17.11.2006 - Ansa
DON CIOTTI, LA MAFIA E' QUESTIONE NAZIONALE

di Luciano Fioramonti

Don Luigi Ciotti usa con toni appassionati e chiede un cambio di passo deciso nella lotta alla mafia, un segno di discontinuità che si traduca in un atteggiamento diverso. "Il problema non sono le mafie - dice - Il problema siamo anche noi. Abbiamo il dovere di chiedere allo Stato di fare la sua parte ma abbiamo la corresponsabilità di un cambiamento. Il problema mafia è una questione nazionale".

Il sacerdote parla nella giornata inaugurale di "Contromafie", gli Stati Generali dell' Antimafia, una iniziativa senza precedenti in Italia, promossa a Roma da "Libera", l' organizzazione che presiede e che riunisce il cartello di associazioni antimafia nato nel 1995. In prima fila lo ascoltano il presidente del Consiglio Prodi, ministri, esponenti politici, ma il grosso della platea dell' Auditorium di via della Conciliazione, a due passi da San Pietro, è formato da giovani, persone che militano nel volontariato sociale, parenti di vittime della mafia, che fino a domenica si confronteranno per elaborare una nuova strategia contro i clan.

Prodi assicura che il governo è pronto alla lotta alla mafia e sta adottando "misure efficaci per combatterla". Il premier ha ricordato che nella finanziaria in discussione alla Camera c'é già una norma che riguarda il sequestro e la confisca dei beni frutto di reati. Prodi ha confermato che presto ci sarà un "monitoraggio costante degli appalti" attraverso la Direzione investigativa antimafia. Secondo il premier, al di là delle misure di contrasto che il governo adotterà, "é necessaria un' azione educativa che diffonda, soprattutto nelle scuole, la consapevolezza dei propri diritti e della propria dignità. Per questo nella lotta alla mafia la scuola va messa al primo posto". Il premier - che è stato interrotto da due persone che gli hanno chiesto a gran voce di intervenire per "cacciare i corrotti dal Parlamento" - ha sottolineato che "contro una grave situazione esistente bisogna lavorare con scelte politiche di lungo periodo" ma non ha mancato di far notare che il che il governo di centrodestra ha "sospeso le misure patrimoniali contro i mafiosi che si sono illecitamente arricchiti".

 Don Ciotti ha spiegato l' importanza degli Stati Generali del' Antimafia come "momento di ascolto: domani 16 gruppi lavoreranno su tematiche specifiche e domenica presenteremo al governo, al Parlamento e alle nostre coscienze, le linee di progetto e di criticità ". Il presidente di Libera ha lanciato una sorta di pacifica chiamata alle armi: "Non è possibile che 60 milioni di italiani devono essere ostaggi di alcune migliaia di criminali. Noi non siamo un segno o una testimonianza; abbiamo un ruolo sociale, educativo e politico. Tocca anche a noi promuovere la giustizia sociale che nel Vangelo è fame e sete di giustizia".

Al ministro della Giustizia Clemente Mastella, che lo ascoltava in prima fila, ha ricordato: "Quello che hai detto il 23 a Palermo, a proposito dell'impegno di arrivare a un testo unico delle norme antimafia, noi lo prendiamo proprio sul serio. Consultando la società civile, sempre, sono convinto che ce la facciamo". Il primo giorno di "Contromafie" ha offerto una rassegna di voci e di testimonianze di grande peso. Per il presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, salutato da una standing ovation, "la gente chiede grandi lezioni di esempio". Scalfaro, che si insedio il giorno dei funerali di Giovanni Falcone, ha messo in guardia dal "pericolo del' assuefazione, bisogna educare a rispettare i diritti degli altri, rispettare il pensiero dell' altro".

Lungo applauso e tutta la platea "in piedi" anche per la senatrice Rita Levi Montalcini, che, a sorpresa, ha voluto assistere alla parte finale della giornata . Alla politica ha lanciato un richiamo esplicito Tano Grasso, promotore nel 1990 a Capo d' Orlando della prima associazione antiracket: "Non si riesce a cogliere un segnale di discontinuità di questo governo. La consapevolezza della politica è inadeguata. Evidentemente qualcosa non funziona anche nel centrosinistra. In alcune aree - dice - le famiglie mafiose hanno rafforzato il loro radicamento. Quello che ancora manca è la politica. Quì si gioca l' identità politica e culturale di chi vuole continuare a governare. Non fateci sentire soli".

Giancarlo Caselli, ex capo della procura di Palermo e oggi procuratore generale, ha parlato di "accantonamento di fatto della questione morale: nei programmi elettorali è quasi scomparsa la questione del rapporto tra etica e politica. Sono frequenti gli inviti ai magistrati a fare un passo indietro. Il degrado del senso morale è il trionfo dell' Italia dei furbi. La politica deve dare segnali, a cominciare dal testo unico delle norme antimafia e aggiornando le norme sui testimoni di giustizia: "C'é una voragine da colmare, non sono pentiti ma persone che hanno fatto il loro dovere". (ANSA).






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