la superbia21.02.2007
15 anni e 281 giorni,
tutto uguale (dannatamente)
di Christian Abbondanza

15 anni dallo scandalo di Tangentopoli. E la storia è stata riscritta dai vincitori, cioè dalla nomenklatura di sopravvissuti, condannati e prescritti. Sì, sentendo i commenti in questo anniversario nelle diverse trasmissioni o lì si legge negli articoli e si vede una sostanziale unità bipartisan nel dire che vi sono state esagerazioni della Magistratura, con azioni persecutorie. Per sintetizzare: si afferma che Craxi era un grande statista, oggi celebrato da destra a sinistra, e che è morto esule (gli si intitolano le piazze); si sintetizza Tangentopoli in un’azione politica volta alla cancellazione della DC e del PSI, insieme agli alleati minori. La grande balla è passata, divenendo pur se falsa la realtà creduta, dopo il ripetersi per decenni da tubi catotici e carta stampata. Anche i dati sono diventati il nulla. Si dice tutti assolti, quando non è così. Si spergiura (ancora) dicendo che tutto è finito in una bolla di sapone. Ma sappiamo che non è andata così. Persone inquisite dalla Procura di Milano oltre 5.000; richieste di rinvio a Giudizio 3200; trasmesse ad altre Procure per compeneza 1320. Persone condannate dal GUP o Tribunale 1254 (55,29%) di cui 847 con patteggiamento e 407 con rito abbreviato. Persone prosciolte 910, di cui per prescrizione 422, per morte del reo-oblazione-amnistia 58, assolte nel merito 430. Ancora pendenti davanti al GUP o Tribunale 467, trasmesse ad altra sede 465.
Quindi quello che i politici di centro-destra come di centro-sinistra vorrebbero farci credere è l’ennesima bufala. Sono stati solo 430 le persone assolte nel merito (meno del 10%) e, tra l’altro, molte di queste non sono comunque state riconosciute come “non completamente estranee ai fatti”.
Cosa significa questo? Semplicemente che la nomenklatura di questa o quella parte vuole riaffermare il suo primato e utilizzare l’inchiesta Mani Pulite, rovesciandone i risultati, per bloccare ogni tentativo di controllo ed affermazione della legalità compiuto dalla magistratura indipendente.
D’altronde le uniche leggi che in Italia hanno visto unirsi centro-destra e centro-sinistra sono proprio quelle in tema di Giustizia. Che governi Berlusconi o Prodi, D’Alema o Amato, dal 1992, dopo la parentesi delle leggi approvate sull’onda dell’indignazione popolare (per le stragi di mafia o quella per l’abolizione dell’immunità parlamentare) sono state tutte volte a tutelare il Potere, riconoscendo di fatto ai potenti uno status che li ponesse al di sopra del principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini davanti alla Legge. Tanto che, ad esempio, il pacchetto di provvedimenti anti-corruzione predisposti da una Commissione speciale in quegli anni è rimasto ben chiuso in un cassetto con tutti i governi succedutisi sino ad oggi. D’altronde come si può pensare che, ad esempio, un D’Alema prescritto per una tangente ricevuta, da un uomo della Sacra Corona Unita, possa scagliarsi contro la spada di Damocle del Diritto che è la prescrizione dei reati? Non è stato forse il primo governo D’Alema ad approvare prima la riforma del 513 e poi, quando la Corte Costituzionale la dichiarò illegittima, inserì direttamente nella Costituzione tale norma definita (con spirito goliardico) del “Giusto Processo”? Certo che sì, come è sempre stato il Governo D’Alema a predisporre la riforma della normativa sui collaboratori di giustizia rendendo disincentivante ogni sorta di collaborazione. E non è stato forse lo stesso centro-sinistra ad inchinarsi alle leggi vergogna permettendo ad ogni legge ad personam (ed anche a quella contro-personam, la norma Anti-Caselli) di passare tranquillamente, con Carlo Azeglio Ciampi che sottoscriveva a tempo di record ogni provvedimento legislativo illiberale? Certo che sì. Non è forse unanime il plauso di tutto l’arco costituzionale (compreso Di Pietro) a Giulio Andreotti per “l’assoluzione dopo la persecuzione giudiziaria”, quando invece il senatore a vita è stato riconosciuto, sino in Cassazione, responsabile di associazione mafiosa con Cosa Nostra sino alla primavera del 1980? Certo che sì.
Intanto buona parte dei condannati e prescritti sono tornati a ricoprire cariche di governo, oltre che parlamentari e nelle amministrazioni regionali o locali. Tutti i partiti alla ricerca disperata del pregiudicato o del prescritto, al massimo si accontentavano di un miracolato (o di un ex terrorista). Li si fa entrare nelle Istituzioni, nei governi locali o nazionale, e se non ci si riesce lì si nomina ad alte cariche di partito. La Corruzione e la Concussione continuano a dilagare in Italia, da Nord a Sud, in amministrazioni di centrodestra ed in quelle di centrosinistra. Ora hanno gli anticorpi, dopo Tangentopoli si sono fatti più furbi, Berlusconi si è spinto oltre cercando di cancellare addirittura i reati, gli altri rendendo semplicemente impossibile il lavoro dei magistrati. Si sono trovati strumenti di copertura, come i finanziamenti volontari ai partiti che in se sarebbero, se ci fosse un’etica in questo Paese, normali ma quando si vive, come in Italia, prigionieri di lobby e logge (strumenti di quei poteri occulti e forti) divengono strumento di corruzione, condizionamento delle scelte, sottrazione delle prerogative istituzionali e deviazione di soldi pubblici, incarichi o appalti. Le consulenze e le esternalizzazioni sono divenute strumento di tangenti legalizzate, tanto che hanno avuto una crescita tanto vertiginosa quanto ingiustificata, soprattutto nei grandi comuni e nelle regioni, lasciando cadere nel vuoto ogni richiamo o condanna della Corte dei Conti.
Dopo 15 anni da Tangentopoli: i colpevoli non sono i corrotti ed i corruttori, ma i magistrati e chi denunciava la corruzione, mentre, ad esempio, Craxi morto latitante ad Hamammet è divenuto un esule perseguitato.

