Il marito di Marta Vincenzi, l’Ing. Bruno Marchese, ha prestato la sua attività professionale per imprese che a loro volta avevano ottenuto di lavorare per il Comune. Lo abbiamo detto noi? No, la dichiarazione, riportata da Il Corriere Mercantile del 26.09.2007, è dell’Avv. Lorenzo Aquarone! Meno male che non c’è nessun conflitto! Ora è tutto chiaro: un amministratore pubblico che non può dare l’incarico direttamente al consorte – sarebbe troppo evidente - lo ha da una ditta terza che incarica del lavoro la ditta di famiglia dell’amministratore pubblico. Ma che bravi, onesti e trasparenti amministratori abbiamo davanti! E la cosa bella è dicono “abbiamo vinto!”. Noi lo abbiamo chiesto e lo richiediamo la verifica per capire se il conflitto di interessi incorre in una causa di incompatibilità, deve essere fatta verificando le liste dei sub incarichi e sub appalti del Comune di Genova e delle società da questo partecipate, e dalla verifica di tutti gli incarichi e appalti affidati dalle 32 società partecipate del Comune (non solo su due!!!). Insomma bisogna trovare queste liste che la signora Vincenzi non ha fornito al Tribunale e nemmeno all'udienza del 25 settembre, dopo averle negate a chi le ha richieste, in sede istituzionale o pubblica. C.A. S.C.

26.09.2007 - Repubblica
IL CASO
Respinto forse per un vizio di forma il ricorso presentato
dalla “Casa della Legalità”
Vincenzi, il tribunale decide subito Non c’è alcuna incompatibilità
di Massimo Calandri

PER conoscere i motivi che hanno portato al rigetto dell’istanza sarà necessario attendere una decina di giorni. Secondo indiscrezioni, il «no» pronunciato nella tarda mattinata di ieri dalla prima sezione del Tribunale civile genovese (presidente Antonino Dimundo, con Alvaro Vigotti e il relatore Franca Maganza) sarebbe legato a questioni procedurali. E comunque l’eleggibilità del sindaco Marta Vincenzi è salva, almeno per ora. La Casa della Legalità, che con Christian Abbondanza e Simonetta Castiglion aveva tirato in ballo i presunti conflitti di interessi del primo cittadino, perde il primo round.
Ma annuncia ricorso. Nell’istanza si faceva riferimento ai familiari della Vincenzi: il marito Bruno Marchese e la figlia risultano infatti soci di maggioranza della Igm Engineering, gli altri vorrebbero sapere se «abbiano in corso concessioni, affidamenti d’incarico, consulenze e/o partecipazioni a gare del Comune di Genova, delle società da questo partecipate e/o controllate». In altre parole si chiedono se non sia incompatibile un sindaco che ha un marito che fa affari con il Comune.
Bruno Marchese, marito del sindaco, giura da tempo: «Non abbiamo mai lavorato per gli enti pubblici liguri, Comune, Province, Regione e società partecipate ». Ha presentato un elenco di «clienti» della sua società, creata insieme ad altri dirigenti Italimpianti quando il colosso delle partecipazioni statali era affondato lasciandoli senza lavoro. Ma Abbondanza non si accontenta di quella che – sostiene - è una lista a metà. Rilancia, parla di lavori per Finporto e Sviluppo Genova, chiede di verificare eventuali triangolazioni con Marcellino Gavio perché la sua Impregilo («Nel cui comitato di amministrazione siede Maurizio Maresca, nuovo consulente di Marta Vincenzi») ha acquisito una fetta di una delle società che figurano tra i clienti di Igm, la Fisia. E ricorda quei 50.000 euro che nel 2004 la società di Marchese versò ai Ds. «Mia moglie era la candidata al Parlamento europeo; mi sembrava positivo dare un contributo invece di andare a chiedere quattrini in giro», spiega il marito del sindaco.
La famiglia Vincenzi-Marchese si è affidata ad un pool di fuoriclasse del Foro: il professor Lorenzo Acquarone con la figlia Roberta, che ha curato personalmente le eccezioni, e Arturo Flick. Entrano nella stanza all’undicesimo piano ed escono vincitori. Ma Abbondanza - che avrebbe più volte tirato in ballo Maresca e il suo ruolo di consulente del sindaco - non si arrende. Anzi. «Se c’è qualche mancanza procedurale, provvederemo. Il punto è un altro: abbiamo chiesto alla Vincenzi la lista dei subappalti legati alla società del marito. Se non ha nulla da temere, se tutto è in regola — come ci auguriamo — perché non collabora a fare chiarezza? Perché non consegna l’elenco ai consiglieri comunali? Continuando a scappare dal merito, non aiuta a fare trasparenza. E però, noi andremo avanti».


26.09.2007 – Il Secolo XIX
LA SENTENZA
«Vincenzi sindaco,non c’è incompatibilità»
Il giudice Bigotti ha rigettato il ricorso presentato da Christian Abbondanza della “Casa
della legalità”
IL TRIBUNALE civile ha rigettato il ricorso sulla presunta incompatibilità dell’incarico a sindaco di Marta Vincenzi rispetto a eventuali appalti dati a una ditta in cui lavorano il marito e la figlia del sindaco. Ricorso presentato da Christian Abbondanza, ex dipietrista fondatore della “Casa della legalità”. Le motivazioni verranno rese note fra dieci giorni. E solo allora si capirà se la decisione del giudice è scaturita da un vizio procedurale, cioè da irregolarità nella formulazione e nella motivazione del ricorso, o da una decisione sul merito.
Al collegio,presieduto dal presidente del Tribunale, Antonino Di Mundo, il giudice Alvaro Vigotti e come relatore il giudice Franca Maganza della prima sezione, ha partecipato anche il sostituto procuratore Silvio Franz.
«Si è trattato di un rito abbreviato speciale molto simile al processo penale ha detto l’avvocato Lorenzo Acquarone, difensore del sindaco Vincenzi.
Una delle tesi che noi abbiamo sostenuto è che ci vuole non il sospetto ma un principio di prova. E crediamo che il giudice non abbia trovato alcuna prova dell’esistenza di un conflitto di interessi tale da dichiarare ineleggibile Marta Vincenzi». Christian Abbondanza, che ha presentato la mozione su iniziativa popolare, ha sostenuto invece che «il marito del sindaco, l’ingegner Bruno Marchese, potrebbe avere sub incarichi e sub appalti dal Comune o dalle società partecipate senza che il cittadino ne sappia niente a meno che il Tribunale faccia un’istruttoria». Il tribunale si è trovato di fronte a tre strade: rigettare il ricorso, accoglierlo, creando un precedente inedito nella storia del Comune di Genova, oppure avviare un’istruttoria capace di individuare eventuali situazioni di conflitto di interessi». Il giudice ha scelto la prima. « La Vincenzi è sfuggita al conflitto di interessi per una virgola spiega Christian Abbondanza a commento della sentenza,alla quale potrebbe fare appello. La legge prevede che i cittadini per tutelarsi rispetto alla commistione politica affari, ai conflitti di interesse che piegano le scelte delle istituzioni all’interesse personale contro l’interesse generale, possano ricorrere al tribunale civile.Noi lo abbiamo fatto perché Marta Vincenzi non ha mai fornito, a noi, agli organi di stampa e ai consiglieri comunali che lo hanno richiesto ufficialmente più volte la lista dei sub incarichi e subappalti del Comune e delle società partecipate o controllate».






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