che non era una prostituta. Ma una volta accompagnata in questura è crollata, raccontando la squallida verità di cui per qualche giorno è stata vittima. La minorenne è stata affidata ad una comunità gestita da suore. Ci vorrà tempo e assistenza psicologica perché la ragazzina straniera dimentichi quello che le è accaduto.
Complessivamente i poliziotti della mobile hanno identificato quaranta prostitute. Di queste una è stata arrestata, in quanto colpita da un ordine di carcerazione per violazione della Bossi-Fini. Per altre quindici si profila l'espulsione, perché irregolari in Italia.
Ma la sorpresa per gli agenti è arrivata quando quasi una decina delle 40 ragazze ha mostrato con soddisfazione un regolare e autentico permesso di soggiorno, senza data di scadenza. «I nostri mariti sono italiani» hanno spiegato, facendo luce su un fenomeno che evidentemente ha preso campo: quello dei matrimoni stipulati, per interesse reciproco, tra italiani, quasi sempre anziani, e giovani ragazze straniere.
Legami quasi certamente non supportati dall'amore, ma che permettono al marito di ottenere una somma di denaro (tra 500 e 1000 euro) e alla moglie di poter restare in Italia senza più la preoccupazione della scadenza del permesso di soggiorno. Ora gli investigatori della Mobile dovranno accertare l'efficacia e la regolarità di queste unioni, risalendo agli anziani mariti che verranno ascoltati nei prossimi giorni.
Durante il blitz dell'altra notte sono stati anche arrestati due giovani senegalesi che avevano in tasca diverse dosi di cocaina. Droga che veniva spacciata proprio nelle vicinanze delle prostitute e che quindi, secondo gli inquirenti, era destinata ai clienti delle stesse ragazze.
Simone Schiaffino


IL SECOLO XIX - 30.07.2006
Eva: «Se non hai meno di 20 anni non lavori»
Denise, sedicenne: «Sono qui per fare soldi»

A mezzanotte, sotto l'elicoidale dello svincolo autostradale di Genova Ovest, è comparso anche un camioncino degli hot dog. In tutto simile a quello che nei weekend fa l'alba in piazza Dante, in centro. Rifocillando i giovani della movida. A Sampierdarena invece mangia chi lavora, per tirare avanti sino almeno alle 5. E gli utenti. «Con il passaggio che c'è qui, dei clienti delle ragazze, di soldi se ne tirano su più che in viale Brigate Partigiane», ammette il titolare del chiosco, senza troppi imbarazzi.
Via Sampierdarena e il parallelo lungomare Giuseppe Canepa sono le vie della Genova a luci rosse. I boulevard dello sfruttamento, spesso di minorenni. Costrette a "battere" il marciapiede per pagare il proprio "datore". Il protettore. Dopo le dieci di sera si animano di gonne corte e decolleté in bella mostra.
«Adesso se non hai meno di vent'anni lavori poco», spiega Eva (il nome è di fantasia, come tutti in questa pagina, per proteggere chi ha parlato, ndr). Lei ne ha 22. In Italia è venuta in un furgone. Dall'Albania: «Io sono qui da un anno e mi sono ritagliata i miei spazi. Ma per quelle che arrivano ora le cose sono difficili: a meno che non siano minorenni».
Dopo l'inchiesta in più puntate del Secolo XIX sul primo avamposto del ponente cittadino e la retata di martedì sera, replicata anche venerdì, si moltiplicano le lamentele dei cittadini. «La presenza di prostitute e dei loro frequentatori diventa fenomeno di grave turbativa non solo sulle strade - scrive, in una lettera inviata anche al prefetto, Domenico Minniti, presidente della circoscrizione Centro Ovest - ma addirittura nei pressi e dentro i portoni degli stabili».
E già, palazzi e portoni. L'altra sera alle 23 erano già tre le ragazze in piazza Monastero. Sulla quale si affacciano tre caseggiati. Romene, con al massimo vent'anni. Non di più. Qualcuno passando in auto si è fermato. Ha chiesto ed è ripartito. Poco più avanti Maria. L'abito è succinto, a fiori. Ma definirlo scandaloso suonerebbe davvero eccessivo. «Vengo dal Kosovo - racconta - che fai, sali?». Sali? Sì, in uno di quegli appartamentini che il "pappa" allestisce per loro: «In macchina sono trenta euro. In casa da me invece settanta». Casa è un parolone. Nella maggior parte dei casi sono tuguri di pochi metri quadrati. Altro che Irma la dolce e Les Halles di Jack Lemmon . Ancora una domanda, poi si insospettisce. «Perché mi chiedi tutte 'ste cose? Non sono mica dell'ufficio stranieri», risponde. Guardando sempre più insistentemente verso l'alto. Evidentemente sa che dal suo privé qualcuno la spia. Il protettore sorveglia ogni mossa: per battere in ritirata in caso di visite da parte di poliziotti in borghese. Oppure per interv enire e strigliare a dovere la sua "assistita" se perde tempo.
Per loro, le ragazze, un cliente perso è qualcosa di più di un mancato guadagno. È un pezzo di serenità, quella poca che rimane, che va in malora. Le giovani dell'Est che vengono portate in Italia sono costrette a versare al protettore l'obolo serale: settanta euro da sganciare alla gang di albanesi che gestisce la zona.
A rendere Sampierdarena un territorio incontrollabile anche per le forze dell'ordine, dove la mappa della prostituzione è arrivata a comprendere zone fino a pochi mesi fa interessate solo più marginalmente dal fenomeno (come via Buranello, via Pieragostini, via Degola, via Pacinotti), è stato un ricambio generazionale tra i professionisti dello sfruttamento delle donne. Dopo l'arresto a inizio luglio di "Victor", il grande guru della tratta delle nigeriane, le cose a Sampierdarena stanno cambiando. Pare che buona parte delle sue ex protette puntino ora verso l'alessandrino. Dove la vita per loro è meno grama. E in effetti, l'altra sera, di ragazze dalla pelle scura in lungomare Canepa se ne sono viste ben poche. Le zone vengono ora ridisegnate. Con le giovani dell'est a farla da padrone. Principalmente romene. Ma anche moldave e albanesi. A chiedere l'età si fa presto: diciotto e diciannove anni la risposta classica. Peccato però che molte, all'anagrafe, di anni ne abbiano soltanto sedici.
È il caso di Denise. La si incontra passando sotto il Wtc, dopo mezzanotte. Sul lato che guarda a mare, prima dei palazzi della Guardia di Finanza, c'è un club privato che di movimento ne produce parecchio. Davanti all'entrata ci sono almeno cinque ragazze che aspettano l'uscita di qualche avventore. All'angolo, venti metri più avanti, Denise sembra non sapere nemmeno dove si trova: «Sono qui per lavorare e fare soldi, non ho voglia di parlare». Da quanto sei qui? «Una settimana». Sette giorni che le hanno disegnato in volto i lineamenti di chi, al primo giorno di scuola, guarda sconsolato i propri genitori andarsene. «Quanti anni ho? Diciotto». No, davvero. «Sedici». Voilà: svelato l'arcano. Rigira nervosamente in mano il pacchetto di sigarette. L'unico appoggio che le resta per superare la notte. Pensando il meno possibile. Tornando in via Sampierdarena, intorno alle 2, resta il tempo di affiancare una delle ultime italiane che resistono. Giulia è di Napoli: «Sono qua da quattro anni. Prima ho girato un po' dappertutto: Milano, Roma. Lo sai che sono l'unica italiana?». Positivo per non farsi fregare, pessimo per ascoltare i commenti di chi si avvicina. «Qua è tranquillo - prosegue - non è vero che i residenti si lamentano. Almeno non con me».
Marco Fagandini


