Genova, 4 luglio 2006

SIAMO UNA "PRESENZA DISTURBATRICE MOLESTA", 
MA PER CHI?
dell'Ufficio di Presidenza

Le abbiamo tentate tutte perché una differenza di valutazioni e di metodo di lavoro, non possono essere un ostacolo ad un rapporto di dialogo ed iniziative comuni tra soggetti diversi. Per collaborare su qualche iniziativa condivisa, non significa “sposarsi” o azzerare autonomia e indipendenza delle diverse strutture. Abbiamo provato a proporre un patto di collaborazione che è rimasto senza risposta ufficiale alcuna. Una Proposta per evitare il gioco d’azzardo , le scommesse clandestine l’abuso di alcol, il consumo di droghe all’interno di molti circoli, per dare supporto concreto a questi nel respingere le “pressioni” mafiose che controllano questi settori. Ci hanno detto, a voce, che era inaccettabile. Abbiamo guardato avanti.
Nel merito della lotta alle mafie le differenze con i dirigenti Arci genovesi e liguri sono effettivamente nette. Per noi non è sufficiente promuovere uno due incontri all’anno per contrastare le mafie presenti ed attive a Genova ed in Liguria. Per loro probabilmente si, visto che nemmeno agli inviti a costituire, con tutti i soggetti credibili e affidabili, il coordinamento di Libera, non si è mai costituito è ancora un cantiere aperto a tante parole e nessun fatto.
Noi riteniamo che con le mafie non si possa aver alcun tipo di convivenza o indifferenza, al Sud come al Nord. Riteniamo che quando e dove questa agisce e si radica, vada combattuta sul piano culturale e sociale, sul piano civile, repressivo e giudiziario. Infatti le mafie non si vincono solo nelle aule di tribunale, ma sconfiggendo la cultura della prepotenza, della sopraffazione, della negazione dei diritti al fine di elargirli come favori. Si vincono sul piano dell’impegno civile e dell’educazione alla legalità e giustizia sociale. Si vincono promuovendo concretamente, su questo territorio, che rappresenta l’emergenza ligure per disagio-devianza minorile, attività educative e ricreative gratuite e pulite con la musica, i giochi, lo sport, e quanto altro messo in atto con la "rete" (vedere - in formato PDF - relazione su attività svolta e problematiche incontrate 2004-2006, in formato PDF - vedere anche schede illustrative iniziative e cammino).
Loro hanno scelto di non accogliere gli inviti delle scuole per parlare di mafia, non condividono il metodo di raccogliere le segnalazioni e comunicarle ai competenti settori investigativi dello Stato, ci hanno addirittura chiesto di non farlo perché “non possiamo scavalcare la loro Organizzazione”.Esprimendo la richiesta di comunicare a loro e non ai Reparti investigativi le segnalazioni che ci giungono o le problematiche che si riscontrano nell’osservazione del territorio, perchè loro le avrebbero valutate e poi, se mai, passate a quanti sono i loro referenti nelle Forze dell’Ordine.Noi abbiamo risposto, unanimemente, con tutte le diverse anime che hanno costruito la Casa della Legalità, che non intendiamo cambiare alcuna virgola del nostro metodo e del agire, in quanto è risultato efficace nell’azione di contrasto alle “famiglie” e attività mafiose di Genova e socialmente efficace anche le molteplici attività gratuite promosse. Abbiamo precisato che non chiedevamo loro di assumere il nostro metodo o il nostro punto di vista, ma di rispettarsi e collaborare su ciò che poteva essere terreno comune.
A seguito di una nota stampa,  della Casa della Legalità sullo stato delle attività che su 4 pagine in una riga esprimeva “preoccupazione per il silenzio dell’Arci”, a gennaio si è arrivati anche ad una minaccia di violenze, con una telefonata da parte di Massimiliano Morettini, presidente regionale dell’Arci, ad Abbondanza. Incomprensibile, fuori da ogni rapporto tra causa-effetto”. Abbiamo chiesto le scuse che non sono mai arrivate, impedendoci di ritirare la denuncia, e con l’insistente richiesta di ritiro della denuncia per eventuali successive scuse da parte di Morettini.
E’ continuato l’accanimento. Il tentativo, sotterraneo, di farci chiudere è stato da loro perseguito scientificamente, portandoli, di fatto, a perseguire il medesimo obiettivo che le famiglie di Cosa Nostra e della ‘Ndrangheta hanno palesato da tempo, con diversi atti, minacce e intimidazioni. Anche mentre seguivamo, in attesa che scattasse il sistema di protezione, il Collaboratore di Giustizia della ‘Ndrangheta, in raccordo con i reparti dello Stato, l’Arci anziché mostrarsi d’aiuto, continuava a contrastarci, nemmeno una “pace” provvisoria. L’unica richiesta da essi perseguita in cambio della “pace” era la “testa” di Abbondanza e l’adozione di un metodo di lavoro condiviso dall’Arci.
Poi siamo arrivati a scoprire i primi livelli di marcio che vi era dietro alla SMS Perugina e loro invece che indignarsi, per essere stati ingannati dai “consiglieri” di questo circolo, lì hanno difesi ed hanno detto che noi, come il Labyrinth, i Circoli Scacchistico e Damistico, la Scuola di Scacchi come le Comunità straniere, eravamo abusivi, fantasmi, gente mai vista e che “era chiaramente incompatibile” con l’ARCI ed una SMS.
Sono arrivati ad interrompere un incontro pubblico con Nonna Betta, in cui il Presidente della SMS, sostenuto da Gabriele Taddeo e dai Garanti dell’Arci anche a livello legale, urlava una frase, indegna e disdicevole, per tre volte davanti a Nonna: “Io non ho niente contro la Mafia”. La Digos è intervenuta, scortando sino all’albergo Elisabetta Baldi Caponnetto.
Per ultimo abbiamo scoperto una serie di illeciti ed illegalità gravissime commesse dalla SMS Perugina e denunciate all’A.G., come – per citarne solo quattro - ad esempio: nessuna registrazione nei Registri preposti, un codice fiscale falso, gli abusi edilizi, una cessione del bene sociale nel 1987 a dei privati ignari. E l’Arci provinciale invece che promuovere denuncia per truffa, da parte degli Amministratori di questa SMS (che l’hanno portata in concorso a produrre dei falsi in procedimento giudiziario), oltre che a rilasciare per anni le autorizzazioni/licenze senza che la SMS avesse i requisiti, ha scelto nuovamente di difenderli ed affermare, in un atto giudiziario che noi siamo una “molesta presenza disturbatrice”. E chiedendo che venissero cancellate dalle nostre memorie e denunce i passaggi contenenti le informazioni sulle “minacce e intimidazioni subite a partire dal settembre 2005 da ambienti legati a Cosa Nostra e ‘Ndrangheta”.
E poi dicono che siamo noi ad avercela con l’ARCI. Hanno davvero coraggio!
Se scoprire il marcio, denunciare l’illegalità e contrastare le mafie, facendo nomi e cognomi, facendo denunce documentate, significa essere “molesta presenza disturbatrice” allora lo siamo e ne siamo felici, ma allora i Dirigenti Arci genovesi e liguri da che parte stanno?






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