31.07.2007
L'ultimo trasversale salvagente a Previti,
l'ennesimo schiaffo alla Legalità
di C.Abbondanza e S.Castiglion

Che non avessero un briciolo di decenza lo avevamo capito. Non siamo stupiti, ma sdegnati per l’ennesimo oltraggio alle Istituzioni, compiuto dall’ennesima convergenza trasversale dell’oligarchia politica italiana.
Era indecente che un criminale - colpevole del più grave episodio di corruzione della storia repubblicana - da interdetto in perpetuo dai pubblici uffici (ed affidato ai servizi sociali grazie all’indulto), potesse continuare a sedere in Parlamento e legiferare. E’ indecente che con lui altri 24 colpevoli condannati in via definitiva dettino le nuove leggi e riscrivano le regole che il popolo, come la magistratura, deve rispettare.

Era quindi già indecente ma l’oligarchia ha perpetuato nell’oltraggio all’etica, alla questione morale, ai più elementari principi di legalità e di rispetto della separazione dei poteri. Ancora una volta uniti, da destra a sinistra, in tutto l’emiciclo di Montecitorio. E se l’indecenza non poteva certo durare in eterno, hanno ben pensato ad un nuovo, ennesimo salvagente al Criminale.

Cesare Previti non è stato allontanato dal Parlamento perché condannato in via definitiva per il più grave reato di corruzione della storia della Repubblica (corruzione di giudici) ed anche, quindi, interdetto in perpetuo dai pubblici uffici. Assolutamente no!

Il Parlamento ha votato a stragrande maggioranza (con tutto il centro-sinistra) non la decadenza per interdizione perpetua dai pubblici uffici confermata dalla Cassazione - quindi definitiva, insindacabile - bensì l’accoglimento delle dimissioni presentate da Cesare Previti.

Già questo è grave perché: hanno votato su dimissioni volontarie di un Parlamentare (Criminale) e non sulla decadenza per sentenza definitiva della Suprema Corte di Cassazione di un Criminale (parlamentare) dalla carica pubblica, ignorando in via definitiva, come avevano fatto per mesi con scuse folkoristiche, per evitare di accompagnare il Criminale alla porta.

Ma questo voto è ancora più grave perché alla base di una lettera del criminale autore del più grave episodio di corruzione della storia della Repubblica, Cesare Previti, in cui questi, disconosceva in Parlamento l’autorità giudiziaria, sino alla Corte di Cassazione. Nella lettera attaccava per l’ennesima volta la magistratura, proclamandosi innocente e vittima. Alcuni passaggi:
"Forte è il mio rammarico, pur nella consapevolezza che il mio coartato silenzio nulla toglierà alla gravità della decisione che si intende assumere né, tanto meno, all'evidenza degli squilibri tra poteri dello Stato che da troppi anni affaticano la vita del nostro Paese"
. "Sono innocente e da innocente sconto una condanna ingiusta e lo faccio nel pieno rispetto della legge, ottemperando a tutte le regole del mio stato con discrezione e convinta operosità. Tuttavia, continuo la mia battaglia sempre in nome del diritto perché mi sia resa giustizia e si affermi la verità delle mie vicende giudiziarie". " La Camera , quindi, non è un esecutore acritico di un ordine dell'autorità giudiziaria, né è chiamata ad applicare una norma tassativa delle leggi vigenti. Norma che, attualmente, non esiste nell'ordinamento italiano, come è stato ampiamente dimostrato nel corso dei lavori della Giunta, con l'ausilio del parere di autorevoli costituzionalisti". "In materia di diritti politici, sia la normativa interna che quella europea relativa ai diritti fondamentali richiedono assoluta tassatività non raggiungibile attraverso processi interpretativi di norme previste per altre fattispecie”. "Se dichiaraste la decadenza compireste un atto di pura sottomissione del
Parlamento al potere, non sovrano, ma sovrastante, dell'Autorità Giudiziaria”.


Il Parlamento si è mostrano, anche questa volta chino nella tutela del criminale e oltraggioso verso non un potere giudiziario ingerente, bensì delegittimando per l’ennesima volta quell’autorità giudiziaria, partendo dalla Suprema Corte di Cassazione, che ha emesso e poi confermato una condanna in via definitiva, inappellabile, sulla base delle leggi approvate dal Parlamento (e non dai giudici) e nonostante le leggi-vergogna approvate per salvare con Silvio Berlusconi proprio Cesare Previti (oltre a Mercello Dell’Utri, già condannato per mafia in primo grado). Non rendere definitiva (e immediata) l’esecuzione di un interdizione perpetua dai pubblici uffici è un ennesimo oltraggio che viene fatto all’Autorità Giudiziaria, cioè a quel potere autonomo e indipendente (come in tutti gli stati liberali) a cui competono i controlli di legalità, l’applicazione della legge e l’esecuzione di pene e sanzioni a chi è responsabile di illeciti, reati e delitti.