IL SECOLO XIX - 30.07.2006
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'ambulante
«Vendo più panini che in Centro»
La scena è degna di "Casa Vianello". La compagna del titolare che se la prende con i clienti delle lucciole: «Sono loro che dovrebbero vergognarsi, non le ragazze». E l'uomo che invece sentenzia: «Prima o dopo tutti questi signori passano di qui. Si fanno buoni affari».
Quel furgone-cucina di notte lavora a ciclo continuo. Il suo conducente lo parcheggia sempre sotto l'elicoidale. Solleva la tenda a strisce bianco-rosse e inizia a sfornare panini con i crauti e a vendere birre ghiacciate. È una specie di osservatorio costante e privilegiato sulla situazione. Un osservatorio "ambulante".
«Con una retata non si risolve un bel niente - spiega l'uomo - ne tolgono dieci dalla strada e nemmeno due giorni dopo le hanno già sostituite. Se vogliono cambiare qualche cosa in questa zona devono pensare a interventi diversi». Del genere? «Non saprei - ammette, girando un pezzo di salsiccia - se continuano tutti a protestare si potrebbe davvero ripensare a quelle». Quelle che? «Le case chiuse».
A quel punto interviene la donna che siede dietro la cassa. Si inserisce nella conversazione. Ed è tutto fuorché un inserirsi in sordina: «Tutti se la prendono con quelle ragazze. Sono poco vestite e via dicendo. Ma loro non devono vergognarsi di nulla: quelli che ci vanno invece...».
Parlando dei clienti delle prostitute si infervora: «Ormai passano uomini in auto ogni secondo. Molti sui quaranta, cinquant'anni. Poi ci sono i più giovani. Che si fanno in giro solo per vedere e rompere le scatole a quelle poverette. E poi si lamentano che c'è rumore!». Come a dire: non sono mica le prostitute che tengono accesi i motori fino alle 5 del mattino in via Sampierdarena. Trasformata in una specie di Pigalle in versione nostrana.
«Qua comunque i panini si vendono più che in centro - riprende il titolare - soprattutto adesso con la bella stagione. Tutti si riversano in riviera, nei locali estivi sulla spiaggia. Prima stavo in via Brigate Partigiane. Adesso chi ci trovi? Nessuno. Qui invece il viavai è continuo». I soldi sono soldi. Ma un'occhio di riguardo, la sensibilità femminile, per fortuna riesce a metterlo. «Sono gli uomini che girano qua che dovrebbero vergognarsi. Adesso poi si spostano anche più avanti, dopo via di Francia, per i trans. Alla fine magari sono gli stessi che protestano. Quelle ragazzine, spesso minorenni, non fanno altro che tirare a campare».
M. Fag.






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