VALSUSA - di Livio Pepino
giudice, di Magistratura Democratica

Cuneese di origine (là dove la Langa diventa montagna), sono, da oltre trent'anni, valsusino di adozione. La Val Susa è una valle bellissima che l'uomo ha gravemente ferito: nei luoghi dove dovrebbe iniziare il traforo ferroviario (di 53 chilometri!) già corrono due strade nazionali, un'autostrada e una ferrovia, tutte destinate a restare anche in caso di realizzazione della TAV: pensate cosa vuol dire una valle (abbastanza stretta, comè, in genere, delle valli) attraversata da cinque arterie di grande percorrenza... Aggiungo: questa valle è - secondo la denuncia del coordinamento dei medici di base che vi operano - la regione d'Italia che ha la maggior concentrazione di tumori e di patologie connesse con l'amianto e l'uranio (presenti in misura significativa nelle montagne che si vorrebbero scavare). No! i valsusini (e chi, per fortuna, sta con loro) non sono né luddisti contrari al progresso né marginali disinteressati allo sviluppo e al benessere del Paese. Sono gente di campagna (nella bassa valle) e di montagna che conosce la propria terra e sa che la natura, violentata, reagisce (Beppe Fenoglio, grande scrittore di Langa, commentando l'alluvione del Tanaro degli anni quaranta, dovuta agli interventi dell'uomo, scrisse come solo un poeta può dire: "e il fiume si arrabbiò e fu peggio dei tedeschi e dei fascisti!"). Attenti, quel che la gente della valle oggi sente, sta scritto nella nostra Carta, che pone, nell'interesse generale, limiti alla proprietà privata e all'attività economica anche pubblica, ma non al diritto alla salute, che è diritto assoluto. Il benessere di molti - se anche di questo si trattasse... - non può fondarsi sulla violazione del diritto alla salute di alcuni. Non è una aspirazione politica, ma un principio di diritto, uno di quei principi che sta scritto in Costituzione ed è sottratto alla disponibilità delle maggioranze contingenti (sia detto una volta per tutte a chi si sciacqua la bocca con il termine "legalità"...). Certo, occorre accertare se davvero è in pericolo la salute (la vita) dei valsusini e dei loro figli. Ma, appunto, occorre accertarlo; e non dire, come hanno fatto sinora il governo e la regione (governata - ahimé, anche con il mio voto - dal centro sinistra): lo accerteremo, ma intanto cominciamo i lavori. Strana pretesa di dialogo quella di chi ha già deciso che l'opera si deve comunque fare e semplicemente vuole addolcire la pillola avvelenata! Il dialogo, come ha scritto Luciano Gallino in un articolo su Repubblica del 30 novembre (che consiglio a tutti), deve - se vuole essere tale - verificare anche la possibilità di "uno scenario affatto inedito, che preveda più benefici che costi per tutti gli interessati". E invece prevalgono - non solo (com'è ovvio) in Lunardi, ma anche in settori consistenti della sinistra - l'arroganza e la predicazione ossessiva di una realtà virtuale che assai poco ha a che vedere con quella vera ("l'opera serve, non è sostituibile, sarà fonte di sviluppo..."; "tra i manifestanti si sono infiltrati violenti e financo terroristi": cioè - va sans dire - esponenti di centri sociali, pur presenti a viso aperto e con tanto di striscioni...).
E' in questo contesto che si collocano le politiche di ordine pubblico del governo e i blitz notturni contro cittadini inermi. Niente di nuovo, in verità: il Pisanu di turno che, mentre le televisioni irradiano immagini di giovani e anziani manganellati da un nuguolo di poliziotti, afferma con sussiego che non vi sono state "cariche" ricorda sinistramente il portavoce della polizia che, mentre le barelle uscivano dalla Diaz, dichiarava che alcuni giovani presentavano "lesioni da ferite pregresse". Niente di nuovo.
Ma quel che non deve sfuggire - e invece sfugge, anche a sinistra - è che le "cariche" negate dal ministro Pisanu sono il segmento finale di una politica autoritaria e niope e che si fa poca strada criticando le prime senza mettere in discussione (ed anzi sostanzialmente avvallando) quest'ultima.





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