LETTERA APERTA A DON LUIGI CIOTTI
E AL COORDINAMENTO NAZIONALE
COMUNITA' ACCOGLIENZA

8 ottobre 2005

La "Casa della Legalità" di Genova è al fianco delle Vostre Comunità che si stanno mobilitando contro la Conferenza sulle Tossicodipendenze programmata a Palermo, dopo la presentazione 'a priori' dello stralcio del DDL Fini da parte del Ministro Giovanardi.

La scelta proibizionista si è dimostrata, dove adottata e -quando adottata- anche in Italia, sbagliata, non per ideologia o permessivismo, ma per i guasti portati. Di contro la scelta di molti paesi europei sul terreno opposto ha permesso di ridurne il consumo.

La 'riduzione del danno', individuale e collettivo, personale e sociale, è l'unica strada per sottrarre il rapporto consumatore-spacciatore, per recuperare-instaurare un rapporto di fiducia tra educatori e consumatore, per non rinchiudere nelle celle delle prigioni già sovraffollate e sempre meno utili al fine del reinserimento sociale. Il ruolo delle Comunità, come degli operatori dei Sert, vengono svuotati di efficacia quando il consumatore di droghe viene ghettizzato e punito, e non educato. L'isolamento e la demonizzazione, lasciano campo alla spirale della droga, avvicinano la morte, psicologica se non fisica.

La lotta alle droghe passa, prima di tutto dal combattere chi ne organizza e gestisce la produzione, la raffinazione, il traffico e lo spaccio. Le Mafie, a cui le leggi approvate e la logica di governo della 'convivenza', sono le gestrici di questo mercato di morte, il cui profitto viene riciclato grazie ai paradisi fiscali, alle società di comodo, alle collusioni. Senza la sconfitta delle Mafie, senza la sottrazione del controllo dell’immissione sul mercato (nelle nostre strade o piazze, nei locali come nei circoli, nelle scuole come in ogni dove delle nostre città) delle droghe vecchie e nuove, non si vincerà mai questa battaglia; condannando sempre nuovi individui, nuove famiglie, a vivere il dramma delle droghe.

Il recupero, la 'riduzione del danno' di questa piaga sociale (non solo individuale), passa dal lavoro delle Comunità e degli Educatori, se manca, infatti, un rapporto di fiducia tra il tossicodipendente e l’operatore del settore, non vi sarà mai efficacia nell’azione di recupero, sarà solo un palliativo. Ancora di più vi è bisogno della lotta a quel retroterra che porta al consumo delle droghe, al passaggio da uno stupefacente all'altro: il degrado urbano, sociale e culturale.

Quando i ragazzi e le ragazze hanno come modello culturale quello di una vita facile e senza limiti, senza legge, vivono in un'altra dimensione, in cui la legalità non conta, la trasgressione si. Senza spazi di aggregazione e socialità accessibili e gratuiti, ma periferie abbandonate senza nulla, si condannano i ragazzi e le ragazze all'auto-ghettizzazione, che con l'imbarbarimento sociale, porta alle logiche del branco, del clan. E' qui, è nei luoghi dove si chiudono gli occhi a tutto questo, che gli adolescenti entrano a contatto con le droghe, entrano in quel meccanismo, nella cultura dell'impunità, che ti vede divenire corriere e trafficante per guadagnare bene o anche per vivere in una società sempre più spietata e incurante dei più deboli, dei poveri, degli invisibili.

Una seria politica di contrasto alle droghe deve vedere da un lato la lotta ferma alle mafie, il recupero dei tossicodipendenti con le Comunità e gli educatori (non con le gabbie), il risanamento del degrado urbano e la promozione della cultura e socialità pubblica, accessibile. E' necessario l'intervento del tessuto associativo e delle amministrazioni locali, quanto è centrale il ruolo delle famiglie come delle scuole. Un’azione frammentata, dove un anello della catena manca o non ha il coraggio di compiere il suo dovere, perde, come perdiamo tutti se il proibizionismo dovesse ancora affermarsi.

Occorre ridare un senso d’appartenenza ad una comunità, affermare davvero il principio che lo Stato è ciascuno di noi, e che la legalità non è nemica dei più deboli, bensì è lo strumento per proteggere i soggetti più fragili dagli abusi e dalle violenze del potente (legale o illegale che sia). La cultura della legalità, del rispetto di ciascuno, la comprensione dei limiti ed il mutuo soccorso, l’azione solidarista, verso chi è in difficoltà, o prigioniero di un ‘gioco’ più grande di lui (come può essere, appunto, la droga), significa non aver paura di denunciare i difetti ed i problemi della nostra società, delle nostre città, dei quartieri, delle nostre strade.

Grazie Don Ciotti, che ancora una volta, insieme ai tanti che come te operano in questa difficile realtà, hanno il coraggio di schierarsi per coscienza e competenza. Noi, per quello che può contare, siamo al tuo, al vostro, fianco.

p. la Casa della Legalità di Genova
Christian Abbondanza e Simonetta Castiglion






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