17.05.2007 – I CANI DA COMPAGNIA 
Se l'Atto di impegno è sgradito alla classe dirigente,
la stampa si adegua e tece. L'unico articolo de Il Giornale.
[con l'articolo "L'Unione non firma il patto contro le mafie" del 17.05.2007]
di S. Castiglion


Avevamo capito che l’Atto di Impegno contro le mafie e la corruzione fosse sgradito a molti. Solo tre candidati sindaco (Budria – Città Partecipata; Musso – indipendente del centrodestra; Trombetta – movimento partecipazione) hanno aderito e sottoscritto, gli altri sono rimasti in silenzio. Ora, che abbiamo reso pubblico lo stato delle cose, che abbiamo detto chi ha detto da che parte sta, con chiarezza e con un impegno preciso (la selezione della classe dirigente, come gli assessori, non deve aspettare sentenze quando vi sono elementi certi, eticamente scorretti), la stampa ha deciso di fare, come al solito, il cane di compagnia (e non quello che gli compete, cioè da guardia!) e quindi tace. L’unico quotidiano che ha scritto è stato il Giornale. Eppure i giornali dovrebbero avere persone competenti che si occupano di temi di rilevanza, come mafia e corruzione, e che quindi dovrebbero conoscere i fatti di cui si parla, la loro attendibilità e soprattutto dovrebbero aver letto i rapporti e le relazioni che periodicamente (l’ultima la settimana scorsa) la DIA , o la Commissione Antimafia o gli altri reparti investigativi dello Stato, scrivono e dove la Liguria e Genova ci sono, purtroppo. Ma se dicessero questo, se riportassero i fatti, dovrebbero dire che ad esempio l’omicidio Alessi è un omicidio di mafia (‘ndrangheta e cosa nostra), ed invece quella parola di cinque lettere mai la pronunciano. Certo è che così manca una corretta informazione ai lettori, sui candidati che si propongono come futuri sindaci della città, privando i cittadini degli elementi utili ad una scelta consapevole. Gli impegni contenuti nell’Atto proposto sono gli stessi che auspicava e chiedeva Borsellino ed i molti che hanno portato avanti il suo lavoro ed il suo impegno. Non ci sembravano proprio bazzecole.

17.05.2007 – Il Giornale
L’Unione non firma il patto contro la mafia

di Riccardo Re

Un atto di impegno per la lotta alla mafia e alla corruzione. Questo hanno chiesto i rappresentanti della onlus «Casa della legalità e della cultura» ai candidati sindaci di Genova. Solo che a sottoscrivere il documento sono stati solo in tre: Stefano Budria (Città partecipata), Michelangelo Trombetta (Lista) ed Enrico Musso (indipendente per il centrodestra). Gli altri? Hanno preferito non farlo, così, Christian Abbondanza e Simonetta Castiglion, dell'ufficio di presidenza della onlus, invitano a scegliere, alle prossime elezioni amministrative, «uno dei tre candidati sindaco, che hanno detto pubblicamente da che parte stanno».
L'impegno, è bene precisare, non vincola i candidati a sposare tutte le pesanti denunce di cui sono promotori gli artefici di questa iniziativa, tanto che i candidati sottoscrivono di «aver ricevuto denuncia» e non di «essere consapevoli di», anche se, poi, nell'impegno prendono posizione netta e dichiarano di «promuovere una decisa azione di contrasto alla cultura e pratica mafiosa, sul territorio e in particolare tra le nuove generazioni e di garantire l'impermeabilità dell'amministrazione pubblica, nonché di attivare un effettivo contrasto alla corruzione e concussione nell'ambito della stessa». Insomma, semplicemente una garanzia «di stare dalla parte non corrotta» spiega Abbondanza. E nell'impegno vengono elencati anche alcuni degli strumenti per questa battaglia che spaziano dalla promessa di «non nominare in giunta persone che abbiano frequentazioni o rapporti di interesse con personaggi condannati o indicati dai rapporti di polizia per mafia» alla garanzia di «far sì che il comune si costituisca parte civile in tutti i processi per i reati propri delle organizzazioni mafiose, commessi a danno del territorio e della comunità genovese» e naturalmente altro ancora. Pena: riconsegnare il proprio mandato e immediate dimissioni.
«Avremmo voluto aderissero tutti - dice Abbondanza - e lo abbiamo chiesto, attraverso formali richieste, anche a Marta Vincenzi, che ben conosce la Valpolcevera , una delle zone di Genova dove associazioni di stampo mafiose si sono maggiormente infiltrate».






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