IL SECOLO XIX - 7 luglio 2006
«La gang mi ha salvata dalla droga»
di Matteo Indice

LA STORIA
Il gruppo della ragazza e gli ex rivali dei Netas oggi pomeriggio parteciperanno assieme ad un concerto allo Zapata.
Sara, 17 anni: sono italiana ma entrando nei Latin King ho cominciato una nuova vita


«Ho iniziato a uscire da sola a undici anni, in Valpolcevera, e le frequentazioni sbagliate le ho avute con italiani, i miei connazionali. Ero giovanissima ma da subito hanno cominciato a farmi bere e nel giro di due anni ho iniziato ad abusare dell'alcol, per avvicinarmi pure agli stupefacenti. Mi sono sganciata da questo giro entrando in contatto con i "Latin King". E adesso alcuni ragazzi con i quali sono cresciuta, a Certosa, mi chiamano "venduta": è una cosa incredibile, ma succede davvero».
Sara ha lo sguardo fiero, dimostra più di diciassette anni. E la sua storia, oggi, assume un significato particolare perchè al centro sociale Zapata di Sampierdarena va in scena la seconda, fondamentale tappa del processo di riappacificazione fra Latin King e Netas, le due principali gang di sudamericani protagoniste, in passato a Genova, di scontri molto violenti. «Il clima è cambiato - ripete lei -. Dopo l'incontro organizzato dall'Università alla Sala chiamata del porto, due settimane fa, che ci ha permesso di avviare un percorso comune per evitare nuove frizioni, vogliamo dimostrare alla città che quella comunemente definite bande sono in realtà associazioni per aiutarsi uno con l'altro, in una metropoli che spesso respinge gli stranieri. Senza lavoro e stabilitàè difficile integrarsi».
Il prossimo passo sarà un concerto in programma domani pomeriggio proprio allo Zapata, in via Sampierdarena, allorché«Latin King y Netas juntos contra el racismo», Latin King e Netas uniti contro il razzismo, avvieranno una raccolta di fondi a sostegno delle famiglie dei giovani, appartenenti ad entrambi i gruppi, arrestati a conclusione della maxi-inchiesta condotta dai poliziotti del commissariato Pré. «Molti di loro, anzi di noi - prosegue Sara - hanno commesso errori, nessuno intende negarli. Ma grazie alla disponibilità di spazi, finalmente, abbiamo potuto incontrarci». Accanto a lei Gonzalo, suo coetaneo, parla a nome dei Netas. Dice che «due mesi fa non ci saremmo nemmeno guardati in faccia, adesso ci stringiamo la mano. Non vogliamo più essere osservati come animali in un acquario».
E però il racconto più impressionante resta quello di Sara, che snocciola i nomi delle diverse organizzazioni come nemmeno i sudamericani e spiega presto perché. «Se l'obiettivo è quello di abbattere le barriere razziali be', non avrebbe senso che la frequentazione fosse proibita a chi non è originario dell'Ecuador».
Si stempera la tensione fra le pandillas, in città, anche se restano alcuni nodi da risolvere. Spiegano Sara e Gonzalo: «Stiamo cercando di convincere i componenti di altre bande, in particolare i Rebeldes e Los templados, a smetterla con i contrasti. Sono aggregazioni più ristrette, composte al massimo da una decina di persone». Meno chiara è invece la situazione di Milano, dove a pochi giorni dall'inchiesta genovese erano finiti in manette altri quindici latinos, considerati protagonisti di pestaggi e spedizioni punitive. Sara sorride, adesso: «Vorremmo convincerli ad avviare un percorso identico al nostro, per smentire anche molti luoghi comuni. Andare a letto con il capo? È una palla colossale. E io ero davvero una sbandata quando stavo con gli italiani».






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