AGE - 7 giugno 2006

CASSAZIONE: BUFFONE A BERLUSCONI,
UTILE CRITICA SOCIALE

ROMA - Dire al presidente del Consiglio "fatti processare, buffone! Rispetta la legge, rispetta la democrazia o farai la fine di Ceaucescu e di don Rodrigo" non é un insulto ma, anzi, ha una "utilità sociale" per il suo carattere di "critica politica" rivolta nei confronti di un uomo pubblico. E' il motivo in base al quale la quinta sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio la condanna a una multa inflitta nel febbraio 2005 dal giudice di pace di Milano al freelance Piero Ricca per aver "offeso l' onore e il decoro di Silvio Berlusconi". Secondo i supremi giudici, "non si è trattato di gratuita aggressione alla persona del querelante, ma di forte critica, speculare per intensità al livello di dissenso originato nell' ambito politico e nell'opinione pubblica dalla delicatezza dei problemi posti ed affrontati dalla parte offesa". Nella motivazione della decisione (sentenza 19509), la Corte al giudice di pace milanese di "estrapolato dalle frasi pronunciate dal Ricca il solo termine oggettivamente offensivo, negando l' esercizio del diritto di critica ed omettendo di contestualizzare, come dovuto, l'esternazione". Il fatto avvenne il 5 maggio 2003, nel palazzo di giustizia di Milano, a margine di una udienza del processo Sme nel quale l' allora presidente del Consiglio Berlusconi era comparso per rilasciare dichiarazioni spontanee. Lo stesso freelance milanese ha poi reso noto che Berlusconi lo aveva querelato chiedendo un risarcimento di 50 mila euro tramite l' Avvocatura dello Stato. Per la Cassazione quella frase ebbe una "utilità sociale intesa come interesse della collettività alla manifestazione del pensiero". L' esternazione, è spiegato nella sentenza, ha il carattere della "critica politica", della quale "é conferma l' evocazione del dittatore romano Ceaucescu e del personaggio manzoniano simbolo di sopraffazione ed arbitrio (don Rodrigo)". Il fatto che la circostanza sia avvenuta nei corridoi di un palazzo di giustizia non è censurabile, in quanto il luogo "appare anzi particolarmente idoneo, come sede privilegiata, a suscitare riflessioni sul tema della legalità e del rispetto della legge". Secondo la Suprema Corte, la frase di Ricca è una "critica" per il fatto che l'epiteto "buffone" è stato seguito da espressioni "che suonano come forte riprovazione della condotta tenuta dal querelante come 'homo publicus'". "L' esortazione pressante 'fatti processare, rispetta la legge' - spiega piazza Cavour - sono una vibrata ed accorata censura, istintivamente suscitata dalla presenza del personaggio che a tante polemiche e contrasti aveva dato origine". E aggiunge che la critica a un uomo politico "può esplicarsi in forma tanto più incisiva e penetrante, quanto più elevata è la posizione pubblica della persona che ne è destinataria". "Ci vuole tempo, ma alla fine la ragionevolezza prevale" ha commentato Piero Ricca. "Mi auguro - ha aggiunto - che i nuovi governanti si dimostrino più tolleranti verso il dissenso, oltre che più rispettosi delle leggi". "Allibito" è, invece, Nicolo Ghedini, legale dell' ex premier. "La sentenza non è preoccupante per Silvio Berlusconi ma per qualsiasi cittadino che potrà essere offeso tutte le volte che qualcuno riterrà di poterlo fare per il ruolo che ricopre. In questo caso dà licenza di offendere i cittadini solo perché ricoprono cariche pubbliche". Per Fabrizio Cicchitto, coordinatore di Fi, la sentenza è una "istigazione all' insulto. E' evidente che non c'é limite alla faziosità politica". Rincara il deputato azzurro Osvaldo Napoli: "con questa sentenza la Cassazione trasforma in certezza quella che per alcuni era più di un sospetto: nelle aule dei Tribunali si fa politica e chi desidera inveire contro un premier può farlo liberamente poiché si trova nel posto giusto".
(AGE)

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