Nel trascorrere di questo revisionistico 15° anniversario di Tangentopoli è caduto il 281 ed ultimo giorno del secondo Governo Prodi. 281 giorni passati senza l’abolizione delle leggi illiberali che si era promesso agli elettori di cancellare. Restano in vigore le leggi ad personam volute da Silvio Berlusconi, resta in vigore, e solo in extremis sospesa nell’attuazione, dal ControRiforma dell’Ordinamento Giudiziario, la legge Bossi-Fini di contrasto all’immigrazione dei poveri crisi e di vantaggio per i clandestini e la criminalità mafiosa che gestisce la tratta degli esseri umani resta inalterata. Ci si spinge oltre con l’approvazione di un Indulto con la scusa che serva ai poveri cristi, quando invece è solo a protezione dei colletti bianchi, mentre i poveri cristi usciti di galera non trovano alcuna rete di protezione per il reinserimento sociale e la mafia ringrazia. Viene varata una Finanziaria che, ad oggi, smentisce ogni previsione rosea ed apre anche la strada a zone franche nel territorio della Repubblica, la mafia ringrazia di nuovo. In Commissione antimafia sono nominati pregiudicati per gravi reati e persone non limpide, compromettendo la credibilità ed il lavoro dell’Istituzione e di gran parte dei componenti che già nelle precedenti legislature avevano dato prova di serietà e coraggio. Viene posto il Segreto di Stato a tutela dei Servizi Segreti italiani per i reati commessi da dirigenti e agenti nella collaborazione con la Cia per il rapimento (la tortura e detenzione) di Abu Omar. Vengono approvate leggi e decreti per rendere ancora più difficili le intercettazioni alla magistratura con la scusa di “Intercettazioni Illegali” di Telecom, quando di queste non vi è traccia alcuna (manco mezza). Sulla drammatica realtà della Calabria per la cronica (e non d’emergenza) dominanza mafiosa, non viene adottato alcun provvedimento concreto, l’unico atto adottato è il trasferimento del coraggioso Prefetto Paola Basitone a Roma, come capo Servizio Centrale Scorte, a seguito della Relazione della Commissione da questa presieduta sulla Asl di Locri (quella di Franco Fortugno e della neo parlamentare della Margherita Maria Grazia Laganà ex responsabile personale dell’Asl stessa) infiltrata e controllata dalla ‘ndrangheta. Il Ministero della Giustizia ha mantenuto coerenza al metodo Castelli-Berlusconi, con l’invio degli ispettori ministeriali nelle sedi ove si svolgevano indagini delicate e pesanti che coinvolgevano e coinvolgono Potenti, spingendosi anche nella quasi sempre dimenticata Basilicata, per l’inchiesta che ha visto il Re finire d’entro (e non per l’omicidio del ragazzo, confessato ma mai punito). Sulla Corruzione e Concussione nessun provvedimento e uniformità alla riscritta verità: tangentopoli è colpa dei magistrati, i politici erano le vittime!

Quindici anni passati come niente! Che schifo, ma ancora una volta, pensando che potrebbe anche andare peggio (in Italia al peggio non c’è mai fine) ribadiamo e sottoscriviamo: “Nessuna istituzione, lo so bene, nessun principio, nessuna regola sfugge ai condizionamenti storici e dunque all'obsolescenza, nessun cambiamento deve suscitare scandalo. Purché sia assistito dalla razionalità e purché il diritto, inteso come categoria del pensiero e dell'azione, non subisca sopraffazione dagli interessi. Ma ai guasti di un pericoloso sgretolamento della volontà generale, al naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto, ultimo, estremo baluardo della questione morale, è dovere della collettività “resistere, resistere, resistere” come su una irrinunciabile del Piave”






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