Ora, dimessosi, potrà attendere, senza nemmeno recarsi più in Parlamento, l’accredito dell’indennità parlamentare!!! Ecco: in Italia, con la nuova maggioranza dell’Unione (quella alternativa a Berlusconi!), il Criminale non viene allontanato perché si applica il disposto di una sentenza definitiva e insindacabile, ma si concede al Criminale di dimettersi, proclamadosi vittima dei magistrati.

Lo avevano ammesso in occasione di quell’indulto (che servirà solo a salvare i famosi colletti bianchi e non, come spergiurato, i poveri cristi che nella miseria e nella polvere sono restati): se non inseriamo certi reati che permettano di salvare Previti, Forza Italia non vota il provvedimento. Ed ancora una volta il principio del muto sostegno nell’oligarchia politica italiana ha piegato il Parlamento e lo Stato all’ennesimo oltraggio al dettato e spirito della Costituzione.

Il centro-sinistra si è mostrato come vincitore. Ma quale vincitore??? Chi ha vinto è di nuovo Previti! Non hanno censurato quella lettera infamante e sovversiva, anzi l’hanno accolta, accogliendo le sue dimissioni ed hanno ignorato, come carta straccia, una sentenza definitiva della Cassazione. Davvero complimenti, per l’ennesima volta.

Certo occorre salvare D’Alema, Fassino, La Torre da questa parte per la scalata di Unipol a Bnl (coordinata a quelle di Fiorani all’Antonveneta e di Ricucci alla Rcs). Certo occorre salvare Visco dalle problematiche derivanti dalla questione Speciale. Certo occorre salvare Romano Prodi ed i suoi sodali dal inchiesta di Catanzaro su quell’inquietante comitato d’affari, legato ad una loggia massonica coperta, su cui sta procedendo il pm De Magistris. Certo: il centro-sinistra ha i suoi da salvare. E quindi ecco l’ampia complemetarietà, l’alleanza trasversale, ancora una volta, per tutelarsi vicendevolmente, dall’una e dall’altra parte.

La distinzione tra lecito e illecito, tra morale e immorale viene ancora una volta annebbiata, cancellata da chi, anziché occuparsi del bene comune, vuole solo tutelare se stesso e i suoi pari della nomenclatura politica. Dopo la stagione di Mani pulite e della primavera di Palermo, a quel breve periodo in cui sembrava che le Istituzioni tutte, e non solo la Magistratura , lavorassero per l’affermazione della Legalità, i passi compiuti dall’elite politica trasversalmente, sono andati nella direzione illiberale in cui il potere politico, nella sua commistione con faccendieri e criminali, ha piegato il Paese alla propria  autotutela, come nei migliori regimi totalitari in cui il potere è al di sopra della Legge.

D’altronde lo scandalo oggi è il parlamentare dell’ex Udc (per cui nessuno ha pensato di chiedere dimissioni immediate dal Parlamento, sic!) per il festino hard (quando era uno degli “onorevoli” in prima fila per la salvaguardia dei valori cristiani, della famiglia e contro l’uso delle droghe! Sic), ma nessuno ha sollevato il fatto che fosse scandaloso che costui, già rinviato a giudizio perchè usava i soldi del Comune che amministrava per andare a giocare al Casinò i soldi delle tangenti che prendeva per gli appalti del Comune, sia stato candidato ed eletto in Parlamento. Meglio parlare solo del festino hard! D’altronde è freschissima la notizia del rinvio a giudizio il “re” di Napoli e della Campania, Antonio Bassolino per il suo ruolo di Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti dal 2000 al 2004. D’altronde tutti gli schieramenti si contendono la figura di Giulio Andreotti, che entrambi hanno santificato come “assolto”, “povera vittima di una persecuzione giudiziaria”, quando invece è stato riconosciuto colpevole di appartenenza a Cosa Nostra – certamente sino al 1980 –, con sentenza definitiva della Cassazione, in cui viene anche evidenziato che egli sapeva e discuteva con i boss mafiosi dell’omicidio di Piersanti Mattarella, omettendo di denunciare tale progetto e, poi, gli esecutori all’Autorità Giudiziaria.

L’oligarchia non cambia, non si cura, non accetta cure e non è curabile. Se non li cacciamo non se ne andranno mai!






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